RW & KD (Foto: NBA.com)

KD & RW (Foto: NBA.com)

La stagione è ormai entrata nel vivo e nella Northwest Division è ancora difficile definire le gerarchie al di sotto dei Thunder, che hanno trovato quella continuità necessaria per imporsi prepotentemente come terza potenza della Western Conference. Utah, Denver, Minnesota e Portland, appunto, hanno record perdenti ma molto simili e proprio per questo continueranno a darsi battaglia non solo per il secondo posto in questo gruppo ma, specialmente, in vista della selvaggia lotta per l’ottava piazza.

Oklahoma City Thunder (18-9, terzi a Ovest): Esattamente due settimane fa la truppa di coach Donovan aveva un record di 12-8, ora c’è solo una sconfitta in più che è oltretutto arrivata in back to back sul campo dei Cavaliers di LeBron James (16-4 in carriera contro Durant). I Thunder si sono lasciati alle spalle quella preoccupante discontinuità che ha caratterizzato le loro prime settimane di stagione e hanno spiccato il volo con una convincente serie di sei successi consecutivi dal 6 al 16 Dicembre, in cui i rivali della Northwest Division sono stati sempre spazzati via. Grazie a questa striscia Oklahoma City ha iniziato ad imporsi con prepotenza come la vera terza forza della Western Conference dopo Golden State e San Antonio (visibilmente un gradino sopra), dimostrando, per ora, di avere qualcosa in più anche dei Clippers. Da quando è tornato Kevin Durant, strepitoso con 27 punti di media (52.7% dal campo), Russell Westbrook (25.1 punti, 9.5 assist e 6.9 rimbalzi) sta facendo più il playmaker e questo è un aspetto chiave per quanto riguarda l’esito delle partite dei Thunder: l’eccessiva eccentricità e la voglia di essere protagonista faranno sempre parte del modo di scendere in campo dell’ex UCLA, ma forse anche lui sta capendo che può e deve giocare in maniera diversa per condurre i suoi alla vittoria. Infine, parlando di statistiche di squadra, l’attacco di OKC continua ad essere tra i migliori della NBA (107.7 punti fatti a gara, secondi) ma non è un caso che insieme ai miglioramenti in difesa (99.6 punti subiti) sia arrivata tanta consistenza in più.

Utah Jazz (11-14, ottavi a Ovest): Poco talento offensivo, un’età media giovane e anche qualche peggioramento nella difesa di squadra, che fino ad una quindicina di giorni fa è stata l’ancora alla quale Rudy Gobert (2.6 stoppate di media) e compagni si sono aggrappati per rimanere sorprendentemente con un record pari al 50%. Ma ora è avvenuto il calo che ci si aspettava e che ha riportato Utah sulla terra. Nelle ultime dieci uscite la compagine di coach Snyder ha sorriso solo tre volte nonostante la costanza del loro leader Gordon Hayward (18.7 punti e 4.9 rimbalzi) e la crescita di Derrick Favors (16.8 punti e 8.6 rimbalzi), con i limiti dei Jazz che sono stati crudelmente messi sotto la luce del sole. Preoccupano gli scivoloni con Sacramento e New Orleans ma contro Denver il 18 Dicembre la franchigia di Salt Lake City ha interrotto la sua serie più lunga di sconfitte in questa annata (quattro); nella lotta per l’ottavo posto a Ovest, infatti, ci sarà equilibrio e divertimento e Utah ha comunque tutte le carte in regola e la solidità che altre contendenti non hanno ancora dimostrato per ottenere un risultato che due mesi fa era pressoché impensabile.

Gallinari esulta dopo il suo "game winner" all'overtime contro Minnesota (Foto: Usa Today)

Gallinari esulta dopo il suo “game winner” all’overtime contro Minnesota (Foto: Usa Today)

Denver Nuggets (11-16, decimi a Ovest): “Alti e bassi”, così si riassume alla perfezione l’inizio di annata della franchigia del Colorado. Denver non riesce a trovare continuità sia all’interno dei match sia più in generale, alternando prestazioni convincenti a cadute imbarazzanti come quella di ieri notte in casa contro i Pelicans (130 punti subiti tra le mura amiche). Un punto in comune di quasi tutti i successi della truppa di coach Malone è che questi o arrivano dopo incredibili rimonte o dopo suicidi cestistici sfiorati, sintomo della quadratura del cerchio che i Nuggets devono ancora evidentemente raggiungere. Dopo tre “W” di fila i gialloazzurri, in corsa per i Playoffs, hanno due “L” consecutive all’attivo, arrivate a causa non solo di una difesa completamente da rivedere; infatti gli infortuni ci hanno messo il loro zampino, visto che Wilson Chandler rimarrà ai box fino all’anno prossimo, Jusuf Nurkic non ha ancora esordito ma è vicino al rientro, Kenneth Faried (12.6 punti e 9.1 rimbalzi) non ha uno stato di forma ottimale e hanno avuto “guai” anche Darrell Arthur (si è fatto nuovamente male dopo tre gare) e il talentuoso rookie Emmanuel Mudiay, out da quattro partite per un problema alla caviglia; stessa preoccupazione per il leader Danilo Gallinari (17.3 punti e 5.9 rimbalzi), uscito ieri notte nel terzo quarto, dopo aver segnato 18 punti nel primo tempo, a causa di una lieve distorsione. “Non c’è nulla di grave e niente di rotto”, commenta con sollievo l’azzurro che realizza 21.1 punti di media nelle vittorie e 14.3 nelle sconfitte. Will Barton (19.4 punti di media a Dicembre), invece, continua prepotentemente a scalare la classifica per il premio di sesto uomo dell’anno con un repertorio offensivo davvero di alto livello: la seconda bocca da fuoco della squadra è definitivamente l’ala piccola 24enne.

Minnesota Timberwolves (11-16, undicesimi a Ovest): Con così tanto talento nel roster, al di là della gioventù, ci si aspettava molto da questa compagine che però continua a risultare un cantiere a dir poco aperto. Senza mezzi termini Minnesota rappresenta una delle delusioni di questa stagione ma comunque la possibilità di strappare un biglietto per la “postseason” resta reale e raggiungibile, specialmente contando sulle potenzialità che coach Mitchell ha tra le mani. Con le ultime due vittorie contro Sacramento e Brooklyn qualcosa sembra muoversi in attesa del ritorno di Nikola Pekovic (ha già cominciato a fare i 5 vs 0 in allenamento), ma nei giorni precedenti al 18 Dicembre sono arrivati solo segnali preoccupanti: un successo (123-122 contro i Lakers) in nove gare, gioco d’attacco statico e 109.1 punti subiti. E’ chiaro che questi T’Wolves hanno un vitale bisogno di correre e di avere ritmi alti, affidandosi all’atletismo di Zach LaVine (14.6 punti e 3.5 assist) e soci a causa delle poche e confuse idee mostrate quando la difesa si schiera. Il miglior realizzatore continua ad essere un Andrew Wiggins (21.1 punti) ormai quasi affermato come un “top” della Lega, Karl-Anthony Towns (15.7 punti, 9.1 rimbalzi e 2.0 stoppate) sta guadagnando strada rispetto all’ottimo Porzingis per quanto riguarda il premio di rookie dell’anno e Kevin Martin è “pronto” per essere inserito all’interno di uno scambio. Ma l’ago della bilancia resta sempre il gioiellino spagnolo Ricky Rubio (9.9 punti, 9.0 assist, 5.1 rimbalzi e 2.1 rubate).

Portland Trail Blazers (11-18, tredicesimi a Ovest): Senza sorprese Portland sta facendo fatica a rimanere staccata da New Orleans e Los Angeles sponda Lakers per restare con il gruppo che potrebbe lottare per un posto ai Playoffs. L’impressione resta la solita delle scorse settimane, ovvero che i Trail Blazers di quest’anno, smantellati nel vero senso della parola l’estate scorsa, non possano fare più di così. I ragazzi di coach Stotts combinano spesso cose positive in attacco grazie non solo al talento del due volte All-Star Damian Lillard (24.6 punti, 6.8 assist e 4.5 rimbalzi) ma anche ad una discreta transizione e ad una buona organizzazione offensiva (101.6 punti segnati di media). I campanelli d’allarme arrivano da una difesa colabrodo e da un’evidente incapacità di rendere allo stesso modo nell’arco dei 48 minuti. Promossi, invece, i lunghi grazie specialmente al loro lavoro a rimbalzo (45.3 totali catturati a uscita, sesto record della Lega). Inoltre non fanno più notizia i 20.1 punti di media di Cj McCollum, per ora MIP a mani basse, e i progressi di Al-Farouq Aminu (11 punti e 6.8 rimbalzi).


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