L’immagine di Tony Parker sulle tribune della Stozice mentre bacia la sua nuova ragazza Axelle Francine dopo il trionfo può essere considerata il simbolo di questa Francia campione d’Europa 2013. L’algida alterigia tipica dei transalpini ha lasciato spazio ad un volto più umano durante questi 18 giorni in Slovenia, con il gruppo di Collet a conquistare un consenso unanime ed un’insolita simpatia. Questo successo è la consacrazione della generazione d’oro dell’INSEP, quella dei nati tra il 1981 ed il 1982, di Tony Parker, Boris Diaw e Florent Pietrus che riescono a salire sul trono europeo dopo aver fatto collezione di medaglie giovanili. In particolar modo per Parker suona come una liberazione, dopo un decennio speso con la nazionale senza praticamente mai marcar visita, trascinando più volte la carretta, arriva finalmente l’alloro continentale tanto desiderato, con tanto di titolo di MVP. In una competizione che latitava di grandi nomi a trionfare è stato proprio il team che poteva vantare tra le proprie fila il talento più brillante, coadiuvato nei momenti decisivi dai fidi scudieri Batum e Diaw.
La Francia ha vinto dominando fisicamente, nonostante una partenza in sordina complici le difficoltà in attacco di Batum e Diaw, che hanno faticato non poco nella prima fase, probabilmente anche a causa dell’ impianto offensivo rivedibile messo in piedi da Collet. Ajinca e Petro, pur con tutti i limiti tecnici del caso hanno fornito un impatto fisico inarrivabile per qualsiasi altra squadra presente in Slovenia, con Parker a fare pentole e coperchi nella metà campo offensiva. Il capolavoro della semifinale con la Spagna varrebbe una carriera, 32 punti e una prestazione totale, perfetta legge del contrappasso a vendicare la bruciante sconfitta subita nella finale del 2011. Contro la Lituania poi sono stati i fidi scudieri a salire di tono, per portare la Francia alla prima vittoria assoluta in un europeo.
La finalista ha capitolato con il calo di Linas Kleiza, che per lunghi tratti del primo tempo era stato incontenibile. La squadra di Kazlauskas ha pagato le difficoltà di Kalnietis, per lunghi tratti dell’europeo incontenibile, a gestire attacchi a difesa schierata, in una gara dove non ha potuto far valere la sua prepotenza atletica contro avversari più alti e grossi della media. Per il coach una nota di demerito anche per la gestione di Valanciunas, costretto a giocare una pallacanestro non consona al suo stile di gioco, che ne ha oscurato e limitato l’enorme potenziale. Altro allenatore sulla graticola sicuramente lo spagnolo Orenga, che ha vacillato tremendamente nei finali serrati, dimostrando di non essere ancora pronto per guidare una nazionale di questo livello nella massima espressione cestistica continentale. Ciononostante la FEB ha appena riconfermato il coach ex Estudiantes anche per i prossimi mondiali casalinghi del 2014, dove la pressione per il risultato sarà ancora più pressante. La Spagna porta comunque a casa un bronzo, parzialmente giustificabile dalle assenze patite quest’estate.
Per due allenatori che non hanno brillato una nota di merito va sicuramente a Mike Fratello, che anche a spese della nostra nazionale ha guidato l’Ucraina ad uno storico sesto posto con relativa qualificazione al mondiale. Il legame tra il coach americano e Sergey Volkov, leggenda del basket ucraino e presidente della federazione ha portato ad un sodalizio vincente, che pone delle ottime basi per l’europeo del 2015, dove l’Ucraina sarà padrona di casa.
Sensazioni agrodolci invece per Croazia e Slovenia, finite ai margini del podio. Per i primi comunque la soddisfazione di essere ritornati tra le prime quattro squadre d’Europa dopo quasi vent’anni, trascinati dal talento del prossimo NBA Bojan Bogdanovic, e con il lancio tra i senior del giovane talento di Saric. I padroni di casa, che il pubblico ha ringraziato come eroi (“Hvala Junaki”) sono sbattuti proprio contro i futuri campioni d’Europa della Francia ai quarti di finale, ma hanno garantito spettacolo ed emozioni, onorando fino all’ultimo la manifestazione e strappando il pass mondiale. Pass conquistato anche dalla Serbia di Ivkovic, dimessosi ieri dalla panchina della nazionale alla luce delle 70 primavere, che ha guidato un gruppo molto giovane e per forza di cose discontinuo. Note positive comunque dal giovanissimo playmaker Micic, chiamato al posto del convalescente Teodosic, e dal prossimo giocatore dei Warriors Nemanja Nedovic, che per atletismo ed esplosività, oltre che per stile di gioco esula dal classico stereotipo del giocatore serbo.
Tempo di bilanci anche per la nostra nazionale, che conclude in maniera amara l’europeo dopo aver fatto sognare milioni di appassionati nelle prime fasi del torneo, restando attaccata alla speranza di ottenere una wild card per il prossimo mondiale, di cui la federazione farà richiesta stando alle parole del presidente Petrucci. Speranza peraltro flebile, visto che delle 4 wild card 3 sembrano di fatto già assegnate alla Cina (bacino di utenza sterminato e potenza economica), al Brasile (Rio 2016 alle porte e team talentuoso), alla Turchia (il nome Beko può bastare). Quindi l’Italia verosimilmente si giocherà l’ultimo posto disponibile con Russia, Grecia e Canada, che per motivi diversi presentano credenziali superiori alle nostre.
Nonostante tutto comunque il risultato della nostra spedizione è ampiamente positivo, stante le condizioni di emergenza in cui il gruppo si è trovato a giocare, con il ritiro azzurro ad assumere le sembianze di un sanatorio. L’Eurobasket 2013 si chiude per l’Italia con il lancio su una dimensione internazionale di giocatori sconosciuti al grande pubblico come Cinciarini, Cusin e parzialmente Aradori, con la conferma definitiva di Datome al ruolo di stella di dimensioni continentali e l’avvenuta maturazione del cavallo imbizzarrito Belinelli. Ma soprattutto l’Italia si è scoperto movimento più in salute del preventivato, assistendo piacevolmente all’esplosione definitiva di Alessandro Gentile, destinato ad un ruolo di dominatore in Europa nei prossimi anni.
Buona parte di questo merito va attribuita a Simone Pianigiani, abilissimo nel creare un gruppo solidissimo ed unito, oltre che un sistema di gioco offensivo e difensivo di alto livello. Al coach senese si possono contestare le difficoltà di adattamento quando gli avversari ci hanno preso le misure, e forse una certa ostinazione nella scelta di mantenere il proprio credo tattico. Tuttavia citando il celebre monologo finale del film The Big Kahuna: “Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso, ma non rimproverarti neanche, le tue scelte sono scommesse. Come quelle di chiunque altro.”
Si chiude il sipario in Slovenia, che ha garantito con il comitato organizzatore locale un’accoglienza impeccabile e calorosa, come il connubio tra l’Europa mitteleuropea e balcanica che caratterizza la popolazione dello stato verde. Qualche ombra invece su FIBA Europe, a partire da una politica di gestione degli accrediti stampa rivedibile, o le code chilometriche nelle partite di cartello ai botteghini per il ritiro dei biglietti, che hanno creato diversi disagi agli spettatori. Non ultimo il teatrino relativo ai cambiamenti di orario delle partite, che hanno quasi causato un incidente diplomatico nella seconda fase. Promossi a pieni voti invece i volontari arrivati da tutta Europa, che hanno parzialmente compensato alcune carenze organizzative della federazione, grazie al loro carico di entusiasmo e cortesia hanno spesso aiutato addetti ai lavori e semplici spettatori a gestire situazioni potenzialmente di grande disagio.
Alla luce di questo sembra doveroso quindi un “Hvala Slovenija” e “bachyty Vas v Ukraïni 2015”.