Kawhi Leonard, concentrato sull'obbiettivo-anello (fonte: Soobum Im-USA TODAY Sports)

Kawhi Leonard, concentrato sull’obbiettivo-anello (fonte: Soobum Im-USA TODAY Sports)

Dopo il primo mese di regular season, iniziano a definirsi con maggior precisione gli equilibri all’interno della Southwest Division. L’atteso dominio di San Antonio trova conferme anche nelle cifre (secondo gradino ad Ovest) mentre il buon avvio di Dallas ha lasciato posto ad un leggero calo che però non toglie i texani dalla lotta playoff (5° al momento), sorpassati però in classifica dal “diesel” Memphis (4°). Dopo un tremendo avvio, inizia a carburare New Orleans mentre è crisi profonda a Houston dove neanche il sorprendente addio a coach McHale ha imposto il doveroso (per il potenziale a disposizione) cambio di marcia.

SAN ANTONIO SPURS (12W-3L) Le sei vittorie in sette gare dal precedente report hanno confermato gli Spurs al vertice della Western Conference, dietro solo agli imbattuti Warriors, nonostante qualche piccolo acciacco da parte di Manu Ginobili (anca) e LaMarcus Aldridge (caviglia), entrambe comunque già rientrati. Le 6W sono arrivate contro Philadelphia, Portland, Denver, Memphis, Phoenix e Dallas mentre l’unica sconfitta sul campo di New Orleans nella gara del rientro dall’infortunio, per i Pelicans, di Anthony Davis e sotto i 30 punti dalla panchina di Ryan Anderson. Offensivamente questi Spurs sono sempre più la squadra di Kawhi Leonard, 21,5 punti col 51,1% al tiro e il 45,1% da 3, il quale comanda un attacco nella media (99,4 punti per partita) ma soprattutto è il perno, insieme a Tim Duncan, della miglior difesa NBA, che concede appena 90,5 punti a gara agli avversari (che tirano col 42,3% dal campo).

MEMPHIS GRIZZLIES (9W-7L) I Grizzlies si sono rimessi sulla cartina dei playoff ad Ovest con una striscia di 6 vittorie in 7 gare nel periodo in cui non ci siamo sentiti, risalendo fino al 4° posto, nonostante l’assenza da alcune gare di Zach Randolph (ginocchio destro). I suoi minuti sono stati suddivisi soprattutto tra Jeff e JaMychal Green (con quest’ultimo salito a 6,9 punti di media), ma coach Joerger ha anche proposto per molti minuti quintetti small con l’accoppiata Chalmers-Conley contemporaneamente in campo, una combinazione che prima non poteva “permettersi” vista la poca qualità nel reparto. Le sei vittorie sono arrivate quasi tutte contro rivali dirette per i playoff (Portland, Oklahoma City, Houston e Dallas  in casa, Minnesota e ancora i Rockets fuori) mentre l’unica sconfitta è arrivata in casa dei leader divisionali di San Antonio. Da segnalare nella vittoria casalinga contro Harden & soci la tripla doppia di Marc Gasol: 16 punti, 11 rimbalzi e 11 assist.

DALLAS MAVERICKS (9W-7L) Dopo aver consolidato la loro posizione playoff con una striscia vincente di 6 gare iniziata con la partita contro i Clippers (descritta già nel precedente articolo) e proseguita con le affermazioni casalinghe contro Lakers e Jazz e quelle fuori casa a Houston, Philadelphia e Boston, i Mavs sono incappati in 3 sconfitte consecutive ad Oklahoma City, Memphis e San Antonio, tre top team della Western Conference. La striscia negativa ha consentito ai Grizzlies di agganciare in classifica i texani ma non ha sminuito il fin qui eccellente lavoro della truppa di Rick Carlisle che sta sfruttando una delle migliori stagioni in carriera (a livello qualitativo) di Dirk Nowitzki (i suoi “soli” 17,4 punti di media vanno rapportati al minutaggio, 29,7’. E sta tirando col 52,7% dal campo, 51% da 3 e 90,2% dalla lunetta) e la parziale rinascita di Deron Williams, ancora lontano dai fasti dei tempi di Utah, ma attestatosi sui 13,6 punti di media col 41,8% dal campo. I risultati per ora sono superiori a quanto dalla somma dei singoli giocatori ci si poteva aspettare, soprattutto viste le condizioni in cui approcciavano la stagione (Nowitzki non è più un ragazzino, Williams reduce da annate in costante calo, Parsons e Matthews appena usciti da infortuni gravi) ma la classifica parla chiaro e Dallas è “in the zone”.

J.B. Bickerstaff si è beccato la "patata bollente" della panchina di Houston (fonte: David Liam by Getty Images)

J.B. Bickerstaff si è beccato la “patata bollente” della panchina di Houston (fonte: David Liam by Getty Images)

HOUSTON ROCKETS (5W-10L) Rivoluzione in casa Rockets. Dopo un avvio di stagione a dir poco stentato (4 vinte e 7 perse), ben al di sotto delle aspettative dopo la finale di conference raggiunta lo scorso anno, la dirigenza ha deciso di separarsi da coach Kevin McHale, affidando la squadra fino a fine stagione al suo vice J.B. Bickerstaff. McHale lascia con un record complessivo di 193W-130L, il 59,8% di vittorie, primo di sempre per percentuale nella storia di Houston, pagando una difesa ai limiti dell’imbarazzante (106,8 punti subiti, la 3° peggiore della Lega, l’anno scorso erano stati 100,5) che un attacco troppo spuntato (nelle percentuali: 41,5%, quart’ultimi nella Lega) non riusciva più a coprire (99,7 la media punti quest’anno, 20° in classifica, contro i 103,9 del 2014-15). La scossa è arrivata nel debutto di Bickerstaff (108-103 dopo un supplementare contro Portland) ma il “momentum” è durato ben poco, viste le successive sconfitte contro Memphis (2 volte) e New York. E nell’ultima partita contro Memphis è anche venuta meno l’equazione Harden prolifico = vittoria, visto che i suoi 40 punti (oltretutto con buone percentuali: 12/19 al tiro e 11/11 dalla lunetta) non son bastati per la vittoria. Nelle precedenti 4 partite in cui il Barba era andato oltre i 35 punti i Rockets le avevano vinte tutte. Il nuovo “interim coach” ha  provato a mischiare un po’ le carte, spostando Ty Lawson in panchina con un minutaggio sempre più ridotto (con la promozione in quintetto di Jason Terry, visto che Beverley è rientrato dall’infortunio solo contro i Grizzlies) mentre il ritorno di Terrence Jones ha chiuso l’esperimento-Thornton in starting five. Ma anche questi aggiustamenti non sono stati sufficienti, alla luce anche del continuo scartamento ridotto a cui gira Dwight Howard (13,6 punti e 12,7 rimbalzi di media, ma ha già saltato 5 gare).

NEW ORLEANS PELICANS (4W-11L) Sembra finalmente iniziato anche il campionato dei Pelicans, con una ventina di giorni di ritardo. La formazione di coach Gentry nelle ultime 2 settimane ha un bilancio di 3 vinte e 4 perse, ancora insufficiente, ma decisamente in risalita rispetto all’1-7 di inizio stagione. “Registrata” un po’ la difesa (105,7 punti di media subiti nelle ultime 7 contro i 109,3 di media stagionali), i Pelicans da quando hanno recuperato dall’infortunio Anthony Davis sono in striscia positiva di 3 vittorie (contro San Antonio e due volte contro Phoenix) segnando 115,3 punti di media. Piacevole sorpresa di questo avvio di stagione è Ish Smith, che dopo tanto girovagare per la Lega, sembra aver trovato a New Orleans la propria dimensione e viaggia a 11,6 punti e 8,1 assist di media, giocando sia in alternanza che a fianco del play titolare Jrue Holiday, ancora in rodaggio dall’infortunio dell’anno scorso ma in costante progresso. E’ lui, insieme al sempre più solido Ryan Anderson (19,3 punti col 48,4% al tiro e 39,1% da 3), il cuore della second unit che nonostante le ancora pesanti assenze (Evans e Pondexter su tutti) sta aiutando gli uomini del quintetto ad impostare una lenta risalita in classifica.

 


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