Leonardo Marini (foto Pall. Trieste 2004)

Leonardo Marini (foto Pall. Trieste 2004)

Domenica scorsa Trieste ha sbancato il campo di Trapani, confermandosi come una delle sorprese più positive di questo primo scorcio di stagione. In questi mesi si è fatto molto parlare del ruolo degli italiani e della necessità di dare spazio ai giovani, ed in questo senso il progetto della Pallacanestro Trieste è, insieme a quello di Veroli, quello che meglio risponde ai bisogni di un movimento disperatamente bisognoso di rilanciarsi e di trovare nuovi talenti. Due squadre, non a caso, nate da budget risicati e costruite seguendo i crismi della creatività e della valorizzazione dei giovani talenti. Uno di questi è sicuramente Leonardo Marini (206 cm, 1995), lungo padovano scuola Petrarca, che ha chiuso la carriera giovanile lo scorso anno con il Montepaschi Siena. Proprio domenica Marini è stato uno dei migliori giocatori della giornata, sciorinando una prestazione da 19 punti e 7 rimbalzi, e confermandosi, dopo l’esperienza estiva con la nazionale under 20, come uno dei nomi da seguire tra i giovani lunghi italiani.

Dailybasket ha scambiato con Marini quattro chiacchiere dopo la partita di domenica, parlando della scelta di Trieste, della nazionale e del futuro.

Leonardo, la tua prestazione da 19 punti ha fatto rumore, credi che questo cambi le prospettive di questa stagione per te a Trieste?

La mia prestazione a Trapani come del resto quella di tutta la squadra ha fatto rumore, lo so. Ed è stata la mia prima di un certo livello, per cui spero la striscia continui ancora per lungo tempo!

Quest’anno dopo l’under 19 a Siena hai scelto Trieste come prima esperienza professionistica, cosa ha portato questa scelta?

Quello che mi ha portato a scegliere Trieste sono state le buone referenze ricevute da diversi allenatori e comunque vedendo un roster dall’età media molto bassa ho capito che la società punta molto sui giovani, e l’ho trovata un’ottima opportunità per la mia crescita.

Tu sei padovano di nascita ma appunto per chiudere l’esperienza giovanile hai scelto Siena, cosa ti ha dato quell’esperienza via di casa?

Beh l’esperienza fuori casa mi ha fatto crescere molto come persona e come giocatore, quando sei via di casa devi essere molto più responsabile di te stesso e di quello che fai. Siena mi ha dato tanto in tutti i sensi. 

Quest’estate hai vestito la maglia della nazionale U20 azzurra per la prima volta ad una competizione ufficiale, che sensazioni hai provato?

La sensazione che ti da vestire la maglia azzurra penso sia inspiegabile, esperienza bellissima con un grande staff tecnico che mi ha aiutato nel mio percorso di crescita tecnica e personale.

Tuo padre è un ex giocatore di pallacanestro di buon livello, che influenza ha avuto questo nella tua scelta di diventare un giocatore di pallacanestro?

Mio padre era un buon giocatore. Mi ci alleno ancora durante l’estate insieme alla sua squadra. La sua influenza ha contato tanto sulla mia scelta di cercare di diventare un giocatore di pallacanestro. Lui mi da molti consigli su movimenti e letture di gioco quindi tutt’ora mi stimola a fare il meglio.

Dove ti vedi da qui a 5 anni?

Tra cinque anni, ma spero prima, mi piacerebbe giocare nel massimo campionato. Prima però faccio un passo alla volta e mi vivo questa esperienza a Trieste che sono sicuro mi darà tanto!