Mike Krzyzewski non è solo uno degli allenatori più importanti ed amati al mondo, capace di essere il coach più vincente di tutti tempi al college e di aver condotto Duke a 4 titoli NCAA, 11 final four oltre a due medaglie d’oro olimpiche con la nazionale americana. Coach K è un uomo speciale, dotato di un carisma naturale e coinvolgente, un uomo ricco di principi, padre di famiglia esemplare ed uomo caritatevole come dimostra il suo impegno con l’Emily K Center, dedicato a sua madre, un centro sociale che aiuta i ragazzi bisognosi a migliorare a scuola per assicurare loro un’istruzione ma pure il Duke Children’s Hospital, il Children Miracle Network ed il V Foundation (dedicata all’indimenticabile Jim Valvano) per la ricerca sul cancro). Un uomo capace di parole profonde che vanno oltre agli schemi di gioco e per Dailybasket è un incredibile onore averlo potuto intervistare.
Coach Krzyzewski, lei ha passato un’altra fantastica estate con Team USA vincendo il suo secondo oro olimpico consecutivo. Come ha rivitalizzato il programma dopo i disastri di Indianapolis e di Atene nel 2004? Il suo rapporto con le stelle della NBA è incredibile, qual è il suo segreto? E continuerà ad allenare la nazionale americana?
“Non continuerò ad allenare la nazionale però penso di continuare a fare parte dell’organizzazione e mi offrirò ad aiutarla in ogni modo per aiutare USA Basketball a rimanere il miglior programma internazionale al mondo. Sinceramente Ho trovato i giocatori NBA straordinariamente allenabili. Abbiamo sviluppato un grande rapporto come conseguenza di una comunicazione aperta ed onesta che ha funzionato da entrambe le parti. Ho imparato da loro più d quanto loro hanno imparato da me, ne sono sicuro”
Come questa esperienza olimpica ha avuto un impatto sul programma di Duke? Durante il reclutamento è cambiata la percezione nei confronti dell’università da parte dei migliori talenti? Collaborare con allenatori come D’Antoni, Boeheim e McMillan ha cambiato in qualche modo le sue idee tattiche?
“Far parte di USA Basketball mi ha reso un allenatore migliore. Avevo un incredibile staff e sono stato in grado di prendere qualcosa da ogni coach che vorrei incorporare in quello che facciamo a Duke. Come impatto sul programma di Duke ciò aiuta principalmente perché sono ora un coach migliore grazie all’esperienza internazionale accumulata vedendo l’approccio alla partita di altre nazioni ed allenatori”
Vi sono stati alcuni giocatori europei a Duke, Pocius e Czyz non hanno avuto molto spazio nei Blue Devils ma stanno avendo un buon impatto a Madrid e Roma. Cosa ne pensa dei giocatori europei e di cosa necessitano per essere giocatori importanti nella NCAA?
“I giocatori europei stanno avendo un grande impatto nel nostro sport, lo si nota soprattutto nella NBA. A livello di college ne vedremo sempre di più. Il livello della pallacanestro sta crescendo in tutto il mondo. Il basket giocato al college è un poco differente ed i giocatori europei qualche volta necessitano di un po’ di tempo per adattarsi, è lo stesso che capita ai giocatori americani quando hanno il primo impatto con il basket internazionale.”
Nel passato lei rinunciò ai “One and done” e vinse il titolo NCAA con un gruppo che crebbe durante i canonici quattro anni con Singler, Scheyer, Smith, Zoubek e Thomas ma recentemente ha puntato su Irving e Rivers. Cosa ne pensa del fenomeno dei One & done? Valgono la pena?
“Ho sempre detto che se un giocatore è pronto per andare nella NBA appena finita la High School dovrebbe poter andarci liberamente. Comunque nel momento che un giocatore decide di andare al college vorrei ci fosse una regola per cui debba restarci almeno due anni. Nel caso di un one&done un ragazzo fa a malapena in tempo a disfare le sue valigie e non riesce a vivere l’esperienza del college in meno di un anno. Ma fa parte del gioco e gli allenatori devono adeguarsi alle regole attuali finché non cambieranno. Ma non biasimo un giovane se vuole seguire il suo sogno di diventare un pro, se è abbastanza bravo dovrebbe seguirlo per una serie di ragioni”
Quest’anno Duke aggiunge due giocatori di talento come la guardia Sulaimon e l’ala Jefferson inoltre rientrano dall’anno di redshirt (una stagione fermi per motivi medici) Alex Murphy e Marshall Plumlee. Una squadra che appare fisica ed esperta, può descrivere ai tifosi italiani la nuova squadra e gli obbiettivi? Sarà North Carolina State l’antagonista principale nella ACC?
“Questa stagione avremo una squadra diversa con valide opzioni offensive in area con Mason Plumlee e Ryan Kelly, due lunghi senior che potrebbero avere una stagione fantastica. Ritorna pure un altro giocatore chiave come Seth Curry che si era infortunato negli allenamenti prestagionali ma sarà pronto per l’inizio della stagione. Seth è un tiratore preciso ad accoppiato con Mason e Ryan saranno i nostri senior il cuore della nostra squadra 2012-13. Siamo pronti alle sfide dinanzi a noi, che si tratti di NC State, North Carolina, i campioni uscenti di Florida State o qualsiasi squadra della ACC che affronteremo.”
Syracuse, Pitt e Notre Dame stanno per giungere nella ACC, questo potrà cambiare il tradizionale duello fra Duke e North Carolina al vertice della conference?
“La nostra lega da un punto di vista cestistico sarà migliore con l’addizione di Pitt, Syracuse e, più recentemente, di Notre Dame. Duke e North Carolina sono due dei programmi più vincenti della storia del college basketball. Non sono in grado di anticipare cosa accadrà ma sono certo che Pitt, Syracuse e ND la pensano allo stesso modo ed essendo programmi pieni di orgoglio si aspetteranno di mantenere lo stesso livello di successo anche nella ACC.”
Lei è un mito per molti giovani allenatori italiani, può dar loro qualche consiglio su come allenare e migliorare i loro giovani allievi?
“La cosa più importante è seguire il loro cuore. Di solito ciò vi porta al punto giusto, se siete in grado di fare questo con una squadra intera questo sarà una chiave per una stagione speciale. I giocatori vogliono essere allenati e, ancor più importante, vogliono essere condotti. Conduceteli con il vostro cuore e ne verrà fuori un grande inizio…”
Carlo Perotti