Le lacune dei Thunder vengono fuori specialmente contro le grandi, la favola dei Trail Blazers prosegue e i Jazz, nonostante un momento difficile, non abbandonano il sogno legato ai Playoffs. Per Denver (3-4 settimane di stop per Danilo Gallinari) e Minnesota, invece, è già tempo di pensare alla prossima stagione. Ecco cosa è successo nella Northwest Division nelle ultime due settimane.

Westbrook: è lui una delle cause dell'attacco fermo dei Thunder? (Foto: Usa Today)

Westbrook: è lui una delle cause dell’attacco fermo dei Thunder? (Foto: Usa Today)

Oklahoma City Thunder (41-18, terzi a Ovest): attacco statico in molte occasioni, difesa da mani nei capelli (102.8 punti concessi) e una panchina di bassissimo livello: con queste tre lacune così evidenti i titoli non si vincono e i problemi dei Thunder partono proprio da lì. Il talento offensivo, il duo composto da Westbrook e Durant, un giocatore come Serge Ibaka sotto canestro o un “panchinaro” di lusso come Enes Kanter non possono bastare per arrivare fino in fondo. A dimostrarlo è l’assenza di vittorie ai danni di Cleveland e Golden State, le due squadre che stanno dominando le rispettive Conference. Recentemente la truppa di coach Donovan ha perso in maniera imbarazzante, mostrando una pallacanestro davvero spiacevole alla vista, contro i Cavs e due notti fa è arrivata un’altra sconfitta contro i Warriors (all’overtime, combattendo con onore ma gestendo male i possessi cruciali); anche a causa degli scivoloni contro Indiana e New Orleans, OKC ha attualmente una sola “W” nelle ultime cinque uscite. Le 41 vittorie sono il frutto delle indubbie qualità dell’organico e di un calendario che fino ad ora è stato relativamente semplice. Nelle prossime settimane KD e compagni dovranno affrontare degli esami a dir poco importanti che diranno molto sulle reali potenzialità di questo team: il 2 e il 3 Marzo sono programmate due trasferte di fuoco contro i Warriors e i Clippers, il 9 Marzo appuntamento per una gara casalinga di nuovo contro i Clippers e due giorni dopo tappa a San Antonio contro gli Spurs. Dalle sfide che contano i Thunder sono quasi sempre usciti a testa bassa, adesso tocca a loro smentire le critiche.

51 punti per Lillard il 21 Febbraio contro i campioni in carica (Foto: cdn0.vox-cdn.com)

51 punti per Lillard il 21 Febbraio contro i campioni in carica (Foto: cdn0.vox-cdn.com)

Portland Trail Blazers (32-28, settimi a Ovest): una delle favole di questa stagione viene dalla RIP City, dove coach Stotts, candidato al premio di allenatore dell’anno, è riuscito a condurre i suoi Trail Blazers all’inaspettata settima piazza a Ovest. Portland sta mettendo sul campo un orgoglio straordinario, dimenticando gli smantellamenti del mercato estivo e i limiti oggettivi all’interno del roster. L’obiettivo è stupire ancora per raggiungere i Playoffs: nessuno, ma proprio nessuno, a fine Ottobre avrebbe solo immaginato un bilancio del genere. I numeri, in questo caso, parlano da soli: record di 9-2 a Febbraio, solo sette sconfitte in tutto il 2016 e un attacco da 103.6 punti a uscita. L’artefice di questa impresa è Damian Lillard, che ha alzato l’asticella da quando ha saputo di non essere stato convocato per l’All-Star Game: fare arrabbiare la point guard di Oakland non è mai una buona idea. Il 25enne, dopo l’alieno Stephen Curry, è in assoluto il giocatore più in forma di tutta la NBA con delle cifre che confermano la sua eccezionale continuità di rendimento: 29.8 punti e 6.9 assist nel secondo mese dell’anno, “trentelli” come se piovessero e il canestro che ogni sera sembra una vasca da bagno. L’emblema del periodo di fiducia del team e del suo leader è stato il magico incontro del 21 Febbraio contro Golden State: vittoria 137-105 davanti ad un pubblico in delirio, energia, cuore, cervello e un Lillard disumano da 51 punti, 9-12 da tre e 6 palle rubate. Il sogno continua.

Utah Jazz (28-30, noni a Ovest): la magia delle sette vittorie consecutive a cavallo tra la fine di Gennaio e l’inizio di Febbraio sembra svanita, anche se i Jazz continuano imperterriti a rimanere in corsa per il prestigioso ottavo posto nella Western Conference. Il 21 Febbraio è arrivata una sconfitta pesante, in ottica Playoffs, contro Portland e due giorni fa i disperati Nets hanno avuto la meglio nonostante un Gordon Hayward (20.0 punti di media) da solo sull’isola. La truppa di coach Snyder ha vinto due delle ultime sette uscite e un fattore rilevante è stato il “ritorno sulla terra” di Rodney Hood, che precedentemente aveva dato alla franchigia di Salt Lake City quel talento in più che tanto manca all’interno del roster. L’impressione che sta diventando una certezza è che Favors e compagni siano troppo attaccati alla difesa, nel senso che quando questa non funziona la squadra riesce raramente a trovare i mezzi offensivi per uscire fuori da un momento di difficoltà.

Piove sul bagnato a Denver. Gallinari, comunque, rientrerà per le ultime gare di stagione (Foto: Usa Today)

Piove sul bagnato a Denver. Gallinari, comunque, rientrerà per le ultime gare di stagione (Foto: Usa Today)

Denver Nuggets (23-36, dodicesimi a Ovest): il rientro in campo della franchigia del Colorado dopo la pausa è stato un vero e proprio disastro. Le quattro sconfitte nelle ultime cinque partite hanno definitivamente allontanato i ragazzi di coach Malone dai Playoffs e questa ultima parte di stagione servirà solo per provare a terminare nel modo meno imbarazzante possibile un’annata in cui è mancato l’aspetto più importante: la continuità, sia di gara in gara sia nell’arco dei 48 minuti. Nei quattro precedenti insuccessi, inoltre, Denver ha concesso la bellezza di 110.8 punti con una difesa che ha fatto acqua da tutte le parti. Come se non bastasse (piove sul bagnato, si dice…) si è infortunato il leader, il miglior realizzatore e uno dei pochi giocatori che ha reso sensato il 2015-16 nella Mile High City del basket: Danilo Gallinari (19.5 punti, 5.3 rimbalzi e 2.5 assist). L’italiano, durante il terzo quarto della sfida del 26 Febbraio a Dallas, si è fatto male alla caviglia destra; la distorsione è grave, c’è qualche legamento rotto e l’uomo da Graffignana dovrà rimanere ai box per circa 3-4 settimane. Intanto in casa Nuggets la “trade deadline” del 18 Febbraio ha portato qualche volto nuovo. Dopo circa due anni e mezzo il tiratore Randy Foye ha lasciato il gialloazzurro per andare ai Thunder al posto di Steve Novak, D.J. Augustin e due scelte al secondo giro del Draft NBA; il giorno dopo Novak e il lungo JJ Hickson sono stati tagliati e settimana scorsa è stato firmato l’esterno ex 76ers JaKarr Sampson, sophomore classe 1993.

Minnesota Timberwolves (19-41, tredicesimi a Ovest): A Minneapolis, nonostante qualche piccolo miglioramento (quattro “W” nella ultime dieci), la situazione non si smuove e per i deludenti T’Wolves è ormai tempo di pensare all’anno prossimo, dimenticando una stagione cominciata con grandi auspici grazie all’enorme talento a disposizione dello staff tecnico. Guardando i “Lupi” è difficile trovare qualcosa di positivo dal punto di vista del collettivo squadra, con un attacco indisciplinato e una difesa inesistente. La dirigenza, in questo periodo, è molto concentrata sul mercato: il veterano Andre Miller (nuovo giocatore di San Antonio) è stato tagliato ed è in corso una trattativa di fuoco per il buyout di Kevin Martin, che presto sarà free-agent (anche lui è seguito dagli Spurs). E’ ormai sempre più improbabile, invece, che coach Mitchell rimanga a Minneapolis anche nel 2016-17. In arrivo Tom Thibodeaou?


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