Nessun problema l'inserimento di LaMarcus Aldridge in casa Spurs

Nessun problema l’inserimento di LaMarcus Aldridge in casa Spurs

Chiudiamo questo primo giro d’orizzonti sulle sei Division NBA con uno sguardo sulle prime 2 settimane di regular season della Southwest Division.

SAN ANTONIO SPURS (6W-2L) Pioggia di record per questo avvio di stagione in casa neroargento. Il trio Duncan-Parker-Ginobili ha superato quello Parish-Bird-McHale come più vincente nella storia della Lega. Gli ex-Celtics erano fermi a 540 vittorie. Inoltre il caraibico ha conquistato un altro prestigioso traguardo, superando le 953 W di John Stockton (ex play degli Utah Jazz) con la stessa casacca. Ora può mettere nel mirino il record di vittorie assoluto di Kareem Abdul-Jabbar (1.071, in mezzo anche Robert Parish con 1.014). Siamo comunque sicuri che questi numeri, seppur importanti, interessino molto relativamente a Duncan, concentrato com’è a cercare di mettersi al dito un sesto anello di campione NBA. L’avvio di stagione è stato tutto sommato in linea con le aspettative anche se può dar da pensare che le due sconfitte siano arrivate contro le uniche squadre da playoff incontrate dai neroargento (Oklahoma City al debutto e Washington, entrambe in trasferta), a discapito di 6 vittorie contro squadre “soft” (Brooklyn, Boston, NewYork, Charlotte, Sacramento e Portland). Intanto prosegue l’inserimento di LaMarcus Aldridge (acclamato dal suo ex pubblico nella gara contro i TrailBlazers) che già si attesta come secondo miglior marcatore con 16,1 punti di media (dietro Kawhi Leonard con 21,9: un’estate finalmente senza acciacchi gli ha decisamente giovato per l’ennesimo salto di qualità).

DALLAS MAVERICKS (4W-4L) Sorprende la momentanea seconda posizione in Division di questi ridimensionati Mavs. Anche se più per manchevolezze altrui (leggi sotto), a Dallas sono stati bravi ad approfittare delle opportunità che sono capitate loro, espugnando i campi di Phoenix e Lakers e sconfiggendo tra le mura amiche New Orleans e soprattutto L.A. Clippers, in occasione della prima visita a Dallas di DeAndre Jordan dopo il ripensamento estivo sull’accordo verbale con Mark Cuban. Le sconfitte contro gli stessi Clippers e New Orleans (fuori casa) e Toronto e Charlotte (in casa) si possono definire fisiologiche per una squadra arroccata ancora una volta intorno al suo leader Dirk Nowitzki (18,9 punti col 55,3% al tiro e 51,6% da 3 in 27 minuti) ma che soffre della non perfetta forma fisica di quelli che dovrebbero essere gli altri protagonisti del roster (Parsons, Matthews e Deron Williams). Sotto canestro si sta difendendo egregiamente Zaza Pachulia (9,9 punti e 9,5 rimbalzi pur con un rivedibile 38,2% al tiro) e sta emergendo il secondo anno Dwight Powell (10,8 punti e 7,5 rimbalzi col 54% al tiro), arrivato di “contorno” lo scorso anno nella trade per Rondo.

Houston si aggrappa al suo leader James Harden per risalire

Houston si aggrappa al suo leader James Harden per risalire

HOUSTON ROCKETS (4W-4L) Dopo il pessimo inizio di stagione (le 3 sconfitte consecutive, contro Nuggets, Warriors ed Heat, tutte con 20 punti di scarto sono un record per la NBA, con l’aggravante di essere passati dal +21 al -20 a Miami) la prestigiosa vittoria contro Oklahoma City ha rappresentato una svolta per i Rockets che hanno poi battuto anche Orlando (in OT), Sacramento e soprattutto hanno espugnato lo Staples Center, casa dei L.A. Clippers, prima di un’inopinata sconfitta casalinga contro i fin lì sempre sconfitti Brooklyn Nets. La rinascita, comunque, ha un nome e cognome: James Harden. Per risolvere i problemi di adattamento col nuovo compagno di reparto Ty Lawson, coach McHale ha ridato la palla in mano al proprio leader che è tornato a segnare come lo scorso anno (46 e 43 punti in back to back contro Kings e Clippers) e dopo un avvio da 18 punti di media col 22,2% al tiro (e 9,3% da 3) nelle prime 3 gare, si attesta ora a 28,9 punti col 37,6% e 24,7% da oltre l’arco. I Rockets soffrono ancora dal punto di vista infortuni (come la scorsa stagione) visto che Motiejunas non ha ancora recuperato, Terrence Jones è rientrato contro i Nets dopo alcune gare di assenza e Dwight Howard fa dentro e fuori dall’infermeria per la schiena. Per questo era stato firmato Chuck Hayes, che però è già stato rilasciato, visto che la soluzione con Trevor Ariza da ala grande e l’inserimento in queintetto di Marcus Thornton sta iniziando a dare i suoi frutti. Prezioso anche l’apporto del secondo anno Clint Capela (8,6 punti e 6,6 rimbalzi) per tamponare le assenze di Howard mentre la presenza di Lawson ha drasticamente ridotto l’incidenza di Jason Terry e Patrick Beverley.

MEMPHIS GRIZZLIES (3W-6L) “Solito” inizio di stagione (= sconfitta) per i Grizzlies che sono 1-14 negli opener negli ultimi 15 anni. Il -30 contro Cleveland però non è il punto più basso di questo avvio per i ragazzi del Tennessee, visto il -50 incassato ad Oakland contro Curry&soci. I “brodini” delle vittorie ad Indianapolis e contro Brooklyn e Sacramento non hanno però aiutato a svoltare viste le sconfitte patite a Portland, Salt Lake City, Los Angeles sponda Clippers e di nuovo Golden State, questa volta in casa (“solo” di 16). Per struttura, la squadra è un diesel e la qualità non manca, ma è necessario rimettersi presto in carreggiata per non perdere troppo terreno nel selvaggio West. Coach Dave Joerger per cercare di trovare una soluzione ha promesso un accorciamento delle rotazioni, ma attualmente il problema sta nelle percentuali che parlano di un 46,9% al tiro nelle vittorie e 36,5% nelle sconfitte e l’assenza di un go-to-guy affidabile sul perimetro si sta rivelando un problema, visto che finora Marc Gasol non sta ripetendo la stagione (o quantomeno l’avvio) da MVP dell’anno scorso (comunque 14,7 punti e 6,3 rimbalzi di media finora tirando col 41%) ed il suo “gemello” Zach Randolph non fa molto meglio (14,8, 8,7 e 49,6% rispettivamente). Sul perimetro il faro è Mike Conley (12,7 punti) ma anche i suoi assist possono poco se Memphis langue all’ultimo posto NBA nella percentuale da 3 col 25,8%. Per questo motivo la dirigenza s’è mossa sul mercato intavolando uno scambio con Miami che ha portato in Tennessee Mario Chalmers e James Ennis in cambio di Beno Udrih e Jarnell Stokes. Basterà per invertire la tendenza?

Avvio di stagione complicato per Davis e i suoi Pelicans

Avvio di stagione complicato per Davis e i suoi Pelicans

NEW ORLEANS PELICANS (1W-7L) Molta sfortuna nell’avvio di stagione dei Pelicans. Con un’infermeria super affollata (out Evans, Cole, Perkins, e Pondexter. Asik è appena rientrato per lasciare il posto ad Anthony Davis. Holiday viaggia ancora a mezzo servizio) ed un nuovo sistema di gioco da integrare, New Orleans ha inanellato una serie di 6 sconfitte consecutive (2 contro Golden State, poi contro Portland, Orlando, Atlanta e Dallas) prima della W casalinga contro i Mavs e della nuova L ad Atlanta. Prima dell’infortunio all’anca, lo stesso Davis non aveva iniziato la stagione sugli standard a cui lo si aspettava ma la nuova filosofia di gioco portata da coach Gentry ha allontanato “The Brow” dal canestro, stimolandolo ad allargare il suo raggio d’azione fino all’arco dei 3 punti (dove tira col 33,3%) ma facendogli perdere qualcosa nel pitturato, sia a livello rimbalzi (ne cattura comunque 9 di media) che di percentuali (47,5% il totale al tiro). L’adattamento, su stessa ammissione di Gentry, deve comunque essere reciproco (Davis al sistema e viceversa), per non snaturare una forza della natura come l’ex Kentucky University (che, comunque, si attesta sui 24 punti di media). L’esperimento Nate Robinson è durato lo spazio di 2 partite prima del taglio (al suo posto sono arrivati Toney Douglas, Ish Smith e Jimmer Fredette) ed anche gli avversari ci hanno messo del loro in questo avvio: nelle due sconfitte contro i Warriors Steph Curry ha messo 93 punti in totale mentre contro Portland è arrivato il career-high di C.J. McCollum (37). Fortunatamente qualche nota positiva c’è e risponde ai nomi di Ryan Anderson (17 punti e 7,8 rimbalzi col 45,2% al tiro e 36,4% da 3) ed Eric Gordon, che sembra finalmente sano e viaggia a 18,8 punti col 40,3% dal campo e 39,4% dall’arco.


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