Nowitzki, sesto miglior marcatore nella storia NBA (fonte: Mark J. Rebilas-USA TODAY Sports)

Nowitzki, sesto miglior marcatore nella storia NBA (fonte: Mark J. Rebilas-USA TODAY Sports)

Terzo report quindicinale della Southwest Division con posizioni ormai consolidate, anche se qualcosa sembra potersi muovere nel breve periodo. Memphis vive una piccola crisi d’identità ed è avvicinata da Houston, in lenta risalita. Anche a New Orleans il tempo sembra volgere al bello, dopo aver recuperato tutti gli infortunati. Ed intanto in vetta gli Spurs…

SAN ANTONIO SPURS (25W-5L) Percorso netto per gli Spurs negli ultimi 15 giorni dall’ultimo report. C’è da dire che gli avversari degli Speroni non erano di livello elevatissimo, salvo un paio di casi, ma oltre che a consolidare la classifica (secondi ad ovest alle spalle dei soli Golden State Warriors), queste 7 vittorie hanno contribuito a mettere “km nel motore”, che appare sempre più oliato, della perfetta macchina in mano a coach Popovich. Dopo aver superato in casa i derelitti Los Angeles Lakers (109-87), San Antonio ha dato una prima dimostrazione di forza dominando (103-78) ad Atlanta, prima di tornare nella città dell’Alamo e surclassare Utah (118-81). Contro Washington, pur con Tim Duncan tenuto a riposo, è arrivata invece la 23a vittoria consecutiva in casa (and counting), record franchigia che tiene conto delle ultime gare della stagione scorsa. La gara casalinga contro i Los Angeles Clippers era attesa come un importante banco di prova e tale si è dimostrata, anche se gli Spurs, dopo aver ripreso il comando della partita in avvio di ultimo quarto, sono rimasti costantemente in vantaggio ma con distacchi minimi fino al 115-107 finale. Grandi prove per Aldridge (doppia doppia da 26 punti e 13 rimbalzi) e Parker (21). Contro Indiana i texani hanno incrementato il loro record casalingo stagionale sul 16-0 annientando lo spauracchio Paul George, tenuto dal diretto avversario Kawhi Leonard a soli 7 punti con 1/14 al tiro e -12 di plus/minus mentre dall’altra parte lo stesso Leonard ha guidato i suoi dall’alto di 24 punti con 10/19 al tiro. La facile vittoria per 108-83 ha chiuso le “fatiche” prenatalizie degli Spurs.

DALLAS MAVERICKS (16W-13L) Periodo di appannamento nella stagione dei Mavs, che dopo il sorprendente avvio hanno collezionato un record di 3 vinte e 3 perse nelle ultime due settimane. I texani hanno alternato brillanti vittorie a cocenti sconfitte, a partire da quella casalinga contro Washington (111-114) che, trascinata da John Wall (26 punti e 16 assist) e Otto Porter jr (28), ha vanificato la tripla doppia di Raymond Felton (10 punti, 11 assist e 11 rimbalzi). Il pronto riscatto contro gli incostanti Phoenix Suns (104-94) è stato poi vanificato dalla vendetta perpetrata dall’ex Monta Ellis in quel di Indianapolis (107-81 per i Pacers). Tornati tra le mura amiche dell’American Airlines Center, i Mavs hanno sconfitto in un importante scontro diretto i Memphis Grizzlies (97-88) ma sono poi caduti a Toronto contro i Raptors, mandando su tutte le furie coach Carlisle per l’atteggiamento remissivo dei suoi titolari, tant’è che l’inutile rimonta che è valsa il 103-99 finale è giunta con i panchinari. Nella vincente trasferta di Brooklyn (119-118 dopo un supplementare) mancava invece il protagonista più atteso, quel Deron Williams che fino allo scorso giugno vestiva la casacca dei Nets (per lui un problema ad un tendine del ginocchio sinistro). La gara rimarrà comunque nella storia della franchigia texana poiché ha consentito a Dirk Nowitzki (autore di 22 punti) di superare Shaq O’Neal come sesto miglior marcatore nella storia dell’NBA (al momento è fermo a 28.609). Dopo Wesley Matthews, Rick Carlisle sta lentamente ritrovando anche Chandler Parsons, che nelle ultime 2 settimane viaggia in doppia cifra di media (10,8)

Mario Chalmers al suo primo ritorno da avversario a Miami (fonte: Mark J. Rebilas-USA TODAY Sports)

Mario Chalmers al suo primo ritorno da avversario a Miami (fonte: Mark J. Rebilas-USA TODAY Sports)

MEMPHIS GRIZZLIES (16W-15L) Periodo decisamente negativo per Memphis, che dopo il passaggio al sistema “small ball”, non sta ottenendo i risultati sperati e negli ultimi 15 giorni ha inanellato un record perdente di 3 vittorie e 5 sconfitte e, pur mantenendo il quinto posto nella momentanea griglia playoff, è ora incalzata ad 1 sola vittoria di distanza da Houston. Diversi sono i campanelli d’allarme per coach Joerger, in primis una tenuta difensiva che non è più quella granitica delle scorse annate e si ripercuote soprattutto sul record casalingo (9W e 6L). Il Fedex Forum non è più quel fortino (quasi) inespugnabile che garantiva certezze, come ben certificato dalla sconfitta contro i non irresistibili (almeno offensivamente) Charlotte Hornets, che hanno “banchettato” fino al 123-99 finale. Nella difficile trasferta di Miami (da citare il primo ritorno in Florida, da ex, per Mario Chalmers) le cose si stavano mettendo al meglio, ma il crollo nell’ultimo quarto (29-19 il parziale) ha portato in dote la sconfitta per 100-97. Dopo la vittoria contro Washington (112-95), sono quindi giunte due sconfitte: a Chicago, dove nello scontro tra i fratelli Gasol l’ex Pau ha avuto la meglio per 98-85, e a Dallas, L sanguinosa perché contro una diretta concorrente per un posto nella griglia playoff. Dopo le vittorie contro Indiana (94-84) e a Philadelphia (104-90) ecco un nuovo tonfo, questa volta nella Capitale, dove i Wizards vendicano la sconfitta di 9 giorni prima (100-91). La promozione in quintetto di Matt Barnes gli ha consentito di alzare il proprio rendimento (11,4 punti col 38,1% da 3 nelle ultime 2 settimane) ma non è stata corrisposta da un analogo andamento da parte di Zach Randolph, sceso nel medesimo periodo a 10,8 punti con 6,4 rimbalzi contro i 13,1 e 8,2 stagionali.

HOUSTON ROCKETS (15W-15L) Risale molto lentamente la china Houston che, nonostante qualche exploit (vedi la vittoria contro i Los Angeles Clippers per 107-97), sta perdendo molto terreno in questi primi due mesi di stagione regolare soprattutto con le squadre di medio-bassa classifica come Denver (114-108), Sacramento (107-97) ed Orlando (104-101) nelle ultime 2 settimane. I Rockets viaggiano comunque sempre intorno al 50% di vittorie che vale loro il 7° posto attuale nella griglia playoff, ma in rapporto al potenziale del roster stanno decisamente deludendo. Il positivo record di 4 vinte e 3 perse delle ultime due settimane è dovuto anche al doppio scontro vincente contro i derelitti Los Angeles Lakers (126-97 a Houston, 107-87 in California). Se la vena offensiva di James Harden è ormai consolidata (28,8 punti di media, ma col 42,1% al tiro e il 32,9% da 3), il coach ad interim Bickerstaff fatica a trovare continuità dal resto del roster. Per Dwight Howard i picchi di rendimento sono sempre più rari. Al suo fianco ormai parte stabilmente Clint Capela, che è atletico, ha ottime prospettive future, ma non garantisce ancora quella continuità ad alto livello che servirebbe per svoltare la stagione. Bocciato più o meno definitivamente l’esperimento Lawson (soppiantato in quintetto dal più funzionale, come spalla di Harden, Beverley) che è anche stato sospeso per 2 gare per motivi comportamentali, dalla panchina gli aiuti più concreti arrivano da Terrence Jones e Marcus Thornton, visto che anche Corey Brewer non sta ripetendo la brillante stagione passata.

NEW ORLEANS PELICANS (9W-19L) Al terzo report di Dailybasket registriamo il primo record positivo di New Orleans (4 vinte e 3 perse negli ultimi 15 giorni) anche se influenzato dall’aver affrontato quasi esclusivamente squadre dal record negativo (unica eccezione la trasferta di Chicago persa 98-94). Ma partendo dal fondo della classifica (o quasi, alle loro spalle ci sono solo i Los Angeles Lakers) si tratta pur sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno. Inoltre due delle quattro vittorie sono giunte fuori casa, sui campi di Utah (94-104) e Denver (125-130), e con una certa autorevolezza. A questi si sommano le vittorie interne contro Washington (107-105) e Portland (115-89) e le sconfitte a Portland (105-101) e Phoenix (104-88, unica vera disfatta nella serie). Fermo restando il rendimento del leader Anthony Davis (23,4 punti e 10,8 rimbalzi di media, tuttavia un gradino a quanto atteso in preseason), il buon periodo è dovuto soprattutto al rientro in pianta stabile di quasi tutti gli infortunati, in primis Tyreke Evans che ha potuto portare la sua ecletticità al servizio del gruppo, a maggior ragione potendo giostrare da playmaker titolare, visto che coach Gentry ha deciso di dare a lui le chiavi della squadra, retrocedendo al ruolo di sesto uomo Jrue Holiday. Parte stabilmente in quintetto anche Alonzo Gee, anche se il suo apporto offensivo è abbastanza limitato, ma la sua carica agonistica ed aggressività difensiva sono risorse utili prima di lasciar spazio ai più talentuosi Holiday o Ryan Anderson, su cui non si sono ancora spente le voci di trade.


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