Ottimo momento di forma per J.J. Barea

Ottimo momento di forma per J.J. Barea

Nell’ultimo report avevamo preannunciato cambiamenti di classifica per la Southwest Division, ma in realtà le squadre alle spalle dei lanciatissimi San Antonio Spurs stanno continuando a deludere (eccezion fatta per Dallas) e quindi il possibile sorpasso di Houston ai danni di Memphis non è avvenuto così come i Pelicans hanno ripreso il loro trend negativo di inizio stagione.

SAN ANTONIO SPURS (31W-6L) Se non ci fossero i Warriors, ora staremmo incensando la miglior squadra dell’NBA, quella col record immacolato in casa (21-0 che sale a 30 vittorie consecutive contando anche le ultime 9 della scorsa stagione), quella con la migliore difesa NBA (89,5 punti concessi) e quella che “asfalta” quasi tutti gli avversari, permettendosi comunque di lasciare a riposo, a turno, le proprie stelle, come avvenuto nell’ultima gara casalinga contro Utah (battuta 123-98) per Tony Parker e LaMarcus Aldridge. Negli ultimi 15 giorni gli Spurs sono caduti, inaspettatamente, solo nel match di Natale a Houston (88-84), rifacendosi però 8 giorni dopo nella città dell’Alamo per 121-103 nonostante un Tim Duncan (al rientro dopo 3 gare di assenza per un problema al ginocchio destro) che per la prima volta in carriera ha chiuso senza punti a referto (in 13 minuti). Coach Popovich può così permettersi di allargare le rotazioni a disposizione ottenendo ottimi riscontri dalla panchina dal veterano David West (titolare in assenza di Duncan) e dal rookie serbo Boban Marjanovic (5 punti e 3 rimbalzi di media) nel reparto lunghi e dell’altro rookie Johnatan Simmons (6,3 punti) nel settore esterni. Oltre a quelle già citate, le altre 4 vittorie sono giunte in casa contro Denver (101-86), Minnesota (101-95), Phoenix (112-79) ed a Milwaukee (98-123).

DALLAS MAVERICKS (21W-15L) I Mavs si consolidano al 5° posto nella virtuale griglia playoff con un brillante record di 5 vinte e 2 perse nelle ultime due settimane in cui hanno fatto anche scalpi eccellenti, primi tra tutti i temutissimi Golden State Warriors, arrivati però in Texas a ranghi ampiamente ridotti viste le assenze della stella Steph Curry, oltre che Barnes, Barbosa ed Ezeli. Nonostante questo, Dallas ha avuto il merito di sfoderare una prestazione al limite della perfezione come raccontano il 51,2% al tiro e ben il 51,9% da 3 (14/27) ed il 114-91 finale. In precedenza i texani avevano sconfitto Chicago (118-111), sulle ali del 7/8 dall’arco di J.J.Barea (record carriera) e Milwaukee (103-93) mentre l’euforia della vittoria sulla capolista, ha avuto un brusco risveglio con le sconfitte di Miami (106-82) e in casa contro New Orleans (98-105). La truppa di coach Carlisle ha però faticosamente ripreso la marcia contro Sacramento, caduta a Dallas dopo un doppio overtime e solo grazie ad un buzzer beater da 3 di Deron Williams, e successivamente restituendo lo “sgarbo” ai Pelicans espugnando il campo di New Orleans per 100-91.

MEMPHIS GRIZZLIES (19W-18L) Prosegue poco oltre il 50% di vittorie (51,4% al momento di chiudere l’articolo) la stagione di Memphis che non riesce ad infilare una striscia vincente che la proietti verso la metà alta della Western Conference. Negli ultimi 15 giorni coach Joerger ha dovuto ovviare all’assenza per 2 gare di squalifica di Matt Barnes (a causa di un litigio estivo con Derek Fisher, reo di frequentare la ex moglie di Barnes), riproponendo in quintetto Zach Randolph nella sconfitta in trasferta di Miami (99-90 dopo un supplementare) mentre già a Salt Lake City Z-Bo era tornato in panchina (con Tony Allen promosso titolare) non riuscendo ad incidere (8 punti e 5 rimbalzi) per evitare la “L” a Memphis (92-87 anche qui in overtime). In precedenza Memphis era caduta anche a Charlotte (98-92) rifacendosi agevolmente in casa contro i derelitti L.A. Lakers (112-96). L’alternanza di risultati è poi proseguita anche nelle trasferte di Portland (vittoria 78-91) e Oklahoma City (sconfitta 112-94), quest’ultima saltata da Mike Conley jr. a causa di un indolenzimento al tendine d’Achille. Al suo posto (pur partendo sempre dalla panchina) grande prestazione di Mario Chalmers (23 punti, 9 assist e 8 rimbalzi) che non è però bastata contro Durant&Westbrook. Da segnalare infine le “porte girevoli” per l’ultimo posto nel roster: dopo il taglio di Russ Smith e la firma di Ryan Hollins, lo stesso Hollins ha lasciato il posto all’esterno Elliot Williams.

Si avvicina la chiusura dell'avventura di Ty Lawson a Houston? (fonte: USATSI)

Si avvicina la chiusura dell’avventura di Ty Lawson a Houston? (fonte: USATSI)

HOUSTON ROCKETS (18W-19L) Continuano a “vivacchiare” i Rockets che difendono il loro posto in griglia playoff (addirittura settimi, nonostante un record negativo. Se confermato anche a fine stagione sarebbe un evento che non accade da almeno 15 anni) più per demeriti altrui che per meriti propri. Il potenziale, a Houston, ci sarebbe anche (vedi la vittoria casalinga di Natale contro San Antonio per 88-84), ma coach Bickerstaff non riesce ancora a trovare la “quadra” del cerchio, tra rotazioni ancora non ben definite, le precarie condizioni di salute di Dwight Howard che si ripercuotono su una difesa inesistente (105,5 punti subiti, 26mi in NBA) ed un attacco che vive troppo di soluzioni personali (18mi per assist a gara) anche se genera il 4° miglior attacco nella Lega (103,9 punti per partita). Nelle ultime 2 settimane i “Razzi” hanno inanellato anche una serie di 4 sconfitte consecutive (a New Orleans 110-108, in casa contro Atlanta 115-121 sprecando 19 punti di vantaggio e contro Golden State priva di Steph Curry 110-114 ed a San Antonio 121-103) prima di acciuffare 2 vittorie importanti in ottica post season contro Utah: 91-93 a Salt Lake City e 103-94 3 giorni dopo in casa. Nel frattempo Ty Lawson è stato punito dalla NBA con 3 gare di sospensione per l’arresto per guida in stato di ebbrezza della scorsa estate. Per lui, decisamente poco integratosi nel sistema dei Rockets Harden-centrico, l’ipotesi trade è sempre più d’attualità anche se in giro per la Lega le squadre disposte ad accollarsi un giocatore in netta parabola discendente non sono molte.

NEW ORLEANS PELICANS (11W-23L) Quando sembravano pronti a rilanciarsi, anche in un’eventuale ottica playoff, i Pelicans hanno inanellato una nuova serie di risultati negativi che li ancorano nuovamente nei bassifondi della Western Conference (attualmente al penultimo posto davanti solo ai Los Angeles Lakers e distanti 1 vittoria da Minnesota). Il recupero degli infortunati (infermeria pressochè svuotata, vi rimane solo Pondexter) aveva prodotto buoni risultati, ma  evidentemente la chimica è ancora da cementarsi, visto che New Orleans rimane la terzultima peggior difesa (al pari di Phoenix) con 106,2 punti subiti a gara a fronte di un attacco che produce “solo” 101,4 punti. La rinuncia a Ish Smith (sia per motivi salariali, sia per il rientro di Norris Cole) è probabilmente passata inosservata ma il play nativo di Charlotte è uno di quei giocatori che cerca prima l’assist e poi guarda il canestro ed aveva raggiunto una forte intesa con Anthony Davis. Dalla sua cessione il record dei Pelicans recita 2 vittorie (contro Houston 110-108 ed a Dallas 98-105) e 4 sconfitte (a Miami 94-88 dopo un supplementare, ad Orlando 104-89 ed in casa contro L.A.Clippers 89-95 e Dallas 91-100). Forse che in Louisiana inizino a pensare più al draft 2016 che a costruire qualcosa di buono in questa stagione?


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