Proseguiamo con il periodico approfondimento dedicato alle Division, analizzando cosa è successo nella Central in questo inizio di regular season.

CLEVELAND CAVALIERS (4-1): non inganni la falsa partenza contro i Bulls, tra l’altro suggellata da una clamorosa stoppata di Pau Gasol ai danni di LeBron James nell’azione decisiva del match. Cleveland ha cominciato alla grande la propria stagione, ristabilendo da subito le gerarchie. Al di là del prescelto, “limitato” a 22 punti e 8 rimbalzi di media da una schiena ballerina che lo tormenta già dalla pre-season, colpisce il fatto che gli innesti estivi, Mo Williams e Richard Jefferson, si siano già inseriti alla grande negli equilibri complessi di una franchigia piena di individualità e stiano già offrendo un apporto determinante alla causa. Onore a David Blatt e alla sua capacità di re-integrare al meglio nel roster Kevin Love (18,5 punti e quasi 11 rimbalzi a gara), reduce da un lungo stop, ma apparso già in gran spolvero, e Tristan Thompson, dopo che la telenovela legata al suo rinnovo ne aveva messo in discussione la possibilità di vestire ancora la maglia dei Cavs. La domanda sorge spontanea: se le premesse sono queste e il collettivo appare finalmente davvero solido, dove arriverà Cleveland quando potrà schierare nuovamente Kyrie Irving (si parla di Dicembre) ?

DETROIT PISTONS (3-1): contro ogni pronostico, a dieci giorni dal via, nelle zone alte della classifica troviamo quelli che nel Preview di due settimane fa avevamo battezzato come vittime sacrificali di una Central quanto mai competitiva. Il motivo? In primis un mostruoso Andre Drummond capace persino, nella gara contro Indiana (curiosamente unica sconfitta fin qui per i Pistons), di registrare il proprio career high di 29 rimbalzi in un singolo match, ritoccando la sua finora incredibile media di 19,5 carambole a partita, unita ai 20,3 punti. Non solo il centrone da Uconn, ma anche un Reggie Jackson super ispirato da 19 di media e un più che sorprendente Marcus Morris (17,3 punti a sera), abilissimo a sfruttare l’assenza di Jodie Meeks, stanno trascinando Detroit a un avvio di stagione del tutto inatteso, proponendosi come una delle squadre più frizzanti della Lega, soprattutto considerando la giovanissima età di tutti i suoi interpreti. Di certo ci sentiamo di dire che, se i Pistons continuassero su questa falsa riga, potremmo vederne davvero delle belle ad Est.

CHICAGO BULLS (3-2): in questo invece probabilmente avevamo azzeccato pronostico. I Bulls, infatti, con Rose ben lontano dalla propria miglior condizione, appaiono tutto meno che una squadra in grado di lottare concretamente per l’anello. Ok, il risultato ad oggi non è così negativo, e la vittoria con Cleveland all’esordio ha costituito di certo un bel segnale. Lontano dallo United Center, però, sono arrivate due brutte sconfitte con Detroit e Charlotte, in particolare quest’ultima, figlie di uno stato di forma collettivo ancora deficitario oltre che dei problemi palesati da uno spento DRose (solamente 10,2 a gara per lui) ancora costretto ad indossare la mascherina protettiva. Le notizie migliori, invece, arrivano dalla conferma su livelli strepitosi di un Jimmy Butler sempre più leader dei suoi Bulls con 21 di media, da Nikola Mirotic (16 punti a partita) e dal rookie Bobby Portis, già attestatosi sul più che promettente bottino di 10 punti ad allacciata di scarpe.

INDIANA PACERS (2-3): se da un lato era lecito attendersi delle difficoltà strutturali nell’adattamento al nuovo assetto di squadra voluto da coach Vogel, dall’altro non ci si aspettava un inizio con tre sconfitte di fila, di cui due interne. E’ ovvio, del resto, che il cambiamento radicale operato in estate metta i Pacers nelle condizioni di dover risolvere innanzitutto il primo vero problema, ossia la difesa. Passare infatti da un sistema basato sulla fisicità e su quintetti pesanti e rocciosi a un altro fondato sul dinamismo e su quintetti sperimentali, crea senza dubbio uno scompenso non facile da colmare nel breve. Le sensazioni in questo senso, però, sono piuttosto positive. Soprattutto guardando alle buone prestazioni offerte da Paul George, George Hill e un inaspettato Rodney Stuckey, costretti a essere i principali riferimenti (al pari di Monta Ellis) di un gruppo che dovrà favorire l’esplosione di un potenziale crack come Myles Turner.

MILWAUKEE BUCKS (2-3): al pari di Indiana, anche i Bucks hanno approcciato nel peggiore dei modi la nuova stagione, ovvero con tre sconfitte consecutive. I ragazzi di Kidd devono probabilmente aver patito le grandi aspettative riposte nei loro confronti, scendendo in campo con il freno a mano leggermente tirato nelle prime uscite. Eppure, appurate le titubanze iniziali, Milwaukee ha già dato sprazzi dell’enorme potenziale a disposizione, concentrato nelle mani della stella Giannis Antetokoumpo (22,7 punti per gara con 8,7 rimbalzi), sempre più dominante e in grado di caricarsi la squadra sul groppone. Per non dimenticare il grande acquisto nella free agency di luglio, Greg Monroe, anch’egli sopra i 20 di media e finora pienamente in linea con le credenziali che lo hanno portato ad essere uno dei giocatori più richiesti del mercato.