Cagnazzo timeout (foto Pasquale Cotugno)

(a cura di Riccardo Sabadini)

Ci sono una squadra e un allenatore che stanno scrivendo una storia bellissima all’interno di questo splendido campionato di A2: sto parlando della Termoforgia Jesi e del suo condottiero Damiano Cagnazzo, capaci di sopperire ad infortuni, assenze e di centrare, sulla sirena con la tripla di Luca Fontecchio, una vittoria fondamentale in ottica playoff sul parquet del PalaBam di Mantova.

Siamo scesi in campo – racconta il coach marchigiano – facendo semplicemente quello che ci eravamo prefissi di fare, giocare a pallacanestro senza trovare alibi o giustificazioni per i problemi in cui siamo incappati: il resto è farina del sacco dei giocatori che sono stati bravi a dare il massimo e a centrare un successo davvero insperato“.

A chi sono da ascrivere i meriti per i vostri risultati di questa stagione?

Il nostro è uno sport di squadra ed i meriti vanno condivisi tra tutte le parti in causa: la società, che ci ha sempre consentito di poter lavorare dandoci fiducia anche nei momenti di massima difficoltà, lo staff tecnico che cerca di tirare fuori il meglio da un gruppo di giocatori, eccezionali per disponibilità e per la capacità di non cercare mai scorciatoie o alibi ma vogliosi di lavorare in palestra per migliorarsi“.

Marues Green (foto G.Esposto=

La squadra ha cambiato passo da quando Green ha sostituito Ken Brown.

Marques è un giocatore straordinario: fa sembrare normali anche i momenti difficili, quando le cose non riescono e magari in precedenza andavamo in crisi. D’altronde non lo impariamo oggi, lo racconta la carriera di un giocatore che ha fatto della leadership, dell’esperienza e del carisma il suo marchio di fabbrica. Il suo arrivo ci ha cambiato pelle, ha ridato fiducia a tutti e in questo senso il passaggio che ha portato al canestro di Fontecchio di domenica ne è un po’ l’emblema: un altro giocatore magari avrebbe voluto risolvere in solitaria l’ultimo possesso invece lui ha visto Luca libero e lo ha servito facendo la cosa giusta“.

Per il secondo anno consecutivo ti trovi a lavorare con un roster corto, cosa cambia nel quotidiano?

La scelta di un roster corto è dettata da un budget non elevatissimo, in linea con la filosofia di non fare mai il passo più lungo della gamba; la nostra volontà è quella di prendere un nucleo di giocatori più forti possibili, rinunciando magari ad un giocatore. E’ vero che questa scelta durante l’anno può causare emergenze in concomitanza con infortuni, comportando un abbassamento del livello di intensità degli allenamenti ma per sopperire a questo abbiamo inserito nel roster tanti giovani, sempre in campo sin dal primo giorno di preparazione: siamo disposti ad accettare i loro errori per vederli crescere e renderli utili nel corso dell’anno“.

Kenny Hasbrouck (foto G. Esposto)

L’obiettivo playoff, dopo le cinque vittorie nelle ultime sette gare, non è così peregrino.

Il nostro obiettivo stagionale era quello di centrare prima possibile la salvezza e siamo riusciti ad ottenerlo con sette giornate ancora da disputare: la fortuna ha voluto che la lotta play-off fosse ancora aperta e noi ci proveremo, ragionando una gara alla volta, a cominciare da quella in casa con Roseto di domenica; sarà fondamentale cercare di mantenere il fattore campo e centrare magari un qualche colpo esterno, in questo senso la gara di domenica ci ha dato grande fiducia“.

Parliamo di te: nato a Macerata, ormai hai l’Aurora tatuata sul petto, visto che sei nella terra del Verdicchio da tantissimo tempo, lavorando con grandi coach.

Sono a Jesi da quasi dieci anni e da ognuno dei coach con cui ho avuto il piacere di lavorare ho cercato di assorbire sia dal punto di vista professionale che dal punto di vista umano. Con Cioppi ho capito cosa significa fare l’allenatore professionista, lavorare all’interno di uno staff tecnico e relazionarsi in modo professionale ai giocatori, con Piero Coen invece si è costruito subito un rapporto speciale. Da lui ho appreso tantissimo dal punto di vista tattico e dell’etica del lavoro quotidiano in palestra, non a caso è soprannominato “il Martello“. Con Lasi ho condiviso i due anni più complessi anche dal punto di vista societario ed ho apprezzato come abbia gestito, con la sua grande esperienza, i rapporti umani e spogliatoi non facilissimi“.

Potrebbero in estate arrivare sirene, visto l’ottimo lavoro svolto..

Credo di avere fatto, fino a questo momento, un percorso corretto e coerente, che mi ha visto crescere secondo la politica dei piccoli passi, anno dopo anno; ovviamente chi fa questo lavoro ambisce ad arrivare ai massimi livelli e a durare il più lungo possibile, per cui sono aperto a tutte le possibilità, anche se credo che la strada giusta sia quella di rispettare i tempi e fare le cose con calma“.

Qual è il giocatore più forte che hai allenato?

Mi reputo molto fortunato perché da Jesi sono passati tanti giocatori molto forti ma quello che mi ha lasciato di più è senza ombra di dubbio Mason Rocca: aveva probabilmente mezzi tecnici ed atletici da serie C ma aveva un’intelligenza, un modo di rapportarsi agli altri e una capacità di trascinare il gruppo che lo hanno portato a diventare un esempio per tutti raggiungendo palcoscenici di assoluto livello come l’EuroLeague e la Nazionale oltre ad essere il capitano dell’Olimpia Milano“.

E adesso? Chi è la tua stella?

Adesso? Adesso scelgo la squadra, il gruppo. Il motivo è semplice: se indicassi qualcuno toglierei dei meriti ad altri e non sarebbe giusto perché quello che stiamo facendo è il risultato dello sforzo di tutti, ognuno da quello che può ma sopratutto nessuno fa un passo indietro“.


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