Edoardo chiedeva che, se magari non avessi avuto tempo di scrivere apposta per il blog, di postare a volte quanto scrivo ogni giorno per il Primorski dnevnik. Ecco fatto: questo è il pezzo che è uscito oggi.

Sergio Tavčar

Il giovedì è un giorno dedicato al bridge. Stavolta il torneo settimanale è venuto a puntino, in quanto non ho i nervi per guardare le partite della Slovenia dal vivo essendo sempre sull’orlo di un infarto, per cui ho impostato la registrazione, ho preparato il terreno per mio fratello e sua cognata che venivano a casa mia per vedere la partita non essendo abbonati Sky e sono andato al torneo. L’intento era quello di subire lo choc tutto d’un colpo tornando a casa e dando un’occhiata al televideo. Se la Slovenia avesse perso, sarei andato a dormire, se avesse vinto avrei guardato con voluttà la registrazione.

Non avevo grandi speranze, a dire il vero, e inoltre il mio ben escogitato piano è andato a ramengo quando durante un cambio di tavolo fra smazzate ho incrociato un giocatore originario di Sarajevo, che mi vede e fa: “Sergio, come mai non guardi la partita? Lo champagne è già in frigo! Più 20 a quattro minuti dalla fine!” E’ ovvio che l’infarto è venuto nel momento meno adatto, il torneo è andato a farsi friggere, e quando sono tornato a casa ho trovato sul televisore un enorme foglio sul quale mio fratello aveva scritto a caratteri cubitali: “Guarda subito, perché una cosa del genere non l’hai mai vista!”

 

In definitiva stanotte sono andato a dormire che erano le due passate, in quanto ovviamente ho guardato subito la partita. Era notte fonda, per cui in realtà non riuscivo a capire se fossi desto o stessi sognando. Vedevo infatti qualcosa che mai pensavo avrei potuto vedere: la Slovenia nelle vesti dell’implacabile boia che sbertuccia la potente Spagna con tutte le sue stelle e in definitiva la stende in modo tale che tutte le stelle dell’NBA parevano pugili rintronati che non ricordano neppure il loro nome. In questi casi si parla di fantascienza, ma qui di scientifico non c’era niente. Era una pura “fantasy”, come dicono gli inglesi, una storia inventata che si svolge in qualche universo parallelo nel quale valgono tutt’altre regole che nel nostro. Il mondo alla rovescia. In questo mondo di fantasia, che prende vita solo nei sogni, nei quali rimedi, e in sostanza psicologicamente metabolizzi, a tutte le frustrazioni che ti perseguitano nella vita reale, succedeva che i mostruosi fratelli spagnoli Gasol, terrore di tutte le difese del mondo, apparivano al confronto di Vidmar (!) e di Dimec (!!!-uno che due anni fa era ridicolo in campo nel campionato sloveno) balene arenate sulla spiaggia durante una bassa marea, succedeva che il castigatore di tutte le guardie europee Chacho Rodriguez apparisse del tutto inerme senza sapere che farne del pallone, visto che i nostri non lo lasciavano fare nulla, mentre i suoi compagni non si trovavano da nessuna parte, succedeva che mi facesse pena addirittura Ricky Rubio, di gran lunga il giocatore più sopravvalutato della storia di tutti i tempi al mondo, in quanto dall’occhio vacuo e dall’espressione spaventata della faccia si vedeva da lontano un miglio che il poverino non sapeva che fare né come farlo.

Dall’altra parte dalle facce degli sloveni addirittura irradiava la fiducia, un’incredibile consapevolezza dei propri mezzi, il gioco filava come un violino, e sul campo si vedeva che i nostri si divertivano, giocavano a basket godendo nel prendere in giro gli avversari, e la cosa mi ha richiamato nel sogno gli indimenticabili tempi nei quali gli jugoslavi facevano la stessa cosa, quando avevano a disposizione giocatori dalle doti probabilmente irripetibili. Doveva essere un sogno: non era Mirza, non era Kića, o Moka o Dražen, era Aleksej Nikolić di Postumia! La cosa più fantastica e incredibile era il fatto che a giocare alla jugoslava fossero proprio gli sloveni, l’ultimo popolo che avresti pensato ne fosse capace. Il mondo alla rovescia. E lo stavano facendo proprio contro la Spagna, contro la quale ancora l’altro ieri se la sarebbero fatta sotto appena li avessero visti scendere in campo. La Spagna va in zona all’inizio dell’ultimo quarto. Primo attacco della Slovenia: appena vede la disposizione avversaria Prepelič scaglia un siluro da otto metri e lo mette. E ora giocate avanti in zona se vi piace tanto! Ripeto: non Kića, non Mirza, ma Klemen Prepelič da Maribor.

Doveva essere un sogno, in quanto a fine partita il capitano sloveno si è fatto tre volte la croce alla ortodossa. Ecco, vedete: devo aver sognato una vecchia partita della Jugoslavia e ho travestito le vecchie irripetibili leggende con le maglie della Slovenia. E’ stato però meraviglioso. E attenzione: non svegliatemi fino a domenica alle 10 di sera, per favore.