Come sapete sono pigro e una delle conseguenze di ciò è che mi secca ripetermi, per cui così, giusto per dare qualche spunto alle vostre discussioni, vi propongo traduzioni di alcuni passi delle mie quotidiane colonne sul Primorski uscite nei giorni scorsi. Per esempio proprio il secondo giorno, dopo le prime partite, scrivevo:

Quello che sto per dirvi sembra scemo, e lo è, ma è anche vero: il basket non è il calcio. Nel calcio, il gioco di gran lunga più praticato al mondo, e che soprattutto può essere giocato con profitto da tutta la gente che abita il nostro pianeta, in quanto per caratteristiche fisiche possono giocarlo proprio tutti, alti e piccoli, forti e debolucci, ma contemporaneamente molto più veloci, agili e abili, per cui qualsiasi luogo abitato sulla Terra può produrre la propria scuola e esprimere un peculiare tipo di gioco, cosa questa che non fa che aumentare il fascino di questo sport, nel basket la cosa è completamente diversa. Il basket è uno sport molto più artificiale che presuppone una scuola molto più sofisticata e una tradizione molto più lunga, ma è soprattutto uno sport che è inevitabilmente riservato a persone alte e forti, del tipo insomma che non si trova facilmente in tantissime parti del mondo.

Quello che voglio dire è che il Mondiale di basket a 32 squadre è una stupidaggine totale. Soprattutto quando la chiave di distribuzione dei posti per le partecipanti è tale da permettere la presenza di troppe squadre provenienti da continenti nei quali il basket è molto povero e indifeso, penso soprattutto all’Asia e in parte anche all’Africa, dove di gente che potrebbe giocare un basket atomico ce n’è a bizzeffe, ma purtroppo non hanno né scuola né tradizione, cosa del resto del tutto comprensibile se si tiene conto delle loro condizioni economiche e sociali.

 

Due giorni dopo, commentando gli incredibili minuti finali di Stati Uniti-Turchia e di Brasile-Grecia, scrivevo:

“Tutto ciò non può essere un caso. Per me è una prova diretta del fatto che nel basket moderno l’intelligenza e la sensibilità per il gioco sono doti del tutto indesiderate o comunque ininfluenti e che, l’NBA docet, per giocare a basket la cosa migliore è se sei stupido. Atletico ovviamente devi esserlo necessariamente: se non hai il potenziale per battere il primato mondiale del decathlon è meglio che neanche ci provi a giocare a basket. Veloce e aggressivo, anche questo è un requisito fondamentale. Intelligente? Cestisticamente istruito? E perché dovresti esserlo se tutto quello che conta è correre e sparare triple a raffica? Io sommessamente direi forse anche perché tu non butti nel cesso partite già ampiamente vinte.”

Commento dopo Lituania-Francia:

“Oggi sono triste. La Lituania è stata eliminata ed è sempre un giorno triste per il basket quando viene eliminata la nazionale di un paese di circa tre milioni di abitanti nel quale il basket è una vera e propria religione, e nel quale tutti si intendono di basket per cui qualsiasi squadra lituana, ad ogni livello, che giochi bene o male, gioca comunque sempre vero basket. Sono anche arrabbiato, perché si è fatta eliminare stupidamente, a causa sia di proprie colpe, ma soprattutto a causa di una grande dose di sfortuna sportiva. La sua colpa principale è stato l’inizio flaccido che ha consentito ai francesi, squadra molto bella da vedere che gioca benissimo senza avversari, ma che è tutto fuor che una squadra di cuor di leoni e che dunque quando li stringi sono abbastanza inclini a farsela addosso, di andare nettamente avanti con il più bello di tutti loro, Evan Fournier, che segnava a raffica. Alla fine i lituani sono ritornati in sé, hanno ristabilito l’equilibrio, nell’ultimo quarto hanno finalmente premuto sul gas e a un minuto e mezzo dalla fine hanno agguantato i francesi, il gioco dei quali nel frattempo in modo del tutto prevedibile era scaduto al livello del gioco dell’Italia (contro la Spagna, nST) il giorno prima. Ed è stato allora che la dea bendata, o per meglio dire volgarmente una parola di quattro lettere, ha dato una grande mano ai francesi, prima con una palla che stava uscendo e poi per qualche misteriosa legge fisica è caduta in canestro, e poi dall’altra parte con Gobert che ha in modo del tutto irregolare spazzato dal ferro il secondo tiro libero di Valančiunas, cosa questa che, se l’avessero vista gli arbitri (catastrofi continue per tutti i Mondiali), avrebbe portato la Lituania avanti, alla fine l’ultimo tiro di Mačiulis è uscito e i lituani vanno a casa. Gli ultimi minuti della partita sono stati totalmente caotici, come è successo finora in ogni partita finita punto a punto, con errori e palloni regalati da ambo le parti, con giocatori completamente imbizzarriti, insomma non ho ancora visto una squadra che sapesse ragionare nei minuti decisivi, non dico organizzare un attacco logico e responsabile, ma almeno ragionare. Ho paura che sia così perché nel basket moderno (e dopo questa partita oso dire sempre più decadente) è ormai invalsa l’idea che per vincere devi semplicemente correre ancora più velocemente di quanto non avessi fatto fino a quel momento. Il cervello è in questo contesto del tutto inutile. Per cui nessuno, soprattutto in questo momento, potrà mai farmi recedere dalla mia granitica convinzione che il basket è uno sport logico per gente intelligente, e che se non lo sei lascia perdere.

Lo stesso giorno, commentando la non partita dei greci contro gli USA, ho scritto una cosa nella quale credo, ma che è politicamente altamente scorretta, per cui immagino che sarà il passaggio che scatenerà le massime discussioni fra di voi:

“La presenza in squadra di Antetokounmpo, abituato a Milwaukee in un contesto di predominio tecnico e mentale della componente afroamericana dell’NBA a fare quello che più gli aggrada, ha completamente sconvolto tutti gli equilibri tecnici, ma, cosa questa molto più importante, umani in squadra. In America, nel contesto detto prima, è solo normale che lui sia il leader della squadra. In Grecia, paese balcanico, lui sarà invece sempre, inutile nasconderci dietro un dito, il figlio di vu’ cumpra nigeriani della Plaka. Per cui i compagni “indigeni” mai potranno accoglierlo come leader. E’ sicuramente molto triste, ma è inutile nascondere la verità. E così rimarrà, come Salvini insegna, ancora per molto, molto tempo.”

E infine dal pezzo uscito oggi:

“Ora sappiamo quali saranno gli accoppiamenti dei quarti, e sapremo dunque subito chi andrà avanti e chi tornerà a casa. A questo punto si può fare una prima classifica dei flop. Se non consideriamo l’Italia, che ha vinto le partite che doveva vincere e ha perso quelle che poteva perdere, ed è dunque finita sostanzialmente dove doveva finire (per quanto la Spagna fosse ampiamente battibile e anche il vergognoso primo tempo contro Portorico lascerà sempre una macchia indelebile, dunque in realtà è stata alla fine un tantino sotto le aspettative), le vere delusioni sono state Turchia e Grecia. I turchi avevano in sostanza già battuto gli americani, però poi hanno perso contro avversari ampiamente battibili, ma affrontati secondo la vecchia massima balcanica del “ce la faremo facilmente”, per cui alla fine sono stati scornati dalla loro presupponenza che li faceva credere più forti di quanto in realtà non fossero. Della Grecia ho già parlato abbastanza e dunque conoscete le mie opinioni sulle profonde ragioni del non gioco della nazionale greca. Anche della Lituania ho già parlato, per cui non mi resta che accennare alla Germania che è palesemente caduta in un buco generazionale. Che ciò abbia qualche attinenza con il fatto che nel frattempo il basket è diventato molto popolare e che dunque le loro squadre di vertice hanno molti più stranieri di quanto non succedesse in passato?”