Daniel Hackett al centro dell'ultimo caso azzurro (foto S.Paolella)

Daniel Hackett al centro dell’ultimo caso azzurro (foto S.Paolella)

Avrei voluto, come promesso al termine del post precedente, occuparmi in questa sede di quello che vorrei dalla pallacanestro italiana nei rapporti con la Rai. Poi il caso Hackett mi ha fatto cadere le braccia. Perché mi sono chiesto per l’ennesima volta: ma la Nazionale chi la guida? Esiste una qualche forma di codice di comportamento? Esiste una regola che valga per tutti, sempre, a prescindere da chi è il presidente o l’allenatore? Insomma quel famoso filo rosso che tutte le componenti di questo benedetto sport devono saper riconoscere. No. Non credo che esista. E da anni.

Eduardo Lubrano

Eduardo Lubrano

Provo a spiegarmi raccontando qualche episodio che magari tutti conoscono ma che in questa sede è bene rimettere insieme.

Primo: la pubblicità della Edison realizzata con il presidente Meneghin e con Alessandro Cittadini nel momento in cui avevamo tre giocatori nell’NBA. Credo di aver già scritto sulle pagine di DailyBasket che la risposta alla mia domanda sulla questione Meneghin mi rispose che i “tre” erano già partiti per l’America… Come se lì non sapessero fare uno spot. Ripeto, grazie a Cittadini per essersi prestato, ma è stato uno dei più clamorosi autogol che la storia ricordi.

Secondo: ho personalmente assistito a due allucinanti conferenze stampa nel salone d’onore del CONI, nel quale la Federazione ed il Presidente del CONI, Gianni Petrucci, ringraziavano Andrea Bargnani e Marco Belinelli per aver accettato di indossare in quell’estate la maglia della Nazionale. Grazie di aver accettato di indossare la maglia della Nazionale?! Ma dove in che film si è mai vista una cosa del genere? Ma neanche il calcio lo ha mai fatto con Riva, Rivera, Mazzola, Zoff, Baggio, Totti, Del Piero, solo per citarne alcuni…

Terzo: il clamoroso sfogo di Simone Pianigiani quando all’ultima partita degli Europei di qualche anno fa, contro Israele, disse: “Ma che c***o avete dentro?!” e la domanda – per altro senza risposta nel time out ed in campo visto che perdemmo anche quella gara – fece il giro di tutte le televisioni europee.

Simone Pianigiani e Gianni Petrucci (foto S.Paolella)

Simone Pianigiani e Gianni Petrucci (foto S.Paolella)

Quarto: i misteri con Daniel Hackett, l’anno scorso e quest’anno. Aggravati dalla incredibile, per non dire altro, comunicazione della Federazione: perché alle 19.57 è stata inviata l’email che dice che anche Hackett, insieme ad Alessandro Gentile, si era aggregato al gruppo. Ed alle 20,52, cioè meno di un’ora dopo, ne è arrivata un’altra che annunciava il fattaccio: “Hackett ha lasciato il ritiro della nazionale senza preavviso e senza giustificazione”.

Non credo serva altro a definire lo stato di totale confusione nel quale versa la nostra squadra nazionale: un caos che nessuno riesce a sbrogliare. Perché anche nella questione Melli – che deve subire un intervento chirurgico sia chiaro – c’è qualcosa che non va, come giustamente segnalato dalla Gazzetta dello Sport: perché Luca Banchi non ha avvisato Pianigiani della situazione di Melli? Possibile che il coach di Milano non ne sapesse niente? No. C’è qualcuno che ci dirà come stanno le cose una volta per tutte? Non i segreti ma almeno una spiegazione plausibile.

Conclusione? Della Nazionale non frega niente a nessuno. Se non allo staff tecnico che ogni anno deve fare miracoli. E sì che con la squadra al completo avremmo una discreta dose di talento ed allenatori capaci. Invece ogni anno ci sono questi “inconvenienti” francamente inqualificabili. Per uno sport che oltretutto ha pretese. Perché nessuno dalle parti della sede della FIP ha mai guardato a quello che succede in altri sport, pallavolo e rugby per esempio, dove l’attenzione dedicata alla Nazionale è tale da far da traino a tutto il movimento. E – attenzione – quella di rugby vince poco, molto poco – ma piace alla gente ed ai genitori che iscrivono i bambini alle scuole di mini rugby in continuazione.
Lo confesso, benché sia il mio mestiere, ho finito le parole. Giuro che la prossima volta parlerò della pallacanestro e la Rai.

EDUARDO LUBRANO