Prove da head coach per Ettore Messina

Prove da head coach per Ettore Messina

Se il vertice della Division non presenta sorprese, con San Antonio saldamente in testa e Memphis con un discreto margine che la mette al sicuro da rimonte (anche di Portland in ottica 5° posto ad Ovest, distante 4 gare) in attesa del rientro degli infortunati, Houston ha agganciato e superato una Dallas in caduta libera, ma che lotterà fino all’ultimo con i Rockets e i rimontanti Utah Jazz per gli ultimi due posti nella griglia playoff della Western Conference (con la poco allettante prospettiva di sfidare Golden State e San Antonio al primo turno).

SAN ANTONIO SPURS (58W-10L) Prosegue la marcia spedita degli Spurs, nonostante un piccolo intoppo ad Indianapolis (sconfitta 99-91) nella prima delle due gare da head coach di Ettore Messina vista l’assenza per motivi familiari di Gregg Popovich (nella seconda, facile vittoria a Minneapolis 91-116). Negli ultimi giorni i neroargento hanno ribadito, come se ce ne fosse bisogno, la loro voglia di titolo (Warriors permettendo) battendo all’AT&T Center prima Oklahoma City (93-85 contro i possibili/probabili avversari del secondo turno playoff) e poi i Los Angeles Clippers attualmente quarti ad Ovest (108-87). Nel mentre anche le vittorie contro Sacramento (104-94), Chicago (109-101) e Portland (118-110). E sabato in Texas arrivano i Warriors per la rivincita a campi invertiti della disfatta di fine gennaio.

MEMPHIS GRIZZLIES (39W-30L) Infermeria superaffollata in Tennessee. A Gasol (stagione finita), si sono progressivamente aggiunti Mike Conley jr, Zach Randolph, Chris Andersen, per 1 partita Matt Barnes e Lance Stephenson e soprattutto Mario Chalmers, che contro Boston (sconfitta 116-96) s’è rotto il tendine d’Achille ed è stato tagliato. Nonostante tutte queste assenze (rimpolpate dagli arrivi di Briante Weber, Ray McCallum, Alex Stephenson e Xavier Munford grazie anche a delle injury exception) e presentando un roster forse più adatto alla D-League che alla NBA, i Grizzlies hanno espugnato (con ancora Chalmers) il campo di Cleveland per 106-106 e vinto al supplementare contro New Orleans prima di crollare sotto i colpi di Atlanta (95-83), Houston (130-81), Minnesota (114-108) e Milwaukee (96-86). Il margine per difendere il quinto posto è ancora discreto e da fine mese in poi dovrebbero iniziare a rientrare gli infortunati (in primis Randolph, poi Conley mentre per Andersen i tempi potrebbero essere più lunghi).

Michael Beasley rinato in maglia Rockets?

Michael Beasley rinato in maglia Rockets?

HOUSTON ROCKETS (34W-34L) I Rockets guadagnano la settima posizione in griglia playoff (ma il vantaggio su Utah, nona, è di solo 1 gara), più per demeriti altrui (leggi sotto) che per meriti propri, visto che la stagione prosegue su una risicata sufficienza, piazzando colpi che sono nelle corde dei talentuosi texani (vedi le vittorie esterne a Toronto per 107-113 e a Boston per 98-102, interrompendo la striscia positiva casalinga dei Celtics) ma cadendo poi quando ci si aspetterebbe un minimo di continuità ad alto livello, per rilanciare le proprie ambizioni anche in ottica post season. Si leggono così le sconfitte a Chicago (108-100), a Charlotte (125-109) e quella casalinga contro i L.A. Clippers (106-122). Nel mezzo anche due facili vittorie a Philadelphia (104-118) e contro i rimaneggiatissimi Memphis Grizzlies (asfaltati 130-81). In tutto questo ha positivamente stupito il rendimento di Michael Beasley, che nelle sue prime 6 gare in maglia Rockets viaggia a 11,7 punti e 4,7 rimbalzi di media col 51,8% al tiro in soli 14,9 minuti. Che l’esilio cinese gli sia servito a mettere “la testa a posto”? Il talento non è mai mancato…

 

DALLAS MAVERICKS (34W-34L) Prosegue il crollo dei Mavs che sono stati appaiati in classifica dai Rockets ma virtualmente superati per via degli scontri diretti (1-2 al momento, ma dovranno affrontarli ancora una volta prima della fine della regular season). Nelle ultime due settimane, nonostante un Dirk Nowitzki in gran spolvero (viaggia a 18,3 punti di media in stagione) sono arrivate 5 sconfitte ed 1 sola vittoria (peraltro insperata a Charlotte, interrompendo con un 96-107 la striscia positiva degli Hornets) che portano il computo totale da gennaio in poi ad un insufficiente 15-21. Dallas è cosi scivolata dal 5° all’8° posto nella griglia playoff con solo 1 gara di vantaggio sui Jazz noni. Sconfitte arrivate oltretutto contro formazioni non irreprensibili come Denver (116-114 dts fuori casa), Detroit ed Indiana in casa (96-102 e 105-112 rispettivamente) oltre che con due potenze come Clippers (90-109 in casa) ed a Cleveland, dove due palle perse negli ultimi istanti del match hanno vanificato la rimonta dal -18 (finale 99-98). Coach Carlisle ha provato anche a mischiare un po’ le carte, varando un quintetto piccolo con Nowitzki centro e l’inserimento di Felton, ma il problema principale rimane il crollo delle prestazioni di Deron Williams. Ed il calendario non aiuta. I prossimi appuntamenti sono 2 volte contro Portland e 2 volte contro Golden State…

NEW ORLEANS PELICANS (25W-42L) I Pelicans, che non hanno più nulla da chiedere a questa stagione (questo da un mese abbondante almeno, a dir la verità), nelle ultime due settimane hanno dato dispiaceri solo a Sacramento, ben due volte: in casa per 115 a 112 e in California per 108-123. Per il resto solo sconfitte. In casa contro Utah (94-106) e poi nel tour esterno di 5 gare (conclusosi a Sacramento) contro Charlotte (122-113), Memphis (121-114 dts), Milwaukee (103-92) e Golden State (125-107). Nessuna vera imbarcata ma un “vorrei ma non posso” che ha caratterizzato tutta la stagione, dove il potenziale a disposizione non è stato completamente sfruttato, sia per una scarsa amalgama che per i ripetuti infortuni. Per ultimo quello che ha fermato nuovamente Eric Gordon, rifattosi male allo stesso dito che l’aveva tenuto lontano dal campo per oltre un mese. Per tamponare la sua assenza sono arrivati prima Orlando Johnson e poi Tim Frazier dalla D-League, firmati con contratti decadali.


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