EUROITALIA, PERCHE’ SORRIDERE E PERCHE’ NO

LUBIANA. Alla fine non ne avevamo più e siamo tornati a casa a mani desolatamente vuote. Sarebbe ingiusto però dire che l’Europeo azzurro è stata una delusione, sarebbe poco onesto viste le imprese giustamente incensate di Capodistria. Intanto al Mondiale non ci andremo (salvo wild card), potrebbe obiettare qualcuno: la missione di una squadra nazionale però deve andare anche oltre i risultati. Ovviamente di aspetti negativi ce ne sono parecchi ma sarebbe sbagliato e poco produttivo dimenticarsi delle cose buone e utili che questa nazionale ci ha regalato.

Geri De Rosa

Geri De Rosa

I motivi per sorridere:

senza Gallinari, Bargnani, Hackett, Mancinelli e Gigli siamo nelle prime otto d’Europa, saremmo stati nelle prime sei, probabilmente, se, dopo il quarto di finale con la Lituania e prima della partita contro l’Ucraina, i ragazzi avessero potuto dormire un po’ di più. Ovviamente la classifica dice che siamo ottavi (ed è quello che conta); il buon senso, però, suggerisce che potremmo anche valere di più;

fino a fine agosto, in Europa, pochi conoscevano Cinciarini, Aradori, Gentile, Cusin, Melli; oggi tutti sanno chi sono, tutti conoscono il loro valore e le loro potenzialità. Per loro e per i loro compagni è stata una impagabile iniezione di autostima che, alla prossima occasione, farà molto bene anche alla nostra nazionale;

Dejan Bodiroga, Boscia Tanjevic, Mike Fratello, Dusan Ivkovic, Fotis Katsikaris: sono solo alcuni dei tanti che hanno ricoperto di complimenti la nostra squadra, per la qualità del gioco, del gruppo e dell’efficacia. Per non parlare dell’opinione dei vari critici stranieri raccolti in sala stampa. Da anni la nostra nazionale non era così apprezzata all’estero, un risultato prestigioso anche se non porta medaglie;

Detto questo siamo fuori dai Mondiali e ce ne siamo tornati a casa a mani vuote: va da sé che di motivi per non sorridere ce ne sono tanti, andando anche oltre il puro risultato:

la sfortuna, che ha tolto a Pianigiani tanti elementi chiave, ha scoperchiato quello che molti hanno provato a nascondere: il fatto che abbiamo quattro giocatori in NBA non significa che il nostro movimento è in salute. Bargnani, Belinelli, Gallinari, Datome non li ha prodotti un progetto serio ma piuttosto il caso: sono una bella patina dorata che copre un vuoto preoccupante. Sarebbe il caso di prenderne atto, di non fare finta di niente come già successo e lavorarci sopra;

– da anni non produciamo lunghi di livello. Marco Cusin è stato fantastico, questo Europeo gli ha regalato finalmente una statura internazionale. Tolto lui, però, in assenza di Bargnani e Gigli, chi c’è? Contro Krstic, Kravtsov, Valanciunas, Marc Gasol, Tomic, Begic, Bourousis e Erden ce la siamo dovuta cavare, Cusin a parte, solo con Melli. Abbiamo dovuto anche chiedere ad un playmaker di giocare ala forte. E purtroppo andrà avanti così per un po’ di anni visto che a livello giovanile siamo i più bassi di tutti. Sarà importante che chi di dovere, il CT, il suo staff ma anche la Federazione, si faccia qualche domanda e lavori per porre rimedio, almeno a lungo termine;

in Nazionale c’è carenza di leadership: nel campionato scorso, fra gli azzurri, solo Cinciarini, Datome e in parte Gentile ne hanno avuta nei loro club. E fra essi il solo Cincia è stato investito di questo ruolo dal proprio coach, gli altri due se la sono fatta dare dai compagni. I giocatori italiani, però, non sono abituati a prendersela e i loro allenatori non sono abituati a dargliela: se entrambe le parti accetteranno la loro fetta di colpa forse cominceremo a costruire qualcosa.

– fra i nostri dodici, solo Belinelli, Datome, Gentile e Aradori avevano, prima dell’Europeo, già provato il livello fisico del basket FIBA e di Eurolega. In Italia si fischia troppo e poco conta stabilire se i nostri arbitri siano migliori o peggiori. Semplicemente si fischia in modo diverso e i nostri giocatori, in Nazionale ma anche nelle Coppe, fanno fatica ad adeguarsi.

Insomma: l’Italia a Eurobasket ci ha lasciato molta amarezza ma anche diverse speranze per il futuro. Pianigiani e il suo staff hanno cominciato a seminare qualcosa, le sconfitte di Lubiana poi hanno evidenziato anche alcuni aspetti su cui concentrare il lavoro. Del resto, come ha detto Mike Fratello “hanno raccolto i pezzi che erano rimasti e hanno saputo assemblarli costruendo un grande impianto di gioco”: aspettiamo di vedere cosa sapranno fare quando, fra le mani, avranno tutti i pezzi giusti.

GERI DE ROSA