Ho deciso che da quando è iniziata la seconda fase degli Europei cercherò di essere più accomodante con la coppia di telecronisti Rai che devono commentare le partite. Specie a coach Michelini che mi pare crescere di gara in gara. Sospetto da presuntuoso quale sono: vuoi vedere che qualche critica espressa dal sottoscritto magari l’ha trovato d’accordo ed essendo una persona intelligente ci ha riflettuto sopra?

Eduardo Lubrano

Eduardo Lubrano

Allora sono diventato più buono? No, perché Fanelli ha sulla coscienza delle cose al limite del ridicolo, ma è anche vero che i due da mercoledì 11 settembre hanno certamente meno responsabilità. Perché questa volta il problema, è dell’azienda madre. La Rai. Ma dico io, viale Mazzini ha comprato i diritti per tutte le partite della seconda fase. Che fino ai quarti saranno tre al giorno, 14.30, 17.45 e 21.00.
Ebbene cosa hanno deciso gli scienziati dirigenti della Rai? Che a commentarle saranno sempre Fanelli-Michelini. Allora le ipotesi sono diverse.
La prima: nell’ambito della spending review di cui tutti ormai si riempiono la bocca ed interi fogli di nuovi programmi gli hanno detto “Ragazzi non ci sono soldi per altri inviati fate voi”.
La seconda: hanno intenzione di farli fuori e seguendo un antico detto latino “promoveatur ut amoveatur” gli hanno fatto credere che fare tre telecronache al giorno fosse una promozione per poi dargli il ben servito alla fine con la scusa che sono andati male. E sfido chiunque ad andare bene per tre giorni di seguito con tre telecronache dalle due alle 10 e trenta di sera! Neanche la mitica coppia Tommasi-Clerici di cui ho avuto l’onore e la fortuna di fare spesso la riserva audio a Tele più ha mai commentato più di un incontro al giorno.
Magari di quattro ore, ma un incontro.
Perché una telecronaca non è dire “Tizio passa e Cajo che va dento scarica a Sempronio che fa canestro”. E’ un lavoro durissimo la cui parte più difficile risiede nella preparazione, nella ricerca, nello studio, nella documentazione, nell’analisi di come giocano le due squadre, i vari giocatori, nel parlare con gli staff tecnici per farsi raccontare cosa intendono fare e come, con i giocatori per farsi dire come stanno e che sensazioni hanno. Se si riesce e si ha il tempo di fare tutto ciò, il più è fatto. Poi bisogna trovare la concentrazione per raccontare sei squadre diverse in così poco tempo. Una follia totale. Negli anni nei quali Telepiù poi Sky trasmetteva le Final Four di Eurolega, Flavio Tranquillo ed un commentatore tecnico facevano una semifinale e Paola Ellisse ed un altro commentatore facevano l’altra. Anche per non annoiare i telespettatori, al di là della bellezza o piacevolezza della voce di chi parla.
La terza ipotesi, che è quella per la quale propendo decisamente, è che tutto sia avvenuto casualmente. Qualcuno a Roma chissà come si è accorto che da ieri le partite si sarebbero giocate tutte nella capitale slovena ed ha pensato “Ah ma allora è fatta, Maurizio e Stefano sono già lì per l’Italia facciamogli fare anche il resto no?” E tutti a dire sì, che bella idea!
In conclusione perché l’azienda Rai si comporta in questo modo? Non ci sono i soldi? Bene le altre telecronache si fanno “da tubo” cioè da uno studio a Roma, con un altro giornalista ed un altro commentatore tecnico di livello (Bianchini? Bonora? Solo per fare due nomi importanti che vivono a Roma) o da Milano (Pittis? Pessina?) così Fanelli e Michelini avrebbero il tempo di arrivare alla partita della sera, quella delle 21 nel modo migliore.
Tutto questo detto se Fanelli evitasse di chiamare Sergio Llull, “Sergio Giul”, o se evitasse di dire sempre “Iron Mike” per intendere Michail Bramos della Grecia, o “XRay” per Xavier Ray della Spagna sarebbe meglio. Ah poi se proprio vuole citare il soprannome dell’allenatore della Lettonia, Bagatskis che era “The Rifle” il fucile per la sua precisione al tiro quando giocava, lo dicesse bene. La pronuncia inglese è “raifl” e non “rifle” come è scritto.

Comunque se andremo avanti così con tre telecronache al giorno fino al 16 settembre, in bocca al lupo a Maurizio e Stefano. Sinceramente.

EDUARDO LUBRANO