Oklahoma City Thunder-Golden State Warriors: 111-120 (3 a 2 nella serie).

Davanti al caldissimo pubblico di Oakland, Golden State risorge dalle proprie ceneri portando a casa gara 5 e accende un lumicino di speranza in vista di una più che mai complessa gara 6, in cui si tornerà a Oklahoma. Nella partita da ultima spiaggia per i Warriors, a rivelarsi decisiva è, ancora una volta, la capacità di Steve Kerr nel mescolare le carte e proporre un’approccio tattico del tutto diverso rispetto alle ultime uscite (e rispetto all’ultimo biennio), improntato sul “Go Big or Go Home“. Dopo aver subito infatti, in gara 3 e 4, le continue scorribande nel pitturato da parte degli esterni di Oklahoma e aver sofferto la sua stessa arma prediletta, ossia la Small Ball praticata da coach Donovan, Golden State muta il proprio assetto concedendo molto più spazio a Andrew Bogut, in campo per 30 minuti e autore di un’eccellente 15 + 14 rimbalzi. Oklahoma, di contro, realizza solamente 30 punti dentro l’area (contro i 55 di media messi a segno nelle due precedenti gare) con Durant e Westbrook capaci sì di metterne 71 in due (rispettivamente 40 e 31), ma paradossalmente limitati a un negativo 38% dal campo dalla difesa dei Warriors, apparsa più organizzata e aggressiva nel proteggere il ferro. A fare la differenza sono poi le panchine, con quella dei Thunder che ha solo tredici punti dai vari Kanter, Foye e Waiters (addirittura “zero” per lui) e quella dei Warriors in grado invece di produrne ben trenta, guidata da un sorprendente Marreese Speights (14 a referto, con due giocate fondamentali nell’ultimo periodo).

Rispetto al resto della serie, gli Splash Brothers (Curry 31 con 9/20 dal campo e Thompson 27) ritrovano finalmente la giusta concretezza, dando segnali importanti a livello di presenza e mettendo la “zampata” decisiva in tutti i frangenti in cui i Thunder hanno cercato di riavvicinarsi. Ora si volta pagina verso una gara 6 che si profila alla stregua di una battaglia campale, in una Chesapeake Arena che sarà il solito inferno, ma che stavolta si troverà di fronte dei Warriors sicuramente meno disposti a soccombere e pronti a giocarsela con risorse anche inaspettate.