Marc Gasol, uscito malconcio dal match contro Portland (fonte: Justin Ford-USA TODAY Sports)

Marc Gasol, uscito malconcio dal match contro Portland (fonte: Justin Ford-USA TODAY Sports)

Approfittiamo della pausa dell’All Star Game per fare il punto sulla prima parte della stagione, oltre che analizzare i fatti delle ultime due settimane.

SAN ANTONIO SPURS (45W-9L) Gli Spurs viaggiano col secondo miglior record dell’intera Lega e nelle ultime 2 settimane hanno ribadito il loro dominio con 4 vittorie (a Dallas, in casa contro i Lakers nell’ultima partita a San Antonio di Kobe Bryant e nelle due trasferte in Florida a Miami e Orlando che hanno dato il via al “Rodeo trip”) ed 1 sola sconfitta (nell’ultima partita, a Los Angeles, sponda Clippers, peraltro senza Leonard, a riposo per un problema al polpaccio sinistro). Tuttavia il bilancio della prima metà di stagione non è del tutto soddisfacente, a causa dei “tarli” instaurati nella testa dei giocatori dalle pesanti sconfitte in trasferta con Cleveland e soprattutto Golden State. Se la L patita in Ohio va a pareggiare la vittoria casalinga sui Cavs, la sconfitta di Oakland è stata fragorosa e potrebbe aver minato le certezze del sistema Spurs. La fluidità e velocità di esecuzione dei Warriors è in netta contrapposizione alla staticità ed al gioco a metà campo che è prerogativa degli uomini di coach Popovich. Siamo certi che San Antonio continuerà il suo dominio in regular season, guadagnando la seconda piazza ad Ovest nella griglia playoff, ma in post season riuscirà a far abbassare i ritmi di Golden State per imporre il suo gioco? In tanti se lo chiedono ed aspettano ansiosi una risposta a tale domanda dalla possibile (probabile?) finale della Western Conference (Oklahoma City permettendo). Intanto il mercato si è chiuso senza movimenti del roster mentre a livello dirigenziale gli Spurs hanno dovuto registrare il passaggio dell’assistant GM Sean Marks alla corte di Mikhail Prokhorov a Brooklyn.

MEMPHIS GRIZZLIES (31W-22L) Brutta tegola per i Grizzlies, che hanno perso per il resto della stagione il loro leader, nonché pivot titolare, Marc Gasol, che si è procurato una frattura al piede destro che lo terrà lontano dai parquet per 4-6 mesi (sono a rischio anche le Olimpiadi di Rio di agosto). Con la sua assenza Memphis probabilmente archivia il sogno di essere la mina vagante della seconda parte di stagione e soprattutto dei playoff, a cui dovrebbe comunque arrivare senza eccessivi problemi. L’infortunio, giunto nella sconfitta casalinga contro Portland (106-1125 dts), ha portato coach Joerger a spostare nell’ultima gara pre-ASG (facile vittoria a Brooklyn 90-109) Zach Randolph nel ruolo di centro con l’inserimento in ala grande di Jamychal Green ma in prospettiva si conta molto sul ritorno (prossimo) dell’infortunato Brandan Wright. Memphis è stata molto attiva anche in fase di mercato. Per tamponare il vuoto lasciato da Gasol, ha spedito a Charlotte Courtney Lee e soldi in cambio di PJ Hairston e 2 seconde scelte e, nel giro a tre con Miami, ha ricevuto Chris Andersen ed altre 2 seconde scelte. Birdman è decisamente sul viale del tramonto, ma una mano può ancora darla. Inoltre i due nuovi arrivi non peseranno sul salary cap futuro visto che sono entrambe in scadenza (come Lee, d’altronde). In extremis, poi, la dirigenza ha deciso di rinunciare a Jeff Green, spedito ai Los Angeles Clippers in cambio di Lance Stephenson e una prima scelta 2019. Scelta abbastanza indecifrabile, viste le prestazioni dell’ex Boston nelle ultime uscite e forse più dettata dai rumors di spogliatoi sugli atteggiamenti non troppo positivi di Green, giocatore comunque in scadenza di contratto. Memphis ci guadagna una prima scelta protetta e la possibilità di decidere il destino di Stephenson (che ha “solo” una team option per il 2016-17). Le prime voci parlavano della possibilità di un taglio immediato, ma coach Joerger si è invece espresso a favore di un inserimento in squadra del problematico giocatore.

DALLAS MAVERICKS (29W-26L) Presumiamo sia stata “benedetta” la pausa per l’All Star Game in casa Mavs, visto il periodo di appannamento vissuto dalla franchigia. Dopo il brillante avvio di stagione, infatti, i texani nel 2016 stavano viaggiando sotto il 50% di vittorie, accusando anche qualche acciacco fisico con Deron Williams, Zaza Pachulia e soprattutto Dirk Nowitzki, escluso dalla gara delle stelle per la seconda volta dal 2002 (la prima fu nel 2013). Qualche giorno di riposo certamente gioverà alla truppa di coach Carlisle, che subito prima della sosta aveva perso con San Antonio (90-116) e Utah (119-121 dts) in casa, andando invece ad espugnare il campo di Memphis (110-114 dts) nello scontro diretto con la rivale per il 5° posto ad Ovest. L’unico che forse che avrebbe preferito continuare a giocare è Chandler Parsons, parso completamente ristabilito dagli acciacchi dell’ultimo anno, che viaggia nell’ultimo mese a 20,3 punti di media (contro i 12,6 stagionali). Il mercato non ha portato novità al roster, anche se la dirigenza è vigile sul mercato dei giocatori divenuti free agent tramite buy out (David Lee e J.J. Hickson) o che potrebbero liberarsi entro l’1 marzo (Kevin Martin).

Tanti rumors per nulla: Dwight Howard rimarrà a Houston almeno fino a giugno

Tanti rumors per nulla: Dwight Howard rimarrà a Houston almeno fino a giugno

HOUSTON ROCKETS (27W-28L) La squadra più deludente della Division, in rapporto alle aspettative, è certamente Houston che, reduce dalla finale di Conference dello scorso maggio, si sta giocando con TrailBlazers e Jazz gli ultimi due posti in griglia playoff. Le tre sconfitte pre-ASG, di cui due con la diretta concorrente Portland (79-96 in casa e 116-103 in Oregon, inframezzate dalla L nella Baia contro Golden State per 123-110) hanno infatti spinto i Rockets all’ottavo posto, al pari di Utah. Il licenziamento di McHale non ha dato molti frutti e negli ultimi giorni di mercato si sono accavallate le notizie su Dwight Howard, che i rumors volevano lontano dal Texas per la seconda metà di stagione prima di sondare il mercato dei free agent in estate (il centro ha una player option che probabilmente non eserciterà), forti anche di presunti dissapori con il leader della squadra Harden. Alla fine, invece, non se n’è fatto nulla: il pivot non si è mosso (forse anche per la difficoltà di piazzare il suo stipendio da 22,3 milioni di dollari). Così come è rimasto il play Ty Lawson, acquistato in estate sperando in suo riscatto dopo le ultime deludenti stagioni a Denver (dentro e fuori il campo), anche se non si esclude la possibilità del taglio. Chi ha fatto le valigie, in direzione Detroit, sono Marcus Thornton e Donatas Motiejunas, ceduti in cambio di Joel Anthony e una prima scelta 2016. Ma Anthony ha fatto parte della storia della franchigia solo per pochi minuti, visto che è stato subito spedito a Philadelphia, insieme ad una seconda scelta futura, in cambio dei diritti sul lungo nigeriano Chukwudiebere Maduabum (scelto nel 2011 dai Lakers). In sostanza si è preferito alleggerire il monte salari senza effettuare quei movimenti che avrebbero potuto far svoltare la stagione dei Rockets.

NEW ORLEANS PELICANS (20W-33L) I Pelicans sono stati per diversi giorni sulla bocca di molti commentatori NBA, non tanto per le loro prestazioni sul parquet (peraltro un discreto 2-2 di bilancio nelle quattro gare disputate negli ultimi 14 giorni, con sconfitte a Cleveland ed Oklahoma City e vittorie a Minneapolis e in casa contro Utah) quanto per i rumors di mercato che hanno coinvolto Ryan Anderson. Il lungo tiratore è stato inserito in diverse trattative, ma quella più calda sembrava fosse Cleveland, che però non è stata in grado di formulare l’offerta giusta che stuzzicasse la dirigenza dei Pelicans, in cerca di giocatori giovani o scelte alte al primo giro. Col rischio di perderlo durante la prossima free agency, quindi, Anderson è rimasto e contribuirà a chiudere dignitosamente questa stagione avara di soddisfazioni, che doveva vedere Anthony Davis in lotta per il titolo di MVP e la squadra ai playoff. Gli infortuni hanno però pesantemente inciso sull’avvio di stagione (a proposito: Tyreke Evans si è operato nuovamente al ginocchio ed ha chiuso ufficialmente la sua annata) rendendo difficoltosa l’assimilazione della nuova filosofia di gioco voluta da coach Gentry. Sul fronte roster, quindi, l’unica notizia  è il rinnovo triennale (parzialmente garantito) di Bryce Dejean-Jones mentre è stato tagliato Jarnell Stokes.


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