Macchina del tempo. Viaggio abbastanza breve: andiamo fino al 16 marzo 2018, poco più di un anno fa, allo Spectrum Center di Charlotte. I carneadi Jairus Lyles e K.C. Maura scrivevano la storia del Torneo NCAA con la loro piccola UMBC, acronimo di University of Maryland and Baltimore Country: i Golden Retrievers sono appena riusciti nell’impresa di eliminare la testa di serie numero 1 del proprio Regional, la prima in assoluto dell’intero tabellone, con il ticket numero 16 dopo 135 sconfitte nella storia; la classica Cinderella Story che ha sconvolto i cuori degli appassionati di pallacanestro. Ma guardiamo dall’altra parte, a coloro che nella storia ci sono entrati dalla parte sbagliata. È partendo da lì, da quella cocentissima delusione, che i Virginia Cavaliers hanno ricostruito fino ad alzare il trofeo NCAA 2019.
La squadra di Tony Bennett ha avuto ragione di Texas Tech nella fantastica cornice della U.S. Bank Stadium di Minneapolis, che ospitava più di 72mila persone. Una partita ruvida, andata molto a strappi, ma nel complesso i Cavaliers hanno giocato una pallacanestro offensiva migliore. Perché a sfidarsi erano due delle migliori difese dell’intero basket universitario; a fare la differenza all’inizio è stato il ritmo imposto dal due Kyle Guy – Ty Jerome, che hanno permesso alla propria squadra di condurre le operazioni dalla palla a due (Guy è stato meritatamente nominato MOP delle Final 4). Nel mentre, la sfida tra i due prospetti NBA non si accendeva: sia De’Andre Hunter che il go-to guy dei Red Raiders Jarrett Culver sbattevano ripetutamente contro il ferro (2/15 complessivo nel primo tempo). Texas Tech ha sbagliato 10 delle prime 11 conclusioni e sul 17-7 ha ritrovato il tiro da tre punti con il veterano Francis e il freshman Edwards a dar manforte a Davide Moretti, autore di una partita da veterano, per rimettere in piedi il match. Nel secondo tempo Hunter, allenato da un’ex conoscenza italiana come Sean Colson, inizia a salire di tono, sfruttando al meglio le attenzioni della difesa sul duo Jerome-Guy e colpendo in maniera fragorosa quando chiamato in causa. Tech rimane sempre in partita, con qualche sprazzo di Culver qua e là; negli ultimi due minuti dopo un lungo inseguimento, la tripla di Moretti scrive il -1. TT difende al meglio con Odiase che stoppa Hunter, poi Culver firma il vantaggio con un numero sul diretto avversario. Vantaggio che a 21’’ dal termine aumenta con i due liberi di Odiase fino ad un possesso pieno. Ma la squadra di Beard si suicida difendendo male su Jerome; Culver va in aiuto sul lato debole e viene punito col pallone che arriva ad Hunter in angolo, che firma il pari a quota 68. Culver ha due chance per riscattarsi, ma prima sbaglia il tiro, poi viene stoppato da Key sulla sirena per il supplementare.
Che rivede, nei primi minuti, Matt Mooney protagonista, con cinque punti ai limite dell’assurdo. I Red Raiders sembrano avere la forza per portarla via, ma un fallo fischiato a Moretti su Guy (in realtà toccato da un suo compagno di squadra) cambia l’inerzia. Hunter, ancora dall’angolo, segna la tripla del +2 mettendo il punto esclamativo sulla sua gara, poi Jerome lucra due liberi fondamentali a 40’’dal termine segnandoli entrambi. Francis sbaglia la tripla del riavvicinamento, e da lì diventa una passerella per Virginia. Che ha avuto anche un po’ di fortuna nel corso del suo torneo, componente che aiuta sempre: Carsen Edwards e la sua Purdue già pregustavano le Final 4 prima del canestro sulla sirena di Diakite, e Auburn era praticamente in finale fino a 10’’ dalla sirena lo scorso sabato. Ma Virginia era in credito con la storia: questa volta doveva entrarci dalla parte giusta.