Le uniche certezze all’interno della Northwest Division provengono dai Thunder, che stanno mantenendo un’incoraggiante continuità di risultato anche nell’anno nuovo. Utah sta peggiorando gradualmente e i Trail Blazers potrebbero a breve tentare un aggancio per l’ottavo posto a Ovest (e il secondo in questo gruppo). I Nuggets, invece, sono ancora in corsa per i Playoffs ed il grazie più grande lo devono rivolgere ad un Danilo Gallinari in formato All-Star a Gennaio. Nel frattempo in quel di Minneapolis è buio pesto.

Grande stagione per il duo Durant-Westbrook (Foto: Eurosport.com)

Grande stagione per il duo Durant-Westbrook (Foto: Eurosport.com)

Oklahoma City Thunder (30-12, terzi a Ovest): Nonostante un paio di passi falsi nelle ultime due settimane (contro Sacramento e a Portland), i Thunder continuano con il loro ritmo da squadra lanciata, in forma e ambiziosa verso traguardi importanti. Le sconfitte nell’ultimo mese e mezzo si contano sulle dita di una mano, l’attacco, non sempre disciplinato, produce la bellezza di 108.8 punti a uscita (secondi nella Lega) e la coppia Westbrook-Durant sta mettendo assieme dei numeri mai visti prima d’ora per quanto riguarda due giocatori nella stessa squadra. I ragazzi nati nel 1988 si conoscono ormai a memoria e quando collaborano, aspetto più determinante rispetto a quando ne fanno 25 a testa, Oklahoma City può davvero battere chiunque; KD (26.5 punti) è il terzo miglior realizzatore della NBA, RW è il settimo (24.4, aggiungeteci anche 9.5 assist e 7.1 rimbalzi) ed entrambi hanno un Player Efficiency Rating combinato di 58, la cifra più alta per un duo dall’introduzione dei 24 secondi. Ma i punti interrogativi per i ragazzi di coach Donovan ci sono: lasciando stare un Enes Kanter (11.3 punti e 7.5 rimbalzi) sempre incisivo e continuo come cambio di Steven Adams, la panchina è di basso livello e la difesa lascia spesso a desiderare; ormai i 100 punti concessi sono l’ordine del giorno per Oklahoma City, ma con la seconda ed ultima parte di Regular Season in arrivo urgono miglioramenti. Ciò che continua a dividere i Thunder dall’essere una squadra da titolo è proprio la mancanza di questi due aspetti citati precedentemente.

Utah Jazz (18-22, ottavi a Ovest): Prosegue il lento e pronosticabile calo dei Jazz, che nelle ultime settimane stanno mostrando a tutta la NBA i loro limiti in termini di talento e di organizzazione offensiva. La squadra di coach Snyder non può più fare affidamento solo su un’ottima difesa (96.6 punti subiti, quarta nella Lega) e il divario tra loro e le altre contendenti per l’ottavo posto a Ovest si sta pian piano restringendo, anche a causa del buon periodo dei Trail Blazers (il 13 Gennaio hanno vinto lo “scontro diretto”) e dei Kings. Contro le “Big” Utah sembra sempre inadeguata e nei finali di partita spesso non ha quella lucidità che consente di uscire dal match con una “W” in più. Due giorni fa contro i Lakers la franchigia di Salt Lake City ha finalmente interrotto una serie di tre sconfitte consecutive, iniziata dopo due vittorie di fila e altre tre “L” in successione nelle cinque uscite precedenti alla striscia negativa appena conclusa: tutto ciò rende l’idea delle momentanee difficoltà dei Jazz, che se vogliono sperare di arrivare ai Playoffs dovranno affrontare ogni prossimo incontro con il fuoco negli occhi evitando i soliti alti e bassi. Spostandoci sui singoli è impeccabile il rendimento da leader di Gordon Hayward (19.2 punti e 5.1 rimbalzi), però spalleggiato con costanza solo da Derrick Favors. Sicuramente l’infortunio di Alec Burks (14.3 punti e 3.6 rimbalzi), che ha una gamba rotta, sta pesando; non per nulla il 3 volte campione NBA Dwyane Wade lo ha definito come il giocatore più sottovalutato della NBA. Il verticale Rudy Gobert, invece, il 15 Gennaio contro i gialloviola ha segnato 18 punti conditi da 18 rimbalzi e 5 stoppate, se giocasse sempre così sarebbe un’altra storia.

Portland Trail Blazers (18-25, decimi a Ovest): Doveva essere la stagione della ricostruzione e del baratro della classifica, ma contro ogni aspettativa i ragazzi di coach Stotts si trovano con lo stesso numero di vittorie (ma con tre “L” in più) dell’ottava della Western Conference. La squadra ha reagito bene, guidata dal sorprendente CJ McCollum (per ora MIP a mani basse con 20.4 punti di media), al periodo di assenza del leader e due volte All-Star Damian Lillard (24.7 punti e 7.0 assist), che una volta tornato sul parquet ha preso per mano i suoi Trail Blazers guidandoli durante un’incoraggiante serie di tre successi consecutivi (contro i Thunder, i Jazz e i Nets). L’attacco di questa Portland produce sempre molti punti e il lavoro dei lunghi a rimbalzo sta rappresentando una chiave importante in questa prima parte di annata, anche se la difesa (102.9 punti subiti) è completamente da rivedere. Peccato per la sconfitta del 16 Gennaio a Philadelphia in back to back, ma questi Blazers hanno fame e per loro i Playoffs sono un obiettivo sempre più raggiungibile.

Gallinari guarda i compagni andare in contropiede dopo aver forzato la palla persa decisiva a Curry (Foto: Denverpost.com)

Gallinari guarda i compagni andare in contropiede dopo la sua palla recuperata ai danni di Curry (Foto: Denverpost.com)

Denver Nuggets (16-25, undicesimi a Ovest): 23.9 punti col 43.6% al tiro, 5.6 rimbalzi e 2.3 assist di media a Gennaio, solo una volta sotto i 20 punti segnati nel nuovo anno e una media stagionale di 18.8 (secondo miglior realizzatore non-nordamericano della NBA)+5.9+2.7, tutti massimi in carriera eccetto gli assist che stanno eguagliando le cifre del 2011-12. Questa volta per parlare dei Nuggets iniziamo con i numeri da urlo, specchio del suo attuale dominio in campo, di Danilo Gallinari, che sta vivendo un momento magico degno di uno dei giocatori più in forma dell’intera Lega. Il ‘Gallo’ ha raggiunto un livello di fiducia, di leadership e di maturità mai visti prima d’ora e di questo suo salto di qualità, chiaramente, i Nuggets sono ben felici. Il 6 Gennaio Denver, che ora ha ritrovato sia Nurkic sia Mudiay, ha interrotto la serie di sei sconfitte di fila a Minneapolis e da lì è iniziato un buon momento di squadra coincidente con le statistiche da All-Star del ‘Gallo’. La gara più significativa è stata quella in casa di 5 giorni fa, quando i gialloazzurri hanno battuto i campioni NBA di Golden State con una commovente difesa di Gallinari su Stephen Curry durante il possesso finale e decisivo. Con 102.8 punti subiti a match la protezione della propria metà campo continua ad essere, insieme ad un’eccessiva discontinuità, una lacuna troppo evidente di questa squadra, che però ha tutto il diritto di credere fino in fondo ad un posto ai Playoffs. Soprattutto perché, fino ad oggi, raramente la franchigia del Colorado ha disputato una partita al completo (Wilson Chandler, “out for the season”, è escluso dal discorso). Da segnalare i 15 punti nel quarto periodo (21 totali) di Will Barton ieri notte nella pazza “W” contro Indiana al Pepsi Center: con 15.8 punti a uscita il 25enne è uno dei primi candidati al premio di Sesto Uomo dell’Anno.

Minnesota Timberwolves (13-29, quattordicesimi a Ovest): “Dobbiamo uscire da questa crisi e tutti dobbiamo cambiare marcia”, ha detto il playmaker e leader Ricky Rubio dopo la sconfitta del 15 Gennaio a Oklahoma City, la nona consecutiva di un’inquietante striscia negativa cominciata il 31 Dicembre a Detroit e chiusa ieri contro i Suns. L’immaturità della talentuosa ma deludente squadra di Minneapolis è facilmente percepibile solo guardando una manciata di azioni di una qualsiasi partita, visto che l’attacco è spesso improvvisato, la difesa è un colabrodo (102.5 punti subiti di media, 18esimi in NBA) e i pochi aspetti positivi si vedono solo quando il giovane e atletico organico riesce a correre. Minnesota sta vivendo una crisi sempre più profonda, la luce del sole è lontana e il sogno Playoffs è ormai praticamente abbandonato, con la dirigenza che sta già pensando al mercato in ottica della prossima annata: l’obiettivo, ora come ora, sembrerebbe quello di scambiare Kevin Martin in una “trade”. L’inserimento del centro Nikola Pekovic non sta ancora dando i suoi frutti, Andrew Wiggins, con numeri da All-Star Game (20.9 punti e 3.8 rimbalzi), è in molte occasioni da solo sull’isola e il lungo Karl-Anthony Towns (15.6 punti, 9.5 rimbalzi, 1.2 assist e 1.7 stoppate) sta proseguendo la sua brillante stagione da rookie.


Dailybasket.it - Tutti i diritti riservati