Grande prova di squadra per gli Spurs contro Golden State (fonte: Erich Schlegel-USA TODAY Sports)

Grande prova di squadra per gli Spurs contro Golden State (fonte: Erich Schlegel-USA TODAY Sports)

Lo scontro diretto contro Golden State ha rilanciato le aspirazioni di titolo di San Antonio mentre Memphis cerca di difendere il proprio quinto posto in griglia playoff dall’assalto di Portland. Dallas e Houston se la vedranno fino all’ultimo con Utah per gli ultimi due posti mentre New Orleans, salutato per la stagione Anthony Davis, pensa al futuro.

SAN ANTONIO SPURS (63W-12L) Ci eravamo lasciati nell’ultimo report alla vigilia della sfida in Texas tra Spurs e Warriors, col dubbio se San Antonio sarebbe riuscita a rallentare i ritmi di Golden State. La risposta è stata, come in un celebre film, “si può fare”. Sacrificando Duncan, fatto partire in panchina stante l’assenza del dirimpettaio Bogut (c’era Green da finto centro), ed inserendo il più duttile Diaw, coach Popovich ha costantemente raddoppiato il pericolo pubblico n°1 Steph Curry costringendolo a soli 14 punti con 1/12 da 3 e bloccando quindi sul nascere la fonte del gioco dei californiani. Con l’altro “Splash Brother” Klay Thompson fermo a 15 punti e 1/7 dall’arco, Golden State è stata costretta ad una partita da 37,8% dal campo (25% da 3), soccombendo a rimbalzo 53-37. A ritmi bassi San Antonio ha così potuto giocarsela alla pari e portare a casa la W (87-79) che consente di proseguire la striscia di imbattibilità casalinga stagionale, giunta dopo le vittorie con Miami (112-88), Memphis (110-104) e New Orleans (100-92) a quota 38, migliorando il record di 37-0 della Chicago del 95-96. Nel mentre sono arrivate anche 2 sconfitte esterne, la prima a Charlotte (91-88) e la seconda ad Oklahoma City (111-92) gara appositamente scelta dal coaching staff per far riposare quasi tutto il quintetto base (out Leonard, Aldridge, Duncan, Parker ed anche Ginobili). I Thunder saranno infatti con tutta probabilità gli avversari al secondo turno dei playoff.

MEMPHIS GRIZZLIES (41W-34L) Prosegue il periodo di difficoltà per Memphis. Gli infortuni che hanno colpito la formazione del Tennessee (ancora out il leader Conley oltre a Gasol che ha terminato la stagione) ed un calendario tra i più complicati della Lega, stanno minando il finale di stagione dei Grizzlies, che rischiano di compromettere il 5° posto in griglia playoff (Portland è distante solo 1 gara e mezza). Le vittorie contro L.A. Clippers (113-102 nel giorno del rientro di Zach Randolph, decisivo con la prima tripla doppia in carriera) e a Phoenix (97-103) sono infatti state cancellate dalle sconfitte a Los Angeles, sponda Lakers (107-100 pur col ritorno di Chris Andersen), nel doppio confronto contro San Antonio (110-104 in Texas e 87-101 in casa) e contro Denver (105-109) al FedEx Forum. Il crollo verticale di marzo (perse 9 delle ultime 12 gare) se da un lato non dovrebbe compromettere l’accesso ai playoff, ha tolto la nomea di “mina vagante” che si era costruita la formazione nei primi mesi di stagione. Sul fronte roster, altro cambio in regia dove il pur positivo Briante Weber non è stato confermato ed al suo posto è stato firmato Jordan Farmar. Altri 10 giorni di contratto invece per Xavier Munford.

Dirk Nowitzki riuscirà a trascinare ancora una volta i Mavs ai playoff?

Dirk Nowitzki riuscirà a trascinare ancora una volta i Mavs ai playoff?

DALLAS MAVERICKS (37W-38L) Dallas rimane aggrappata al treno-playoff nonostante calendario ed infortuni stiano “remando contro”. La formazione di coach Carlisle ha infatti perso per il resto della stagione Chandler Parsons, che si è dovuto fermare definitivamente per un problema al menisco del ginocchio destro mentre gli infortuni all’inguine e agli addominali hanno tenuto fuori Deron Williams nelle ultime 4 partite, splendidamente sostituito, però, da J.J. Barea, esploso a 19,8 punti per gara in questo lasso di gare. I Mavs alternano prestazioni convincenti, come la vittoria casalinga in overtime 132-120 contro i TrailBlazers, a sonore ed inaspettate sconfitte come a Sacramento (133-111). Nel mezzo ci sono sconfitte “fisiologiche” (2 volte contro Golden State: 112-130 in casa e 128-120 in California ed a Portland 109-103) e vittorie sudate ma meritate (88-97 a Denver e 91-89 contro New York). La scarsità di atletismo della squadra, oltre ad un’età media abbastanza avanzata, erano i principali dubbi che affliggevano i pronostici sull’annata dei texani e stanno emergendo in questo finale di stagione. Nella corsa a 3 con Utah e Houston i Mavs non arrivano coi favori del pronostico, ma scommettereste contro il talento di Dirk Nowitzki?

 

HOUSTON ROCKETS (37W-39L) Che i Rockets abbiano deciso di non partecipare alla postseason? Questa l’impressione dopo le ultime due settimane di gare nelle quali i texani hanno alternato vittorie anche prestigiose, come contro le due squadre in vetta alla Eastern Conference (112-109 in casa contro Toronto e 100-106 a Cleveland, recuperando 20 punti di scarso contro i Cavs privi di James) e perso poi al Toyota Center lo scontro diretto per l’ottavo posto contro Utah (87-89) o altre sfide con squadre in lotta per i playoff ad est (104-101 ad Indianapolis e 100-103 in casa contro Chicago). Nel momento in cui era necessario cambiare marcia e lanciare lo sprint per la volata playoff, i Rockets hanno continuato sullo stesso trend della stagione, con un a difesa fin troppo allegra (111 presi ad Oklahoma City nella sconfitta 111-107, 109 incassati ad Atlanta nella sconfitta 109-97 nonostante i 30 punti di Beasley, altri 111 punti presi da Minnesota, pur in una vittoria per 116-111) ed un attacco altalenante, troppo legato alla verve di James Harden (costruttore e finalizzatore del gioco coi suoi 28,5 punti e 7,5 assist a partita) ed alla precisione dall’arco, con elementi che hanno “girato” a scartamento ridotto rispetto alla scorsa annata (su tutti Dwight Howard e Corey Brewer). A sei partite dalla fine della regular season lo scarto dal settimo/ottavo posto occupato da Dallas e Utah è di sola mezza partita, ma i segnali dati dalla compagine texana non sono per nulla positivi, nonostante il talento a disposizione nettamente superiore rispetto alle rivali.

NEW ORLEANS PELICANS (28W-47L) Record di 3 vinte e 5 perse nelle ultime due settimane per i Pelicans che stanno disputando questo ultimo scorcio di stagione con un roster zeppo di giocatori di seconda fascia o D-Leaguer, visto che l’intero quintetto titolare (Holiday-Gordon-Gee-Anderson-Davis) più i primi giocatori della panchina (Evans-Cole-Pondexter) sono tutti fuori per infortunio (Davis si è operato a spalla e ginocchio sinistri e starà fermo per almeno 3-4 mesi saltando così anche le Olimpiadi di Rio). Per questo motivo sono recentemente stati firmati con contratti di 10 giorni James Ennis e Jordan Hamilton, mentre Tim Frazier si è guadagnato la riconferma per il resto della stagione. Nonostante tutte queste assenze, i Pelicans sono riusciti a mettere a segno qualche “colpo” sconfiggendo L.A. Clippers (109-105), New York (99-91) e Denver (101-95) mentre le sconfitte contro Porland (112-117), Miami (99-113), Indiana (92-84), Toronto (91-115) e San Antonio (100-92) possono essere viste come un avvicinamento ad una miglior posizione di scelta nel prossimo draft di giugno e ad una prevedibile rifondazione del roster che probabilmente non passerà più per le mani del GM Dell Demps (al suo posto si mormora dell’arrivo di Joe Dumars).