Usa – Turchia 98-77 (16-16, 19-24, 31-20, 32-17)
Opporsi agli Usa, che non perdono dai Mondiali 2006, è impresa complessa per molti, o forse per tutti. Ma aver visto la Finlandia congelata a -60 solo 24 ore prima non ha spaventato la Turchia, che si è presentata ben preparata sul piano tecnico, tattico e psicologico. Quel “vecchio marpione” di coach Ataman ha trasmesso ai suoi alcuni principi molto chiari per inserire fastidiosi granelli di sabbia nel motore a stelle e strisce: difesa sempre a zona (con adeguamenti sui tagli) per sfidarli a vincere col tiro da fuori, area piena, zona talvolta allungata a tutto campo per mangiare secondi e rallentare il ritmo di una squadra più volte frenata anche con falli tattici, pur di non farla scatenare in corsa.
Un piano-partita perfetto, messo in pratica con grande efficacia praticamente per 29’ in cui la Turchia è rimasta ampiamente in gara, finché un positivo Curry ha messo una tripla e Faried ha scippato un rimbalzo già nelle mani di Asik per schiacciargli in testa il +6 (66-60) all’ultimo intervallo. Un margine risicato, ma che ha segnato la svolta della sfida, che a metà percorso vedeva gli Usa sotto di 5, un’esperienza vissuta per l’ultima volta ai Mondiali 2006 contro l’Italia.
L’impatto con la gara era stato complesso per gli uomini di Krzyzewski, al primo pareggio dopo 4′, che solo con la fisicità difensiva erano riusciti a non pagare dazio all’incapacità di attaccare la zona. Non l’hanno mai realmente sbrogliato quell’enigma, ma hanno vinto perché col passare dei minuti è venuta fuori tutta la loro maggiore dotazione fisica, una superiorità che ha tanto gradualmente quanto inesorabilmente soffocato il gioco turco, annebbiando menti a lungo micidiali nell’attuazione dei propri principi, ma fisicamente in difficoltà nel 1° quarto ad attaccare la difesa americana. Meglio è andata nel 2° – complice un secondo quintetto Usa, con Gay da numero 4, che ha lasciato parecchio a desiderare, e le lacune in contenimento di Irving, Rose e Curry – e in parte del 3°, quando è arrivato anche il +6 con i canestri di Akyol e Arslan.
Ma, dopo la pausa di metà gara, gli Usa sono rientrati con un’altra espressione negli occhi, in particolare con un Anthony Davis bravo a seguire un Faried in versione MVP: dalla fine del 3° quarto hanno strozzato sul nascere ogni idea turca e sono saliti semplicemente ad un altro livello, giocando spesso anche la loro amata pallacanestro ad alto ritmo e ad alta quota.
Usa: Faried 22, Davis 19, Harden 14, Irving 13, Cousins 11. Reb (32): Faried 8. Ast (21): Harden 7.
Turchia: Akyol 12, Guler 9, Preldzic 9, Savas 9. Reb (34): Asik 8. Ast (17): Preldzic 5.