Duke – Gonzaga 66-52
“Nemo propheta in patria sua” racconta Gesù nei Vangeli… “un par de palle!” rispondiamo noi.
Senza i suoi ragazzi texani Duke avrebbe rischiato di cadere ed ora Gonzaga starebbe festeggiando la sua prima storica Final Four.
Ed invece nel week-end di Houston è stato Justice Winslow a prendere sulle sue capienti spalle la squadra giocando sia contro Utah che Gonzaga due gare di profondo valore segnando nella finale del South 16 punti anche dopo aver subito una distorsione alla caviglia ad inizio gara e mettendo la parola fine alla contesa con una tripla mancina proprio quando Jahlil Okafor, braccato da mammuth di settepiedi e raddoppiato sistematicamente dal lato debole seguendo gli ordini di coach Mark Few, faticava a trovare i suoi spazi e la sua mattonella tanto da non andare in doppia cifra né con Utah né con Gonzaga ed andava a riaprire, intelligentemente va detto, il gioco sugli esterni dove, oltre al local hero da Houston Winslow, ne beneficiava pure un altro texano (di Dallas), immensamente meno talentuoso, ma umile difensore e buon tiratore piedi per terra ovvero Matt Jones che esplodeva in una prova da 16 punti con 7-10 dal campo e 4-7 da tre andando a sparigliare come una vera matta il tavolo degli Zags.
Lo staff tecnico del college di Spokane era fiducioso, la squadra non è mai stata così buona e meritevole di raggiungere le Final Four, ed aveva individuato nella difesa di Duke il punto debole degli avversari che in effetti durante tutta la stagione non avevano mai dato l’impressione di essere nemmeno vicini ad una difesa di squadra realmente efficace, eppure nel momento del bisogno i Blue Devils hanno tirato fuori una grande difesa soffrendo Kyle Wiltjer (16 con 6-13 dal campo) solo nel primo tempo ma annullandolo nel secondo e rendendo inoffensivo Kevin Pangos (4 punti con 2-8). In pratica l’unico Zags che si è reso difficile da contenere è stato il figlio del grande Arvidas Sabonis ovvero Domantas che segna 7 punti nel parziale di 14-4 in cui gli Zags sorpassano gli avversari ma che però sul più bello si è auto-eliminato dal match con uno sciocco fallo offensivo per non rientrarci praticamente più in quanto nei minuti finali Duke volava via a donare a coach Mike Krzyzewsi la sua dodicesima final four andando ad eguagliare il grande John Wooden, un’impresa leggendaria per l’uomo delle mille vittorie mai così carico e felice per i suoi ragazzi e commosso nell’abbraccio finale col suo capitano Quinn Cook.
Realizzatori: Winslow, Matt Jones (Duke) 16 Wiltjer (GU) 16