È un lunedì uggioso e non ho niente da fare, avendo in casa tutte le provviste necessarie ed essendomi imposto un’auto-serrata anti-Covid. Fra l’altro oggi avrei dovuto essere a Milano per una serata con amici che vorrebbero incontrarmi, saltata per le ovvie ragioni sanitarie e dunque sono in una condizione psicologica di pre-depressione. Tanto più che ieri davanti alla TV ho vissuto una giornata tutta da dimenticare con dapprima quel fenomeno di Roglič che sulla discesa della penultima salita della tappa della Vuelta inscena il balletto Hindley sullo Stelvio non riuscendo a mettersi il giubbotto anti-pioggia e anti-freddo rimanendo staccato dal gruppo che lo attacca. Ragion per cui deve tirare il collo alla squadra per rientrare sul gruppo sull’ultima salita con il risultato di rimanere senza squadra nel finale e di finire spompato. Per fortuna ha limitato i danni, anche perché è tanto più forte della concorrenza che in condizioni normali vincerebbe la Vuelta pedalando solamente con la gamba sinistra. E poi di sera ho assistito a un’angosciosa prestazione della mia Juve che per poco non perdeva con il Verona una partita che avrebbe dovuto vincere per manifesta superiorità. Fra l’altro continuo a chiedermi già da un anno a questa parte quali siano le doti di Rabiot e perché venga pervicacemente fatto giocare. E continuo anche a chiedermi perché prendiamo gente come Arthur, ma non sono un esperto di calcio, per cui mi rendo conto di fare parte del famoso gruppo di 60 milioni di CT italiani, e dunque lascio stare.

Ma la ragione della condizione depressiva è soprattutto il fatto che ieri ho voluto fare bene il mio compitino di “esperto” di basket guardando addirittura ambedue le partite di campionato che si potevano vedere, Fortitudo-Milano il pomeriggio su Eurosport e Trento-Cremona la sera sulla RAI. Mamma mia! Cosa non ho visto! Che partite sono state! Come potete facilmente arguire sto facendo il mio allenamento per eventualmente rientrare nel giro dei telecronisti moderni. Perché se fossi uno di quelli antichi direi che ho assistito a robe da ghiacciare le vene. Ma veramente siamo a questo punto? È veramente così grave? Non potevo crederlo fino a che non ho visto con i miei occhi.

Penso che se qualcuno mi avesse ripreso ieri mentre guardavo queste cosiddette partite e avesse messo il filmato su YouTube sarei diventato un fenomeno virale perché non riuscivo a stare fermo e soprattutto a non gridare e agitarmi mentre vedevo cose che occhio umano mai vorrebbe vedere. Ma anche perché sentivo commenti che parevano venire da Marte, almeno per me, che descrivevano cose che io vedevo in modo totalmente contrario, per cui ho provato per tutto il tempo uno stranissimo sentimento di estraniamento, come se provenissi da un universo parallelo e fossi stato paracadutato in una realtà per me totalmente incomprensibile.

Allora, per quanto so che, venendo da un altro universo, quanto sto per dire sarà fatto a pezzi da tutti coloro che sono convinti che oggigiorno si giochi ancora a basket, provo a descrivere quello che ho visto io.

Cominciamo dalla partita del pomeriggio. Trigari e Meneghin continuavano a dire che per la Fortitudo c’era da lamentare la grave assenza del play titolare Fantinelli. Ditemi, ma questo è quello che era a Treviso? Poniamo che sia veramente lui, come ho presupposto quando ho sentito la notizia, dicendo fra me e me che non devono essere proprio ben messi se Fantinelli è il loro pezzo migliore. Finché non ho visto gli altri. E allora ho capito. Ho visto per esempio un tale Sabatini che poi sono andato ad informarmi ed ho scoperto che è un giocatore italiano nato a Bologna esattamente una settimana dopo mia nipote, dunque tanto giovane non è certamente più. Il quale Sabatini è uno che ha mani velocissime, un ottimo fisico, difende benissimo, corre, insomma potrebbe essere veramente un ottimo giocatore. Se sapesse giocare a basket. Durante la telecronaca ad un dato momento il buon Niccolò si è lasciato sfuggire che né lui né il sostituto Palumbo vedevano il canestro. Ed io ho commentato sarcasticamente che è forse perché si tratta di un arredo del palazzo dello sport a loro totalmente sconosciuto. Ecco, vedete perché provengo da un universo parallelo? Perché nel mio universo se uno non vede il canestro cambia automaticamente sport.

Sempre restando fra gli italiani della squadra ho visto anche un lungo dal fisico scolpito, tale Leonardo Totè, che dopo altre ricerche ho scoperto che trattasi di un veneto tipica razza Piave del ’97, e dunque per gli standard italiani uno che ha due anni più di Dončić è ancora un bambino, per cui potrebbe sicuramente essere un interessantissimo prospetto anche in prospettiva nazionale, in quanto le predisposizioni fisiche le ha tutte. Sarebbe però sempre ora che anche imparasse qualcosa di basket. Se già è difficile pretendere che diventi un fromboliere in attacco, uno desidererebbe almeno che imparasse dove mettersi in difesa senza trovarsi incredibilmente, contro tutte le leggi della probabilità, ogni volta dove non dovrebbe essere.

Di Mancinelli non parlo, perché è stato un eccellente giocatore e qualsiasi cosa potessi adesso dire sarebbe ingiusta e inelegante. Su Aradori invece non c’è niente da dire: lo conosciamo, è un eccellente giocatore di striscia, di livello sicuramente di molto superiore a quello di tutti gli altri compagni di squadra, ma comincia ad averne già 33 e non è che potrà sempre essere lui a tentare di cavare le castagne dal fuoco.

Poi ci sono gli americani. Va be’, diciamo che Banks ha avuto una giornata storta, anche se certe penetrazioni a capocchia senza sapere dove andare e certi scarichi in tribuna non sono stati proprio un bel vedere, poi magari Withers sarà un tiratore, ma come casinista è sicuramente molto meglio, di un tale Fletcher non sono riuscito a capire l’utilità, per cui è rimasto Ethan Happ. Nei primi minuti della partita, non ricordandomi che era quello che l’anno scorso era a Cremona e che mi era piaciuto già allora, mi dicevo: “ma vedi un po’ questo, quanto è bravo a muoversi e a prendere posizione in area! Perché di grazia non gli danno il pallone, anzi proprio non lo guardano neanche?”, poi, quando ha segnato il primo canestro con una bella finta ed un appoggio al tabellone con la sinistra, mi sono ricordato di lui e l’ho seguito con attenzione. Sembra incredibile, ma è un vero giocatore di basket, molto, ma molto bravo. Peccato che proprio non abbia fisico, tanto che Tarczewski lo ha polverizzato e poi si è fatto anche male e leggo che dovrà stare fermo almeno tre settimane. Veramente peccato.

Contro questa squadra c’era la portaerei milanese e ha vinto sì, ma con troppa difficoltà, per cui mi sono sorte molte perplessità. Riassumendo: Milano aveva un strapotere fisico imbarazzante, e infatti ha stradominato in quello che io ritengo uno dei segmenti cruciali del gioco, i rimbalzi in attacco, ha tutti giocatori di alta qualità (tolto Brooks, scusate, ma questa è la mia impressione) e di grandissima esperienza, ma poi per vincere ha dovuto ricorrere alla classe di Hines e Datome che hanno messo a segno i canestri che hanno in effetti deciso la partita nel finale. La domanda ovvia è: come mai ci ha messo tanto? E devo dire che sto ancora rimuginando e non trovo la risposta. OK, manca Micov (che comunque ha già 35 anni), ma non può essere una scusa. L’unica risposta che potrei trovare, ma non sono affatto sicuro che sia quella giusta, è che ci sia una specie di scollamento mentale fra i reparti dietro e avanti. Mi spiego: nessuno può ovviamente discutere le grandissime doti di Sergio Rodriguez, ma sembra quasi che il basket che lui gioca non sia compatibile con quello dei suoi compagni di squadra che avrebbero bisogno di un play vecchio stampo, uno che porta avanti il pallone e che detta i tempi e i ritmi dando di volta in volta la palla a quello che più in quel momento può saperne cosa fare, e non di un tuttofare, bravissimo quanto si vuole, ma che da l’impressione di fare giocate che i compagni non capiscono, ma che soprattutto danno di continuo l’impressione di non sapere esattamente cosa si vuole da loro. Insomma, Milano mi dà l’impressione di essere un cantiere in lavoro senza che a monte ci sia un progetto preciso di dove vuole andare a finire, per cui, come detto, mi rimangono moltissime perplessità su quale sia il reale valore in prospettiva di questa squadra.

Poi di sera c’è stata la partita sulla Rai che ho seguito in contemporanea con la Juve, cosa esiziale, in quanto non ho fatto altro che sommare frustrazione su frustrazione, per cui ho finito la serata stremato e per rilassarmi ho dovuto guardare una vecchia puntata di Castle che ormai conosco a memoria per potermi poi addormentare.

Della partita di basket ho comunque visto tutti i momenti salienti, essendo l’evento principale che mi ero imposto di seguire (inutile soffrire inutilmente con la Juve) per cui posso parlarne con cognizione di causa. Devo comunque confessare una cosa: con tutti gli americani a me totalmente sconosciuti, di cui fra l’altro ben tre si chiamavano Williams, uno di qua e due dall’altra parte, che c’erano in campo non ho potuto farmi un’idea precisa di quanto ognuno di loro possa valere. La cosa che posso dire che mi sono sembrati tutti abbastanza, per non dire molto, scarsi, a parte due, il Williams di Trento, anche se fa parte del tipo da me aborrito dell’americano dell’ultima ondata, quello che gioca secondo gli abominevoli stilemi dell’NBA, e quello che invece mi è molto, ma molto piaciuto, il bianco semilungo di Cremona, Daulton Hommes, uno che sicuramente sa giocare a basket, che è completo e che mi sono chiesto cosa ci facesse in quel consesso di connazionali molto più sfigati di lui invece di essere in qualche squadra di ben maggiori ambizioni e budget. Poi ho sentito che ha avuto una grossissima sfiga al liceo frantumandosi ambedue le ginocchia, per cui ha perso il treno per i college di prima fascia e dunque la sua carriera è stata tutta in salita. Veramente complimenti a Cremona, dopo Happ hanno indovinato un’altra mossa e dunque felicitazioni al DS, perché è veramente molto bravo e lo seguirò con attenzione e interesse, anche se poverino è stato decisivo nel male scivolando nel finale del supplementare su una ricezione, cosa che ha lanciato Trento verso un canestro decisivo.

La partita in sé è stata caotica e francamente inguardabile. Ogni azione sembrava nata dal caso e il casino disorganizzato imperava. In definitiva si tirava a caso e l’inerzia della partita era determinata da chi in quel preciso momento segnava più canestri di culo. Il finale è stato esilarante e agghiacciante nello stesso momento: Trento sembrava in controllo con Cremona che proprio non riusciva a cavare un ragno dal buco, solo che i lombardi hanno avuto un’idea rivoluzionaria: quella di andare a cercare il fallo, cosa disdicevole oggidì, e grazie a quattro tiri liberi di Poeta e due di Cournooh sono riusciti a pareggiare prima dell’ultimo attacco di Trento a pari punteggio. Time out. Grande organizzazione dell’ultimo attacco. Basta un punto per vincere. Rimessa, grande movimento sul perimetro per liberare per il tiro da tre (??) un tale Morgan che sbaglia. Supplementare. E mentre i due commentatori dicono che tutto sommato hanno costruito un buon tiro da tre Sergio scatta sulla poltrona e si mette a urlare (tutto vero, non esagero, chiedere ai vicini): “Gli bastava un punto! Idioti! Ma Cremona non gli aveva fatto venire il tarlo in testa che forse, andando a cercare il fallo e segnando un tiro libero, avrebbero potuto vincere la partita? Ma come si fa, di grazia, a dire che in una situazione del genere il tiro da tre era un buon tiro? Era una stronzata concettuale colossale! Ma ditelo!!”

Prima del supplementare giro sulla Juve, vedo che ha segnato il Verona, vorrei suicidarmi, ma soprassiedo, mi calmo, vedo che nel supplementare, dopo lo scivolone sfortunato di Hommes Cremona, sull’ultimo attacco a meno due va a tirare ovviamente (?!?) da tre, Mian non ha il culo di Kawhi Leonard e il suo tiro, molto migliore di quello che ha vinto un titolo NBA, esce e Cremona perde. Poi almeno la Juve ha pareggiato. Sempre meglio di niente.