mc-lehigh-at-lafayette-in-patriot-league-mens--017The Last Amateurs di John Feinstein – Back Bay Books

Student Athlete ed Amateur: questi sono i due appellativi con cui vengono definiti gli atleti della NCAA, ma si può dire che ad uno Shabazz Muhammad o ai vari one&done della Kentucky di Calipari interessi più di tanto la fase accademica della loro esperienza collegiale e che fenomeni come Chris Webber, pizzicati a prendere soldi sottobanco da vari personaggi più o meno collaterali, siano dei veri amatori? Quando per amatori li intendiamo sul piano sportivo e non per le conquiste delle cheerleaders o di procaci studentesse?

Eppure il college basketball non è solo quello scintillante della espn, non è solo Duke contro North Carolina o il campus di UCLA. Vi sono pure le squadre di divison II e III dove stanno college sconosciuti ai più e le conference minori dove il momento di gloria arriva solo alla finale del proprio torneo che finisce su espn dopo mesi di silenzio mediatico per poi andare a vivere il sogno di Cindarella alla Big Dance come fatto da Florida Gulf Coast qualche settimana fa, conference da dove escono pochi atleti professionisti, quasi tutti diretti overseas, mentre gli altri vanno a sfruttare la loro laurea, magari in criminologia per andare a fare i poliziotti nel ghetto dove sono cresciuti.

patriot lMa vi sono, o meglio vi erano, due conference speciali dove gli studenti atleti sono (erano) veri amatori visto che non è (era) consentito alle università di elargire borse di studio per motivi sportivi. Una, la più famosa è la Ivy League, la lega dove i Campus sono esclusivi e ricoperti di edera (da cui il nome) che annovera potenze mondiali dello studio come Harvard, Princeton, Yale, Brown, Columbia e da dove se anche non divieni un giocatore professionista hai comunque una carriera da avvocato o da broker assicurata. L’altra era la Patriot League che dal 1998 ha capitolato, essenzialmente per poter attirare migliori atleti, ed ha accettato di lasciar fornire alle proprie università consociate le borse di studio per meriti sportivi. Ne fanno parte due miti del college football come Navy ed Army, decisamente meno forti nel basket ma che nel passato ebbero David Robinson la prima come centro titolare e Mike Krzyzewski come head coach la seconda, e le più forti Bucknell, Lehigh o Holy Cross dove studiò il leggendario Bob Cousy. Ma nel 2000, quando fu pubblicato il libro, la Patriot League, che non ha gli standard ed il prestigio accademico della Ivy League, era la vera conference degli “amatori” e John Feinstein per una intera stagione ha avuto il permesso di vivere dal di dentro la vita di ogni singola squadra partecipando alla visione degli allenamenti e delle partite ma anche alle riunioni tecniche dei coaching staff e se c’è qualcuno in America bravo a raccontare dall’interno una stagione sportiva questi è Feinstein autore di altri meravigliosi libri di questo genere su Bobby Knight, sulle squadre della ACC ma pure di altri sport come il golf. Un vero maestro nel saper proiettare il lettore nei meandri del basket universitario, alla ricerca dei veri antieroi, dei veri dilettanti in cerca del loro momento di gloria, nella pura essenza del basket collegiale.