La Gesteco Cividale esulta (foto A. Rizzi)

CIVIDALE DEL FRIULI – Chi di Mian ferisce, di Mian(i) perisce. Dopo aver battuto Chieti grazie al risveglio nel finale di Fabio Mian, l’APU Old Wild West Udine cade infatti a Cividale per 67-66, nell’undicesima di andata di LNP, trafitta da un tiro libero siglato a 26.5” dalla fine dal (quasi) pari ruolo, (quasi) omonimo e corregionale Gabriele Miani.

Si può cominciare da qui per raccontare la vittoria della Gesteco di Pillastrini nel derby friulano contro l’APU di Boniciolli, una sfida che peraltro – alla luce della classifica – era quasi un big match di giornata. Un derby reso evidente non solo dai tanti friulani andati a referto (otto in tutto, nove considerando il friulano “adottivo” Pellegrino), né dalla coda di auto al rientro da Cividale a Udine dopo la partita (insolita per un mercoledì sera, segno che gli Eagles hanno parecchi tifosi anche tra gli appassionati udinesi), ma anche dall’atmosfera che si respirava in un PalaGesteco gremito. Un derby sui generis, percepito come una sfida “in famiglia” dai tifosi e che qualcuno (in particolare il presidente APU Pedone) ha cercato di sminuire, ma che era certamente molto sentito dalle dirigenze, soprattutto da quella guidata da Davide Micalich. Il quale a fine partita, battuto il record mondiale di abbracci, si sarà certo compiaciuto nel vedere la sua creatura al quinto posto in solitaria, a una sola vittoria di distanza dai cugini udinesi (agganciati da Forlì al secondo posto e nuovamente costretti a inseguire a Pistoia).

Difficile riassumere in poche righe una partita ruvida, spigolosa, contraddistinta da tante palle perse e ancor più capovolgimenti di fronte. La differenza, volendo semplificare, l’ha fatta la voglia di vincere di Cividale, a lungo tenuta in partita dagli italiani (in particolare l’MVP Rota, 18 punti, e Mouaha) a fronte di americani deficitari. Udine, al contrario, ha avuto relativamente poco dai propri ben più quotati italiani (ad eccezione di qualche guizzo di Mussini e poco altro), affidandosi prevalentemente ai propri USA. Ma le titubanze di Sherrill e gli alti e bassi di Briscoe (tradito in particolare dall’indolenza difensiva che lo carica di falli) rivelano che anche l’Old Wild West ha bisogno eccome dei suoi italiani. Magari – se i pezzi da novanta marcano visita – anche di Tommaso Fantoma, lanciato da Boniciolli nelle ultime giornate e oggi invece trascurato in panchina, o dell’acciaccato Vito Nobile. Uno che le voci estive avevano associato a Cividale e la cui abnegazione – vista la gara di stasera – si addice forse più agli Eagles che ad un’APU un po’ troppo presuntuosa e troppo poco affiatata per puntare davvero alla Serie A. Sta ora a Boniciolli e al suo staff invertire la rotta, mentre Pillastrini e i suoi, con il bombarolo Clarke già più in palla di Pepper, sperano di poter proseguire su questa rotta verso un’insperata qualificazione per i playoff.