Paulius Sorokas (Foto di Maurizio Dalla Zuanna)

Destino e sacrifici. Quella voglia di non sentirsi mai arrivati, di lavorare duramente ogni giorno, fa capolino subito sul viso di Paulius, che parla in un ottimo italiano (in Italia dal 2014, ndr). “La scelta di venire in Italia è stata molto importante, seppur complicata sotto tutti i punti di vista. Volevo dimostrare a tutti di saper giocare, anche perché in Lituania non avevo più spazio. Ero particolarmente arrabbiato: a 21 anni il mio unico pensiero era quello di poter dimostrare il mio valore sul parquet”.

Ed ecco il primo segno del destino: la sorella, Indre (che gioca a pallavolo), ritorna in Italia (dove era arrivata a Montesilvano in B2 nel 2003) dopo due anni trascorsi in Azerbaigian e Giappone. E viene ingaggiata proprio dalla River Volley Piacenza.È grazie a lei se io sono arrivato in Italia. Indre ha chiamato il presidente di Piacenza, che intanto era stata appena ripescata in A2 Silver, e l’ha convinto a concedermi un provino. Io mi sono allenato duramente tutta l’estate, ho superato il test e sono stato ingaggiato”.

Lontano dalla Lituania, affrontando abitudini, cultura e una lingua completamente diverse: Indre è stata per Paulius un’ancora di salvezza anche fuori dal parquet:Mi ha salvato: era tutto nuovo per me, ma sapevo di poter contare sempre di lei. Per qualsiasi consiglio, in ogni momento della giornata, lei c’era”.

(credits Lega Nazionale Pallacanestro)

L’esperienza piacentina di Paulius va molto bene e arriva un’altra chiamata importante: è quella di Treviglio e di coach Vertemati: “Non posso smettere di ringraziarlo ancora oggi. Il giorno dopo la fine del campionato con Piacenza, Vertemati mi ha chiamato – “Se non hai paura di allenarti duramente e di prenderti un po’ di urla, possiamo fare un bel percorso insieme.” Io non ci ho pensato un attimo, anche perché mi è stato offerto un biennale perfetto per il mio percorso di crescita. Stavo proprio cercando un allenatore che potesse aiutarmi a migliorare con un lavoro individuale quotidiano e coach Vertemati è sempre stato disponibile nei miei confronti. Il suo modo di motivare e di spingerti ti porta a dare sempre più del 100%”.

Due anni a Treviglio e poi arriva Tortona, un altro segno del destino: al primo colpo la Coppa Italia, in cui Sorokas ha collezionato medie da Mvp con 17 punti, 7,3 rimbalzi, 3,6 assist e 23 di valutazione in tre partite:È stato un weekend da non dimenticare indubbiamente. Il quarto posto necessario per qualificarsi l’abbiamo raggiunto solo all’ultimo respiro contro Siena. Siamo andati a Jesi pensando solo a Trieste. L’obiettivo era quello di affrontare la competizione partita dopo partita, ma si respirava grande fiducia nello spogliatoio, che si stava cementando sempre di più”.

Per Sorokas due anni a Treviglio, prima dell’arrivo a Tortona (foto di Danilo Scaccabarossi)

Venticinque punti di scarto ad una delle favorite per salire in Serie A, Trieste, non capitano certo per caso: “Nessuno voleva dirlo ad alta voce, ma ci credevamo. Vincere così nettamente contro Trieste ci ha dato una grande iniezione di fiducia e non ha fatto altro che aumentare la nostra consapevolezza. Tutti in squadra, anche quelli che giocano di meno, hanno dato un grande apporto”.

In semifinale altri 95 punti segnati a Biella: Tortona va in finale contro Ravenna: c’era un po’ di pressione? Da parte mia assolutamente no. Siamo arrivati in finale con il fuoco negli occhi e non abbiamo immaginato nemmeno per un secondo di poter perdere. La conferma che non sentivamo nessun tipo di pressione è evidente dal modo in cui abbiamo affrontato il primo tempo (chiuso 49-26, ndr)”.

Il primo trofeo per te in Italia e anche nella storia di Tortona, qualcosa di indimenticabile:Non sai dove correre, cosa fare, chi ringraziare. Solamente due giorni dopo, seduto davanti ad un cappuccino, ho realizzato: da dove sono partito, il destino che mi ha portato in Italia, quello che avevo fatto. È il primo titolo nella mia carriera da professionista, sono al settimo cielo”.

(credits Lega Nazionale Pallacanestro)

Ti senti uno dei leader di Tortona adesso?In realtà no. Guardando un po’ le partite, ci sono vari giocatori che diventano protagonisti in diversi momenti del match. Il coach è la nostra guida: è lui che ci carica prima di entrare in campo. Qui non c’è un unico leader: ci sono 4-5 giocatori che si prendono la squadra sulle spalle, ma non potrebbero fare nulla senza la spinta degli altri cinque. Siamo tutti importanti”.

Dopo la grande impresa in Coppa Italia, adesso è arrivato il momento di pensare al finale di campionato, cullando un altro sogno: “Più vinci, più aumenta l’appetito, si dice così in Italia, no? (ride, ndr). Non dobbiamo montarci la testa, però. La Coppa Italia ci ha dato una grande spinta, tanta fiducia, ma dobbiamo essere intelligenti: adesso i nostri avversari ci conoscono di più e sanno cosa aspettarsi”.

Effettivamente, dopo l’exploit di Jesi, il rischio di un calo mentale c’era, ma la vittoria contro Legnano ha messo le cose in chiaro: Tortona sarà un osso duro fino alla fine: Sarà un finale di stagione difficile, ma la vittoria contro Legnano ha dimostrato quanto abbiamo lavorato per mantenere alta la concentrazione. Coach Pansa ha fatto un discorso motivazionale negli spogliatoi importante: non possiamo rilassarci mai e dare il 100% lavorando come abbiamo fatto prima della Coppa Italia”.

Sorokas è stato tra i grandi protagonisti della vittoria in Coppa Italia (Coppa Italia LNP 2018-fonte Lega Nazionale Pallacanestro, Ciamillo-Castoria)

Rimanere sul pezzo probabilmente è più facile per chi come Paulius si è guadagnato tutto con sudore e sacrificio: otto anni fa partecipava ad una gara delle schiacciate giovanile in Lituania, senza sapere cosa il futuro avesse in serbo per lui. L’avevi vinta vero?Sì sì (ride divertito, ndr)”. Quanto sei cambiato ripensando a quei momenti, sia come giocatore che come persona?Totalmente. Lì ero solo un ragazzino, senza sapere cosa potesse succedere in futuro. I cambiamenti più importanti sono avvenuti a livello personale. Andando via dal mio paese, sono cresciuto umanamente proprio dal confronto con una cultura diversa rispetto alla mia. Adesso so stare da solo, cucinare qualcosa, sistemare la casa (sorride, ndr). Questa nuova esperienza di vita mi ha dato ancora più motivazioni per poi fare bene sul parquet”.

Te l’aspettavi di arrivare fino a qui?Non avrei mai pensato che andasse così bene. Se qualcuno mi avesse descritto otto anni fa il mio futuro nella pallacanestro fino ad ora, ci avrei messo la firma, assolutamente”.

Uno dei punti di forza di Paulius è quello di conoscere i propri limiti e lavorare duramente per migliorare: “Devo fare meglio sotto ogni aspetto. Prima di arrivare a Tortona cercavo una squadra con un coach disponibile a fare tanto lavoro individuale, come a Treviglio. Ho trovato coach Pansa che è sempre presente per me e ne sono molto felice. Sto lavorando sulla posizione a rimbalzo, atleticamente, ma anche sul tiro da fuori. Adesso che sono aumentato di peso, posso diventare un giocatore a due dimensioni, una minaccia fuori e dentro l’area. Non dimentico mai la difesa, ovviamente”.

Poi parli di Zalgiris e gli occhi di Paulius si illuminano: “Non mi perdo una partita– Jasikevicius sta facendo un grande lavoro, vero? “Sicuramente, ma è un percorso che va avanti da tre anni. Non è una sorpresa, guardate come giocano. È una squadra preparata, sono tra i migliori. Si nota subito il grande lavoro che fanno in allenamento: come vogliono attaccare, quali sono i loro obiettivi durante il match e su cosa devono focalizzarsi. Da vedere sono molto belli, non c’è un giocatore che emerge su tutti, a parte forse Pangos che sta facendo una stagione straordinaria”. Il pensiero corre alla sua esperienza: Io ci ho giocato nelle giovanili e posso solo ringraziarli. È una società al livello top sotto ogni aspetto, hanno una struttura incredibile: lì puoi concentrarti solo sul basket, perché a tutto il resto ci pensano loro”. Paulius non si tira indietro quando si tratta di fare un pronostico su chi vincerà l’Eurolega: “Zalgiris, speriamo!”.

(credits Lega Nazionale Pallacanestro)

Stombergas, Lavrinovic, Zukauskas: grandi ex dello Zalgiris che hanno avuto una notevole carriera in Europa e sono passati anche in Italia. Sono un esempio?Ho giocato con Zukauskas, Stombergas mi ha allenato per quattro mesi e Lavrinovic è un’istituzione in Lituania. Sono grandi persone e giocatori fortissimi, sono una fonte di ispirazione, ma io voglio essere solo Sorokas. Cerco di “rubare” qualcosa da ognuno di loro, guardo tanti video”.

Vorresti competere per vincere la Serie A? O il sogno è giocare in EuroLeague con lo Zalgiris?Come professionista vuoi raggiungere sempre il livello più alto possibile. Se ci fosse l’opportunità di giocare nella città in cui sei nato e dove hai trascorso buona parte della tua vita, sarebbe ovviamente un sogno. Bisogna fare un passo alla volta. Io ci credo, ma a voce bassa e voglio vedere giorno dopo giorno dove posso arrivare.

Valanciunas a Toronto e Sabonis a Indiana, chi è il prossimo lituano che va in Nba? “Paulius Sorokas, è chiaro!”.

Non ci potevamo attendere una risposta diversa, effettivamente.

(Si ringraziano per la disponibilità Paulius Sorokas e la società Derthona Basket.)


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