Forse ci siamo.
Milano inizia a prendere il controllo del campionato, proprio quando le partite che contano s’avvicinano.
Ecco, saranno quelle a dissipare ogni dubbio sulla tenuta di questa EA7. Il banco, nei playoff, può saltare del tutto e i galloni di favorita rischiano di farsi benedire.
Ma, d’altronde, historia magistra vitae.  E l’Olimpia dovrà farne tesoro della storia, vedi serie con Trento dello scorso anno.
Ad ogni modo, in questa stagione la musica sembra diversa. Se nelle scorse settimane non volevamo sbilanciarci, adesso abbiamo qualche elemento in più per completare, quantomeno, uno schizzo d’analisi generale.
In campionato, la squadra di Pianigiani è imbattuta da sei partite, l’unico k.o. nel girone di ritorno è arrivato nel derby contro Varese.
Certo, c’è stato l’intermezzo traumatico e traumatizzante della Coppa Italia ma la squadra ha, poi, risposto bene in serie A e si è regalata qualche brodino in Eurolega.
Ma, al di là dei successi, la cosa più importante è che Milano ha tratteggiato delle gerarchie ed ha trovato quella voglia di sbucciarsi le ginocchia in difesa.
Pianigiani ha puntato tutte le sue fiches sugli uomini di maggiore personalità (Micov), affidabilità (Tarczewski, in odore di rinnovo fino al 2020) e talento (Gudaitis, con chanche di giocarsi le sue carte a Cleveland nella prossima stagione).

Andrea Cinciarini (foto Stefano Gandini 2018)

La regia di Cinciarini, inoltre, non sarà quella di Campazzo ma è servita ad arginare eccessi e scelte scriteriate offensive, scontate con spaventosi interessi in  difesa. Ma, adesso, sta rientrando Theodore e quello sarà un momento decisivo per testare se la rinnovata tempra mentale farà il paio con una difesa credibile, quasi mai avuta con l’ex Banvit in campo.
Certo, non è tutto oro quel che luccica. Goudelock, ad esempio, è ancora troppo altalenante nella confidenza con il canestro e non sta garantendo quel fabbisogno di punti preventivato. Gli va dato atto, però, di essersi calato appieno in questo rinnovato clima, nonostante le cifre. Poi è ovvio che un difensore non lo sarà mai.
La nota positiva è che il bel successo di Avellino è arrivato con Pascolo mvp, segno che, se coinvolti, anche gli azzurri di Milano possono dare molto alla causa. Aspettando Abass.
La partita contro l’EA7, restando in tema, ha certificato la crisi di Avellino.
La macchina di Sacripanti s’è inceppata sul più bello, proprio quando aveva agganciato il primo posto.
La sensazione è che la sconfitta con Cremona alla Final Eight abbia lasciato una scia di negatività che, adesso, inizia a diventare pesante anche in campionato, nonostante qualche vittoria qua e là.
Il tassametro delle sconfitte, però, continua a correre. La Scandone è arrivata a 3 k.o. nelle ultime 4 e, ora, dovrà vedersela contro una Venezia, a sua volta ferita dall’orgogliosa Pistoia, relegata da Milano al secondo posto.
Adesso la testa deve essere necessariamente rivolta al cammino europeo, assolutamente da non trascurare, ma la Sidigas deve ricompattarsi e fare appello a tutti gli effettivi arruolabili.

Pino Sacripanti (foto Stefano Gandini 2018)

E’ vero che si è fermato Ndiaye e Lawal non è nemmeno a mezzo servizio (Alberani, infatti, resta vigile sul mercato dei lunghi) ma, esclusa la premiata ditta Rich – Fesenko, gli altri stanno dando poco.
L’indiziato numero 1 è Fitipaldo, deludente da inizio anno, ma anche tutti gli altri stanno pagando un calo netto di rendimento. Possibile che si tratti di un appannamento fisico ma occorre svegliarsi in ottica post season, adesso che anche Brescia è davanti in classifica.
Chi si sta consolidando in graduatoria è una Cantù per la quale non esistono più aggettivi. La struttura societaria è tutt’altro che rinforzata, eppure tutti i guai di inizio anno sono svaniti, almeno nella testa dei giocatori e di coach Sodini, catapultato in sella in extremis ma dimostratesi abile demiurgo.
Le sue rotazioni sono ridotte all’osso ma gli americani sono di prim’ordine. Culpepper è un leader, Chappel, Thomas e Smith delle sicurezze e il nostro Burns è un leone indomabile.
Se la stagione finisse oggi la Red October sarebbe sesta e quindi qualificata ai playoff ma il margine di sicurezza è molto risicato.
A quota 24 punti c’è, infatti, c’è anche Torino, adesso fuori dalla magnifiche 8 per la classifica avulsa, e Cremona è staccata solo di una vittoria. Vedremo cosa accadrà, aspettando i recuperi di Reggio, ma questa squadra ha nelle corde il raggiungimento della post season e, una volta lì, sarà un avversario ostico per chiunque, come dimostrato già alla Final Eight contro l’Olimpia.
Chissà se i playoff vedranno protagonista anche Reggio Emilia, la cui stagione può, comunque, essere già considerata soddisfacente.
Contro Kuban si poteva fare poco ma essersi inerpicati fino alle semifinali è stata, di per se, un’impresa.
La Grissin Bon ha dato occasione a tanti ragazzi italiani come Della Valle, De Vico e Candi di confrontarsi con una pallacanestro di alto livello, peraltro figurando alla grande.
Certamente, non qualificarsi tra le prime 8 in campionato lascerebbe l’amaro in bocca, mettendo in discussione quanto di buono fatto in Europa. Menetti dovrà essere bravo a resettare tutto per dare il via ad una nuova stagione, tutta concentrata in una volata ricca di scontri diretti.
Archiviata la cavalcata europea, anche la società, con il direttore Frosini (avvicinato alla Virtus per la prossima stagione), medita uno sfoltimento nel reparto stranieri con Nevels primo indiziato a lasciare Reggio.
La magia di una Coppa, Italia non europea, sta, invece, svanendo dalle parti di Torino.

Fiat Torino – Umana Venezia (Foto Uff. Stampa Fiat Torino)

Che il capolavoro di Galbiati e soci fosse stato frutto anche dello slancio emotivo dettato dai ribaltoni in serie, lo avevamo sospettato a tempo debito. Succede che adesso è arrivata la realtà a presentare il conto.
La Fiat è un’ottima squadra, su questo non ci piove. Ma, quando il gioco si fa duro, servono coesione ed autocontrollo, non si può lasciare spazio all’improvvisazione. E, in tal senso, le incognite ci sono.
Il bravissimo Galbiati sarà chiamato, adesso, al vero battesimo di fuoco dopo la sbornia di Firenze. Il capitombolo nello scontro diretto contro Cantù è di quelli che potrebbero fare male nella testa, oltre che nella classifica, dove l’aggancio canturino, ha fatto rima anche con lo scivolamento fuori dalla zona playoff. Urge invertire il trend.
Un trend che, invece, sembra essere irreversibile per le ultime della classe, Pesaro e Capo d’Orlando.
I marchigiani, perso Dallas Moore per una lussazione alla spalla, sono corsi ai ripari firmando l’ex Ulm Taylor Braun, con una passato fugace anche gli Utah Jazz.
Non è stato, però, questo l’unico cambiamento: è arrivato, infatti, l’esonero di coach Spiro Leka.
La Victoria Libertas ha deciso di allontanare l’allenatore albanese per “responsabilizzare la squadra” (comunicato ufficiale dixit), affidandola al vice Galli, riproponendo, di fatti, la stessa operazione che aveva portato Leka in panchina. Basterà?
Mah, noi appassionati una piazza come Pesaro vorremmo vederla sempre e comunque in Serie A, dunque ci auguriamo che queste non siano le più classiche mosse della disperazione, solitamente poco proficue ed anticamera del disastro.
Attendiamo speranzosi, così come staranno facendo tutti i tifosi di Capo d’Orlando, dove l’isterismo pare aver definitivamente preso il posto della lucidità. Comprendiamo, certo, la paura generata dal crollo verticale della squadra, passata dagli altari europei alle sabbie mobili del campionato. A tenere per i capelli l’Orlandina c’è il doppio confronto favorevole contro Pesaro ma è in corso un continuo stravolgimento, poco propedeutico alla necessità di fare quadrato.
Salutato Maynor, senza troppi rimpianti, si punta, adesso, sull’ex Orzinuovi (ultima in A2) Smith, per puntellare il riparto esterni. Ma, a dire il vero, andrebbe permesso a Di Carlo di giocarsi la salvezza con qualcosa in più che qualche americano nemmeno tanto convincente (lo stesso Faust non incanta), un vecchio e solido drago come Likhodey, un buon lungo come Knox e poi una nidiata di ragazzini ancora acerbi ed inadatti a giocarsi la vita per tenere la categoria. Lo scorso anno andava tutto bene ed il terreno fertile per testare i giovani c’era, adesso si è proceduto a togliere loro il terreno da sotto i piedi confidando, forse, eccessivamente su di essi.
Pescare carte in continuazione dal mazzo, dopo averlo rimescolato all’impazzata, è un pratica pericolosissima se si cerca di dimenarsi per evitare il fuoco della retrocessione.

Pozzecco si rimette in pista alla Fortitudo (foto di Claudio Devizzi)

Chi, al contrario, vuole a tutti i costi la promozione in serie A, è la Fortitudo Bologna.
L’Aquila ha, però, da qualche settimana chiuso le ali, con tre sconfitte consecutive che sono costate la vetta della classifica a vantaggio di Trieste.
Una corsa che sembrava essersi arrestata sul più bello e che, ora, dovrà riprendere con un nuovo condottiero.
Non ci sarà più in panchina Matteo Boniciolli, l’artefice della risalita, che si è dovuto arrendere ai problemi di salute, facendo un definitivo passo indietro per rimettersi in sesto. Da parte di tutti noi va a lui un grosso in bocca al lupo.
Per non rinunciare al sogno promozione, Pavani non si è risparmiato nelle ricerche.
Prima c’è stato un sondaggio con il grande ex Jasmin Repesa, che ha dato un disponibilità di massima nonostante abbia gli ultimi mesi di contratto con Milano. Poi, però, la società ha voluto pescare in maniera ancora più emozionale dall’album dei ricordi.
Ed ecco, allora, che a guidare la Effe sarà nientepocodimenoche Gianmarco Pozzecco! Wow il Poz a Bologna!
Un’operazione da infiammare i cuori, sulla falsariga Gattuso/Milan, che a Bologna sperano sia la carta vincente per agganciare, finalmente, la serie A. Pozzecco, ci ha messo un attimo a dire si, accantonando anche la prospettiva di accomodarsi sulla panca di Sassari il prossimo anno. Al cuor non si comanda.
Per tutti noi è una gioia immensa rivedere il Poz nel giro e ci auguriamo che il suo ritorno su una panchina italiana (e che panchina!), dopo l’apprendistato alla corte di Mrsic a Zagabria, ci regali un coach tanto innovativo e visionario quanto lo è stato il Pozzecco giocatore.
Però, con tutta la stima e l’affetto immenso per la persona e il personaggio, occorreranno anche l’equilibrio e le stimmate da coach maturo per condurre la barca in porto, laddove si è trionfato da giocatori.
La squadra è la migliore del campionato e di esperienza ne ha da vedere, toccherà alla Mosca Atomica farla ronzare a dovere nelle orecchie degli avversari.

 

Jacopo Romeo