Eduardo Lubrano

Eduardo Lubrano

Come sempre parto da una premessa: l’argomento di questo post è davvero di nicchia, riguarda cioè quei giornalisti della carta stampata che, come il sottoscritto, quando le partite sono di sera, sono spesso costretti a piccole battaglie con i propri capi per avere spazio. Il dialogo nella settimana che precede l’incontro, nei giornali non sportivi, è più o meno questo: “A che ora finisce la partita, Lubrano?” “Guarda verso le nove e trenta massimo nove e quarantacinque, alle dieci ti mando il pezzo”. “Cosa?! – è la risposta quasi sempre del capo di turno – dobbiamo aspettare per una patita di basket? Ma almeno è la finale della Coppa dei Campioni?” “Ehm no, guarda a parte che si chiama Eurolega adesso, ma no, è campionato però è Roma contro Milano sai la sfida delle metropoli… ricorderai… ‘anni ’80… palazzetti pieni…”. Insomma passi più tempo a spiegargli l’importanza della partita di quanto non duri la partita stessa.

Alla fine domenica mattina ti chiamano: “Per stasera allora va bene, hai 40 righe ma sbrigati mi raccomando!”. Entusiasta ti disponi di buon animo a scrivere il pezzo della tua vita sapendo di aver un pò barato: in fondo la palla a due è fissata, sul sito della Lega, alle 20 dunque hai qualche minuto di tempo per evitare eventuali ritardi ed al limite anche per chiudere se ci scappa un supplementare.

E invece vieni regolarmente punito per la tua presunzione. Perché le 20 è solo l’ora dell’inizio del collegamento. Perché prima nell’ordine ci sono: la lunga chiusura dei Mondiali di sci alpino con i saluti e baci che si trascinano per dei secondi interminabili, la pubblicità, la sigla del campionato, la clip di presentazione della partita, l’introduzione del collega telecronista e del coach che fa il commento, le interviste ai due allenatori, la presentazione delle due squadre. Insomma la partita tra Acea Roma ed EA7 Milano è iniziata alle 20.13. Panico! E se gli arbitri fischiano tanti falli? E se succede un black-out? E se si va ai supplementari? Allora cominci a sperare che da subito la partita vada da una parte con venti/trenta punti di distacco così scrivi subito il pezzo ed aspetti solo il risultato finale  e scrivi in fretta le cinque righe di commento finale. Ed invece no! Milano parte fortissimo ma quelli di Roma non mollano e a due minuti dalla fine vanno a meno cinque…Guardo l’orologio ed il mio pezzo e penso: “E se cambia tutto come faccio a riscrivere tutto?”

Conclusione: al di là del tono scherzoso, spero, ed autoironico, la domanda: possibile che nessuno degli scienziati che comanda il vapore della nostra pallacanestro si renda conto che anche il rispetto degli orari è importante? La televisione per carità con i suoi milioni… no forse centinaia di migliaia… no decine di migliaia… vabbè, con i suoi telespettatori è importante, ma i giornali, che di sera soprattutto hanno tempi limitatissimi, non lo sono altrettanto? I tempi in cui i quotidiani chiudevano tardi nella notte sono cambiati e questo forse nessuno lo sa, “colà dove si pote ciò che si vole” in Lega Basket. Allora anche 13 minuti sono importanti se non decisivi per un articolo. Ma forse tutto questo non interessa. E forse, come sempre, sbaglio io.

EDUARDO LUBRANO