1° luglio. Aleksandar Nikolic Arena. Mancano 3.25 minuti all’intervallo. Il portoricano Jorge Bryan Diaz segna il canestro del 42-25 per i suoi. I fantasmi del Mondiale cinese cominciano a farsi largo nei pensieri dei tifosi Azzurri, pietrificati da un inizio tanto brutto da non sembrare vero.
Il -20 di fine primo tempo a Wuhan (luogo poi divenuto tristemente famoso…), sempre contro il Portorico, ha segnato forse uno dei momenti peggiori della gestione Sacchetti: già eliminati due giorni prima dalla Spagna, gli Azzurri rischiano un clamoroso tracollo prima di riprendersi e salvare vittoria e faccia dopo un supplementare.

La storia, a Belgrado, sembra ripetersi in maniera beffarda. È vero, l’Italia è li per essere la vittima da sacrificare sull’altare degli imbattibili serbi, ma nessuno ha mai pensato che gli Azzurri potessero non partecipare almeno alla finale. Sul -17, qualche dubbio è lecito averlo, anche perché la squadra così com’è, si è radunata solo 9 giorni prima e senza nemmeno poter disputare un’amichevole di preparazione, visto che l’incontro con il Venezuela è saltato per alcune positività al COVID-19 tra le fila dei sudamericani. I “nuovi” sono tanti e non è semplice trovare le giuste alchimie senza giocare: Abass, Fontecchio, Moraschini, Pajola, Ricci e Tessitori: sei giocatori su 12. Mezza squadra.

Non bastasse, anche il Senegal è costretto al ritiro per casi COVID-19. Per l’Italia l’esordio slitta al primo luglio e i giorni senza partite diventano 10. L’ultima è la sconfitta in Germania contro i padroni di casa. In queste condizioni avviene l’esordio al Preolimpico.

Torniamo all’Arena di Belgrado. Il Portorico ha in mano la partita ma proprio in quel momento, la perde. Perché proprio in quel momento l’Italia trova sé stessa e capisce di avere molto da dare e da dire. Polonara, Tessitori, Fontecchio e Tonut vanno in lunetta e producono un 8/8. Un parzialino di 8-0 che scuote la squadra, ricuce il punteggio e lancia l’Italia verso il 90-83 finale. È l’inizio di un percorso che si concluderà solo il 3 agosto a Tokyo, a due minuti e mezzo da una semifinale olimpica.

E la cosa bella è che questo sembra proprio essere un punto di partenza e non di arrivo.


Ufficio stampa FIP