Al-Farouq Aminu, protagonista a sorpresa contro Golden State (fonte: Steve Dykes/Getty Images)

Al-Farouq Aminu, protagonista a sorpresa contro Golden State (fonte: Steve Dykes/Getty Images)

Gare3 di senso opposto nelle semifinali della Western Conference. Portland difende il fattore campo ed approfittando della perdurante assenza di Curry accorcia la serie contro Golden State. San Antonio invece si riprende subito il fattore campo perso in gara2 e alza la voce contro Oklahoma City.

Golden State Warriors (1) – Portland Trailblazers (5): 2-1

Portland riapre la serie contro Golden State vincendo gara3 al Moda Center con una prestazione ai limiti della perfezione, colpendo i Warriors sul loro campo di caccia preferito, il tiro da 3, dove chiude con il 56,7% (17/30) contro un comunque egregio 48,3% (14/29) degli avversari. Gli ospiti partono forte e trascinati dai 18 punti di Klay Thompson (finirà con 35 con 14/28 al tiro) chiudono il primo quarto avanti 28-22. La riscossa dei TrailBlazers è guidata da Al-Farouq Aminou che con una partita al limite della perfezione (23 punti con 8/9 al tiro conditi da 10 rimbalzi) suona la carica per i suoi con 11 punti nel solo secondo quarto in cui l’inerzia della partita viene ribaltata fino al 58-46 dell’intervallo lungo. La costante spina nel fianco dei Warriors si chiama però Damian Lillard: 25 punti alla pausa, 40 alla fine con 14/27 al tiro di cui 8/13 da 3 e pure 10 assist, infilando tutte le triple che ricacciano indietro Golden State ogni volta che Draymond Green (spaziale pure lui, con 37 punti con 13/23 al tiro con 8/12 dall’arco a cui aggiunge i “soliti” 9 rimbalzi e 8 assist) e soci tentano di rialzarsi dal -20 in cui sono sprofondati ad inizio ultimo quarto (105-85 a 7’20” dalla fine). Ma questa volta Portland si dimostra più squadra dei campioni in carica, che ottengono ben poco dai giocatori che non si chiamano Thompson o Green (Livingston questa volta non punge, nonostante i 10 assist, Iguodala è deleterio con 0/5 al tiro, Barnes si vede poco e Bogut viene impiegato12 minuti scarsi). Per i TrailBlazers ci sono invece i 22 punti di McCollum e i 10 di Crabbe dalla panchina da cui si alzano anche i produttivi Gerald Henederson (8 punti anche se con solo 2/8 al tiro) e Ed Davis (con una quasi doppia doppia da 8 punti e 10 rimbalzi). Anche al primo turno i Warriors avevano ceduto gara3 sul campo di Houston prima di dominare la decisiva gara4. Portland si è dimostrata sicuramente più agguerrita di quei Rockets ed è imbattuta finora in casa nei playoff. Golden state ha però un “jolly” da giocarsi. E si chiama Steph Curry, che prima della palla a due ha svolto il riscaldamento destando buone impressioni. Chissà se coach Kerr vorrà “giocarselo” subito o concedere qualche giorno in più al suo MVP in pectore prima di rigettarlo nella mischia.

Tony Parker decisivo in gara3 (fonte: Ronald Martinez/Getty Images North America)

Tony Parker decisivo in gara3 (fonte: Ronald Martinez/Getty Images North America)

San Antonio Spurs (2) – Oklahoma City Thunder (3): 2-1

San Antonio riconquista il fattore campo espugnando Oklahoma City in gara3 per 100-96 in una partita quasi sempre condotta. Gli Spurs, ancora una volta trascinati da Leonard (31 punti, 11 rimbalzi, 9/17 al tiro e la solita arcigna difesa) e Aldridge (questa volta più impreciso rispetto ai primi 2 episodi della serie, 8/21 al tiro, ma comunque 24 punti e 8 rimbalzi), trovano il fondamentale contributo di Tony Parker che, dopo i soli 9 punti totale delle prime 2 gare, sfodera una prestazione da 19 punti, conditi da 8 rimbalzi e 5 assist, con 7/14 al tiro di cui 3/6 dall’arco. E’ lui a scompaginare i piani del team di Donovan nella ripresa, a dare il là all’allungo decisivo a 5’ dalla fine quando Oklahoma City aveva rimesso la testa avanti (85-83) ed a segnare i 2 liberi del +4 a 18” dalla fine dopo il fondamentale rimbalzo offensivo di Leonard. Qui i Thunder impiegano ben 14” prima di trovare una conclusione vincente con Waiters e Leonard si limita a segnare i liberi del definitivo 100-96 a tempo ormai scaduto. Decisiva ancora una volta la difesa dei texani, che ha tenuto gli avversari sotto i 100 punti (come in tutte le gare di questi playoff, finora) col 41,5% al tiro e il 33,3% dall’arco con Westbrook che ha sì sfiorato l’ennesima tripla doppia (31 punti, 9 rimbalzi e 8 assist) ma ha sparacchiato un rivedibile 10/31 dal campo, assumendosi nel post partita le colpe della sconfitta, ammettendo di dover coinvolgere maggiormente i compagni. Kevin Durant ha fatto il suo, con 26 punti e 10/18 al tiro, ma il resto della truppa è stato poco pericoloso, come da “tradizione”. Anche lo stesso Serge Ibaka, che ha pur chiuso con 15 punti, ha segnato solo dall’arco (con un ottimo 5/6 peraltro) ma tra lui, Adams (che non svetta per talento offensivo) e Kanter si assommano solo 9 conclusioni all’interno dell’arco (3 a segno, tutte del turco). Va bene il discorso di allargare il campo, ma senza pericolosità sotto le plance le difese possono concentrarsi sul perimetro ed i lunghi portare costantemente raddoppi sulle penetrazioni. Il talento ai Thunder non manca, ma San Antonio rimane favorita nella serie e in gara4 cercherà di dimostrarlo ulteriormente.


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