UPS –La miglior squadra della Lega dal 1° febbraio 2015 non sono né i Golden State Warriors né tanto meno gli Atlanta Hawks, bensì gli Indiana Pacers che complice un calendario agevole e il recupero a pieno regime di George Hill in cabina di regia, hanno inanellato ben 13W nelle ultime 16 giocate, riuscendo ad agganciare attualmente il 7° posto (30W-35L), sfruttando un attacco ben più fluido e una difesa salita prepotentemente di colpi concedendo appena 93.1 punti segnati di media e il 40% al tiro agli avversari. Encomiabile anche il contributo dalla panchina di Rodney Stuckey che ha visto incrementare il proprio fatturato (21 punti segnati di media con il 50% al tiro e 4.6 assist nell’ultimo mese) risultando decisivo in più di una occasione, il tutto in attesa del ritorno di Paul George, su cui vi sono però ancora molte incertezze, che potrebbe rendere i Pacers la mina vagante della Eastern Conference da metà aprile in poi. Gerarchie confermate per quanto concerne il dominio della Division con i Cleveland Cavaliers (42W-25L) che si stanno assestando anche come la seconda forza della Conference, alle spalle degli irraggiungibili Hawks, grazie a 9 vittorie nelle ultime 12 giocate con prestazioni sempre più convincenti contro il “gotha” della Lega. Se difensivamente persistono alcune incertezze nonostante si siano fatti molti passi avanti, ciò che colpisce maggiormente è l’attacco di Blatt, attualmente il migliore della lega “parametrato” sui 100 possessi. Merito non solo di un LeBron James prolifico su più fronti, ma anche di una migliore chimica collettiva dopo gli importanti movimenti effettuati nel mercato di febbraio e di un fattore Quicken Loans Arena, in cui i Cavs, dopo un inizio piuttosto incerto nei primi mesi autunnali, sono attualmente imbattuti da 13 partite consecutive.
DOWNS – Ben differente l’umore in casa Chicago Bulls (40W-27L) che stanno vedendo assottigliarsi il margine dal 5° posto (i Wizards sono distanti solo 1.5 partite) e vista la difficoltà del loro calendario nelle settimane a venire potrebbe essere a rischio il vantaggio del fattore campo al primo turno di playoff. Un ultimo mese in cui la sfortuna ha preso il sopravvento eliminando gradualmente i loro principlai punti di riferimento dentro e fuori dal rettangolo di gioco, a partire da Derrick Rose che nel corso dei mesi invernali aveva fatto rivedere sprazzi del proprio talento, per passare dal lavoratore instancabile Taj Gibson, fino a Jimmy Butler, uno tra i giocatori in lizza per il Most Improved Player of the year e miglior realizzatore di squadra. A seguito di ciò l’attacco dei Bulls ha subito una costante involuzione (appena 95 punti segnati e il 41% al tiro, rispetto ai 102 punti e il 45% pre ASG) seppure Nikola Mirotic abbia risposto positivamente ad una maggiore investitura (15.2 punti e 7.2 rimbalzi) e sono arrivate appena 6 vittorie nelle ultime 13 giocate, nonostante la difesa della squadra di Tom Thibodeau rimanga nella top 10 delle migliori della NBA (97.6 punti concessi e il 43%). A fare compagnia alla squadra dell’Illinois in questo momento no anche i Milwaukee Bucks (34W-32L) che dal post All Star Game hanno vinto appena 4 partite sulle 13 disputate, con l’attacco di coach Jason Kidd che ha subito un tracollo in termine di produttività (appena 91 punti segnati rispetto ai 99 dei mesi precedenti), calando anche in percentuali e assist, il tutto coinciso con la cessione ai Suns di Brandon Knight, miglior marcatore e assistman di squadra, sostituito da un Michael Carter-Williams che deve ancora ingranare in un nuovo sistema e che costituisce una minor minaccia specialmente dal perimetro. A chiudere la Cental Division i Detroit Pistons (23W-43L) reduci da 10 sconfitte consecutive dopo aver assaporato anche la possibilità di agganciare il treno playoff, prima del grave infortunio di Brandon Jennings. La squadra del Michigan, nonostante il solido impatto offensivo di Andre Drummond e Greg Monroe entrambi stabili in doppia doppia, continua a produrre poco in quest’ultimo mese (appena 96.8 punti segnati) con percentuali siberiane (41% al tiro e un mesto 28% da 3), concedendo quasi 102 punti agli avversari e con un Reggie Jackson, il fiore all’occhiello del mercato di febbraio, in grossa difficoltà sui due lati del campo e non ancora a suo agio in un nuovo sistema.
HOT –I 57 punti messi a referto da Kyrie Irving nella vittoria all’overtime per 128-125 contro gli Spurs campioni in carica, rappresentano non solo il massimo in carriera per il n°2 dei Cavs, ma anche il massimo di punti segnati in casa degli Spurs targati Gregg Popovich. Inoltre Kyrie con il 20/32 al tiro ed un perfetto 7/7 dall’arco, supera quota 55 punti per la seconda volta in stagione, evento che non accadeva in NBA dal 2006/07 con Kobe Bryant.
NOT – Il ritorno del figliol prodigo Tayshaun Prince purtroppo non sta dando i frutti sperati in casa Detroit Pistons, infatti nonostante i 25 minuti in campo l’ex campione NBA 2004 non riesce a dare una mano ai compagni sulle due metà campo.
STATS – Nella sonante vittoria per 127-94 in casa dei Mavericks, LeBron James sorpassa Mark Price a quota 4206 assist con la maglia dei Cleveland Cavaliers, diventando il miglior assistman nella storia della franchigia dell’Ohio. Tra l’altro James è il leader all-time dei Cavs anche per quanto riguarda punti segnati e recuperi.
INJURIES – Non sembra aver fine il calvario di Derrick Rose che nel corso dell’ultima settimana di febbraio è stato sottoposto ad un intervento al menisco mediale del ginocchio destro lesionatosi nel corso di un allenamento. Un intervento avvenuto con successo e che dovrebbe comunque consentire all’ex Tiger di tornare in campo in tempo per i playoff. Sempre in casa Bulls da segnalare anche l’infortunio alla caviglia di Taj Gibson, avvenuto il 27 di febbraio e prossimo al rientro, ma soprattutto l’infortunio di Jimmy Butler, uscito nel 3°quarto della sfida interna persa contro i Clippers il 1° di marzo, dopo uno scontro con DeAndre Jordan, riportando una iperestensione al gomito sinistro con tempi di recupero stimati attorno alle 4 settimane.
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