Golden State contro Cleveland è LA sfida delle ultime quattro stagioni NBA (tra regular season e playoff si sono incrociate 26 volte con tre finals consecutive all’attivo). Nella notte dedicata a Martin Luther King gli Warriors facevano visita ai Cavaliers nell’ennesima rivincita tra le due squadre. Cleveland arrivava a questa partita in un momento di netto “down” con tre sconfitte consecutive alle spalle e con due sole vittorie nelle ultime dieci partite. Gli Warriors invece arrivavano da primi a Ovest e con la solita e giusta etichetta di favoriti.

I numeri difensivi della squadra del Re non sono sicuramente incoraggianti: penultimo posto nella lega per defensive rating, davanti solo ai Sacramento Kings, diciottesimo posto per punti concessi agli avversari da palle perse, 46.1 punti concessi in area e venticinquesimo posto per punti concessi agli avversari (108.7). Lo stesso James in una intervista di pochi giorni fa rilasciata ad  ohio.com, ha descritto i suoi Cavs come una squadra fragile e in confusione come lo era stata nella prima fase della stagione. Fragile è l’aggettivo giusto da usare anche in questa sfida. La partita è stata sostanzialmente in equilibrio per tre quarti abbondanti, ma poi nell’ultimo quarto Golden State è scappata via, col solito gioco corale, e i Cavs non sono stati più capaci di reagire perdendo 108 a 118. Non è bastato lo stesso James, con 32 punti, 8 rimbalzi e 6 assist aiutato da Thomas che ha chiuso a 19, ad evitare la quarta sconfitta in fila per Cleveland e l’ennesima prova scoraggiante al cospetto dei probabili rivali delle prossime Finals. Difficile per una squadra con questi numeri difensivi contrastare tutte le bocche da fuoco di Golden State che ha trovato in Durant il perno offensivo di questa sfida (32 punti), a cui va aggiunta la “solita” prova di Curry oltre quota 20 e con 4 triple a bersaglio. KD e compagni sono il miglior attacco della lega e la squadra che di gran lunga smista più assist all’interno di una partita (30.6).

Fantasioso e azzardato al momento pensare che questi Warriors possano avere dei rivali attendibili che li possano fermare nella corsa al terzo titolo in quattro stagioni. Lo dicono i numeri, lo dicono i risultati e si ha la netta sensazione guardando le partite che, dopo la lezione imparata nella stagione 2015-2016 (quella delle 73 vittorie per intenderci) dove erano arrivati col fiato corto alle Finals, si stiano gestendo in modo molto attento e oculato in modo da arrivare freschi alla post season. A Est, nonostante gli evidenti problemi dei Cavs,difficile pensare che James non riesca a portare ancora una volta alle finali la propria squadra. La cosa che potrebbe ancora di più incidere a favore di Golden State quest’anno, è che Cleveland potrebbe avere la necessità di battagliare più delle passate stagioni per arrivare in fondo (Boston è molto pericolosa), spendendo energie che contro la forza di Golden State in realtà servirebbero essere almeno raddoppiate. Non ci resta che aspettare Giugno.