Nella Northwest Division i Thunder continuano spediti la loro marcia vincente e tra cinque giorni ci sarà l’attesissima sfida contro Golden State, un banco di prova importante per verificare l’adeguatezza di Durant e compagni contro un’avversaria che, salvo imprevisti, andrà fino in fondo. Grazie ad un ottimo mese di Gennaio, invece, Portland è riuscita a conquistare l’ottava piazza a Ovest, ma Utah è lì col fiato sul collo e la battaglia per strappare l’ultimo biglietto per i Playoffs prosegue. Da Denver, nonostante il miglior Gallinari di sempre (le voci che lo vogliono a Boston prima della trade deadline sono insistenti), la postseason si sta allontanando e la crisi dei Timberwolves, infine, non accenna a terminare.

Westbrook e Durant a colloquio (Foto: i.cdn.turner.com)

Westbrook e Durant a colloquio (Foto: i.cdn.turner.com)

Oklahoma City Thunder (36-13, terzi a Ovest): una sola sconfitta nelle ultime due settimane, un record di 13-3 a Gennaio e un terzo posto sempre più solido: tutto procede al meglio in quel di Oklahoma City, dove i Thunder stanno continuando a mostrare un ritmo vincente con un’invidiabile continuità di risultato. Bisogna anche ammettere, però, che la truppa di coach Donovan non sta quasi mai affrontando esami complicati e per questo motivo l’incontro del 6 Febbraio all’Oracle Arena è uno degli argomenti caldi degli ultimi giorni. Nel frattempo il “dynamic duo” Westbrook-Durant sta collezionando numeri stratosferici: nessuna coppia, dall’introduzione del cronometro dei 24 secondi, ha raggiunto tali livelli di Player Efficiency Rating, RW viaggia a suon di triple doppie ed è il settimo realizzatore della Lega e KD è sempre più costante, decisivo e maturo (il 26 Gennaio ne ha messi 44 al Madison Square Garden, ha 27.2 punti di media ed è terzo tra i “top scorers”). Ma l’ago della bilancia, spesso e volentieri, si sta rivelando il lungo turco Enes Kanter, uno dei migliori di questa stagione in uscita dalla panchina con 11.8 punti e 7.6 rimbalzi di media. Passando alle statistiche di squadra, i 109.4 punti segnati (secondi) rappresentano una cifra ingannevole perché l’attacco dei Thunder è dominato dalle iniziative dei singoli ed è statico, anche se i problemi più seri rimangono in difesa (101.5 punti concessi) e tra le riserve di basso livello.

Lillard, cuore e anima dei Trail Blazers (Foto: static-12.sinclairstoryline.com)

Lillard, cuore e anima dei Trail Blazers (Foto: static-12.sinclairstoryline.com)

Portland Trail Blazers (23-26, ottavi a Ovest): alzi la mano chi a fine Ottobre si aspettava di vedere questa Portland, smantellata nel mercato estivo, in zona Playoffs a inizio Febbraio. Guidati alla perfezione da Damian Lillard (24.2 punti, 7.1 assist e 4.4 rimbalzi), i Trail Blazers stanno giocando con molto orgoglio e a partire dalla seconda settimana del nuovo anno sono riusciti a fare un evidente passo in avanti. Merito di un attacco ben organizzato, delle ottime statistiche a rimbalzo e di una rabbia agonistica che fino adesso le altre due dirette contendenti per l’ottava piazza, Utah e Sacramento, hanno dimostrato solo a sprazzi; a Ovest la battaglia per qualificarsi ai Playoffs è apertissima e in questo momento la franchigia della RIP City ha fiducia e quattro “W” di fila, quindi i presupposti per continuare a sognare ci sono eccome. Uno degli artefici di questa annata è CJ McCollum (20.7 punti), per ora MIP a mani basse che con il suo talento sta cercando, con successo, di ridurre la Lillard-dipendenza dei suoi compagni; non bisogna dimenticare, inoltre, i rendimenti di Al-Farouq Aminu, Allen Crabbe e Mason Plumlee. Per finire va detto anche che la stella della squadra è stata snobbata dalla convocazione per l’All-Star Game: fare arrabbiare il buon Damian non è mai una bella idea.

Utah Jazz (21-25, noni a Ovest): nel corso del mese di Gennaio, dopo i buoni risultati di Novembre e Dicembre, a Salt Lake City sono venute fuori tutte le lacune di una squadra unita, operaia e difensiva ma che ha gravi carenze dal punto di vista del talento offensivo. In ogni caso, con solo 96.7 punti concessi a uscita (quarto record della Lega), i Jazz sono ancora lì e fino alla fine lotteranno per un posto ai Playoffs; la realtà, però, è quella che Gordon Hayward (19.8 punti di media) e compagni stanno visibilmente arrancando a causa della loro differenza di velocità e fluidità rispetto a molte squadre della Lega. Utah ha enormi difficoltà nelle trasferte (solo due vittorie esterne nel 2016), negli ultimi quindici giorni ha comunque ottenuto dei successi importanti (a Brooklyn, contro Charlotte e Minnesota con 83 punti concessi di media) e la truppa di coach Snyder, per affrontare questa seconda metà di annata, dovrà risultare più cinica e continua. L’assenza di Alec Burks, fuori con una gamba rotta, sta sicuramente togliendo molto alla squadra in termini di versatilità in attacco, anche se Derrick Favors continua a regalare prestazioni convincenti (16.7 punti, 8.3 rimbalzi e 1.1 stoppate).

Gallinari sta predicando basket nel deserto. Danny Ainge lo vuole a Boston: prima del 18 Febbraio potrebbe esserci una trade (Foto: Nbapassion)

Gallinari sta predicando basket nel deserto. Danny Ainge lo vuole a Boston: prima del 18 Febbraio potrebbe esserci una trade (Foto: Nbapassion)

Denver Nuggets (18-30, dodicesimi a Ovest): solo tre partite su quindici sotto i 20 punti realizzati, 23.5 punti con il 44.7% al tiro e l’85% ai liberi, 5.0 rimbalzi, 2.1 assist e 1 recupero di media: questi sono i numeri da capogiro, degni di una stella NBA, che Danilo Gallinari (i rumors che lo vogliono a Boston entro il 18 Febbraio sono sempre più numerosi) ha messo insieme a Gennaio. L’azzurro è riuscito ad elevare il suo livello di gioco grazie ad una fiducia e ad una continuità mai esibite in carriera, decidendo con le sue qualità di “clutch shooter” più di una gara. Ma un giocatore non basta, visto che i Nuggets, nonostante qualche segnale positivo, stanno continuando a dimostrare una preoccupante inconsistenza. Il breve “road trip” a Est si è concluso con due sconfitte su tre match che, insieme al 4-4 della precedente serie di otto uscite consecutive al Pepsi Center, ha contribuito ad allontanare ulteriormente i Playoffs dalla Mile High City. Ora anche New Orleans ha superato Denver e il gruppo delle tre che stanno lottando per l’ottava piazza sta pian piano guadagnando terreno; i gialloazzurri, raramente in campo al completo, non riescono mai ad avere lo stesso rendimento nell’arco dei 48 minuti e la difesa rimane uno dei problemi principali (104.3 punti subiti, ventitreesimi in NBA). Emmanuel Mudiay (11.3 punti, 5.7 assist e 3.8 palle perse) sta facendo una buona stagione da rookie ma è ancora troppo immaturo per gestire un attacco per così tanti minuti, Jameer Nelson (7.9 punti con il 37%) non è più il giocatore di qualche tempo fa e infatti i dubbi sulla gestione offensiva dalla cabina di regia non sono pochi. Si salvano, oltre al ‘Gallo’, anche l’intrigante prospetto serbo Nikola Jokic (9.2 punti e 5.7 rimbalzi) e Will Barton (15.5 punti e 5.9 rimbalzi), miglior sesto uomo della NBA dopo Ryan Anderson.

Minnesota Timberwolves (14-35, quattordicesimi a Ovest): Niente da fare, la crisi dei T’Wolves non accenna a terminare e la squadra continua a collezionare insuccessi su insuccessi nonostante l’incredibile talento all’interno del roster. A Minneapolis sono arrivate solamente due vittorie in tutto il mese di Gennaio ed ora, secondo le ultime voci, la panchina di coach Mitchell è seriamente a rischio: metà del team ha più volte criticato il suo approccio (non si è mai autoaccusato per errori di gestione), gli schemi offensivi inadatti a sfruttare le doti di molti giovani atleti e l’abuso del platoon system con folte rotazioni a 10-11 uomini. La difesa, inoltre, continua ad essere un colabrodo e ormai la stagione dei Lupi ha preso un risvolto troppo negativo: la testa della dirigenza è quindi già proiettata all’anno prossimo ed entro la trade deadline del 18 Febbraio qualche scambio potrebbe prendere piede. A confortare è l’eccezionale annata del rookie Karl-Anthony Towns (16.6 punti, 9.9 rimbalzi e una maturità clamorosa per una matricola); Andrew Wiggins (20.4 punti e 3.8 rimbalzi), invece, non è riuscito a farsi chiamare per l’All-Star Game nella “sua” Toronto.


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