Kyrie Irving, decisivo per la vittoria di Cleveland (fonte: Ezra Shaw/Getty Images)

Kyrie Irving, decisivo per la vittoria di Cleveland (fonte: Ezra Shaw/Getty Images)

Golden State Warriors – Cleveland Cavs 97-112 (serie 3-2)

Cleveland espugna la Oracle Arena con una partita ai limiti della perfezione (53% al tiro contro il 36,4%), trascinata dal suo leader naturale (James) e da quell’altro fenomeno di Kyrie Irving che si consacra definitivamente nell’Olimpo delle stelle NBA con una prova da 41 punti con soli 24 tiri (17/24 al tiro, di cui 5/7 da tre, 6 assist ed anche 4 palle perse), risultando decisivo ogni qual volta che i Warriors si riavvicinano e firmando con 7 punti consecutivi il parziale di 13-4 che sigilla definitivamente la partita a 3’22” dalla fine.

In casa Golden State si sente tremendamente l’assenza dello squalificato Draymond Green, più in difesa che in attacco dove tuttavia i padroni di casa sparano a salve, nella ripresa, proprio con la loro arma prediletta, il tiro da 3 (dopo l’11/21 del primo tempo, arriva un “gelido” 3/21 nel secondo, che fa precipitare la percentuale complessiva al 33,3% contro il 41,7% dei Cavs, 10/24). Klay Thompson è l’unico a salvare la baracca. Tibra 37 punti, di cui 18 nel solo secondo periodo, tirando 11/20 (6/11 da tre) sembrando in diverse situazioni l’unico ad essere pericoloso per la difesa ospite. L’MVP della regular season Steph Curry stecca invece ancora una volta, nonostante i 25 punti, ottenuti però con 21 tiri (8/21 di cui 5/14 da 3), fallendo tutti i palloni che avrebbero potuto rimettere in carreggiata i Warriors nella ripresa.

Steve Kerr parte con Andre Iguodala in quintetto e il veterano risponde presente con 15 punti, 11 rimbalzi e 6 assist ed una difesa aggressiva su James. Ma anche lui, come tutti i compagni, si spegne col passare dei minuti, quando viceversa LeBron James sale di giri. Per il “Prescelto” una prestazione “monstre” da 41 punti, 16 rimbalzi, 7 assist e 16/30 dal campo, ritrovando anche il tiro da 3 che finora aveva latitato (4/8). Nella storia delle Finals mai due compagni di squadra avevano segnato almeno 40 punti a testa nella stessa gara.

Klay Thompson, ultimo (unico?) baluardo per Golden State (fonte: Thearon W. Henderson/Getty Images)

Klay Thompson, ultimo (unico?) baluardo per Golden State (fonte: Thearon W. Henderson/Getty Images)

Il primo tempo è molto equilibrato, con vantaggi massimi di +6 per i Warriors e +4 per i Cavs e si arriva infatti all’intervallo lungo sul 61 pari, con Thompson a quota 26 punti da una parte e dall’altra James a 25 e Irving a 18. Cleveland dà una prima spallata al match toccando la doppia cifra di vantaggio poco dopo la metà del terzo quarto (85-75). Coach Kerr prova anche la strada dell’Hack-a-Thompson (Tristan), ma la tattica paga solo parzialmente i suoi dividendi (complessivo 4/10 ai liberi per il lungo) visto che dall’altra parte le polveri sono bagnate ed il divario non scende mai sotto un effimero -6. Curry batte un colpo in avvio di ultima frazione, ma dall’altra parte Irving e James sono implacabili e piazzano il parziale che chiude definitivamente il match.

 

Si torna quindi a Cleveland per gara6 in programma nella notte tra giovedì e venerdì. Golden State recupererà Green ma richia di non avere Bogut, uscito ad inizio ripresa per un’iperestensione del ginocchio sinistro che sarà sottoposto nelle possime ore ad accertamenti. I Warriors hanno già vinto in Ohio e lo scorso anno conquistarono il titolo proprio in gara6 in trasferta. Ma per riprovarci avranno bisogno di un contributo più consistente da Curry e anche delle seconde linee (stanotte Barnes 5 punti con 2/14 al tiro, Speights 0 con 0/6) . Cleveland non può sperare in un’altra gara simile dal duo Irving-James, ma conta di avere qualcosa in più da Kevin Love (solo 2 punti e 3 rimbalzi con 1/5 al tiro in gara5).


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