fonte charlotte49ers.com

Quando Henry torna in ufficio dopo la quotidiana predicazione trova una dozzina di chiamate in segreteria del suo medico la dottoressa  Kathleen Doman.

Qualche giorno prima si era recato da lei per un check up di routine.

La richiama: “Henry come ti senti? Ti senti strano? Ti senti svenire?”

“No Doc, mi sento benissimo… ho appena predicato davanti ad un migliaio di fedeli…”

“Devi farti accompagnare immediatamente da tua moglie al Pronto Soccorso, è urgente!”

Henry non capisce il motivo. Si sente benissimo e si allena ancora regolarmente ad oltre quarant’anni.

Viene però ricoverato alle reparto di cure urgenti della Novant Health University, il suo livello di creatinina è alle stelle ed ha una crisi renale che necessita di dialisi immediata da fare ogni giorno per otto ore. Henry non si capacita “Non può finire così…sto bene, corro, mi alleno, gioco ancora a basket…io sto bene sono un atleta!”

Si perché non è un Henry qualunque… lui è Henry Williams.

Nato nel 1970 ad Indianapolis e cresciuto in una delle periferie più dure della città viene cresciuto da mamma e nonna con la religione al centro di tutto, ma al ragazzo viene anche facile giocare a basket ed  al termine della high school nella locale Ben Davis HS ha diverse offerte di borse di studio da parte di vari college compresa Indiana ma Williams non ha nessuna intenzione di giocare per Bobby Knight, opta invece nel 1988 per North Carolina Charlotte allenata dall’ex leggenda di Duke Jeff Mullis con il piano ben preciso di giocarci tre anni, mettersi in luce ed andare nella NBA magari proprio nei Charlotte Hornets e guadagnare abbastanza soldi per sistemare i problemi economici della famiglia. Nei 49ers ha subito un impatto clamoroso ed a UNCC incontra pure Katrina con la quale frequenta la chiesa locale, ogni sera Henry legge la Bibbia “Anche se per me il basket era la cosa più importante ogni sera trovavo il tempo per leggere la parola di Dio e la chiesa era un luogo sicuro per me”

Resta l’intero quadriennio a Charlotte battendo il record di punti di ogni tempo segnandone 2383 con 383 triple e portando i 49ers al torneo NCAA nel 1992, record che portano al ritiro della sua maglia numero 34 già nel ’92, che gli permettono una chiamata con la nazionale ai Goodwill Games con Alonzo Mourning e Christian Laettner sotto la guida di coach KrzyzewskiAdoro Henry, se fosse più giovane lo adotterei…” dichiarò coach K ed un’altra chiamata, questa volta al draft NBA, al secondo giro da parte dei San Antonio Spurs.

Al training camp di San Antonio gioca pure bene ma scopre di esser stato tagliato. Non parla con il coach Jerry Tarkanian bensì con il GM Bob Bass che gli dà la notizia. Il mondo gli crolla addosso, gli Spurs lo girano a Whicita Falls nella CBA mentre il suo coach di Charlotte Mullins spinge per mandarlo a giocare in Europa, in special modo in Italia. La chiamata arriva poco a fine febbraio ed è quella di Andrea Fadini che gli offre 20.000$ per giocare un mese a Verona, poche ore dopo lo chiama anche John Lucas che ha appena sostituito il dimissionario Tarkanian sulla panchina degli Spurs ma non può garantirgli un contratto sicuro

Ok John allora ci sentiamo quanto torno” ma Henry Williams non tornerà per dieci anni diventando una delle stelle più lucenti del campionato italiano. Con la sua classe, i suoi voli che gli meritano il nick name di High Fly e le sue triple mancine viaggia ad oltre 24 punti col 50% da tre e trascina Verona alla promozione diretta in  serie A1 al fianco di Sylvester Gray dove la Scaligera viene eliminata nei play off da Cantù. L’anno successivo fa persino meglio e ne realizza 25.5 di media trascinando la neopromossa Glaxo di coach Marcelletti alla semifinale scudetto dove viene sconfitta dalla Virtus Bologna di Danilovic. Dopo un altro anno ad oltre 25 di media viene allora chiamato dalla Benetton Treviso con Mike D’Antoni in panchina. Lo scudetto arriva infine al suo secondo anno a Treviso, nel 1996/97 con compagni del calibro di Rebraca, Pittis e Marconato. La Benetton dà spettacolo e perde solo quattro gare in campionato, High Fly viaggia a 20.8 punti ma diviene l’MVP del campionato italiano. Le cose peggiorano l’anno successivo con Zeliko Obradovic, con il quale non riesce a rapportarsi bene, segna comunque 19.2 punti ma Treviso esce nei quarti contro Reggio Emilia. Gioca ancora un anno al PalaVerde vincendo una coppa Saporta ma perde la finale scudetto contro la Varese di Pozzecco e Meneghin lanciati come un vero destiny team.

Passa allora alla Virtus Roma dove trova il mitico Mike Iuzzolino ed i suoi tiri “arcobaleno”, vince la Supercoppa Italiana e segna 18.6 punti di media ma resta un solo anno nella capitale e poi torna alla “sua” Scaligera per quello che sarà il suo ultimo anno in Serie A, a 31 anni segna 17.5 punti a partita in Eurolega ma Verona non si qualifica nemmeno per i play off. Gioca ancora una stagione, in Lega Due, a Napoli trascinandola al ritorno in Serie A.

Durante questi anni di trionfi italiani la NBA continuò a chiamarlo, i Knicks per esempio, ma i contratti guadagnati in Italia erano comunque superiori, anche per questioni di tasse e comunque Henry si innamora dello stile di vita italiano, impara la lingua e trova amici ovunque. A 32 anni e con una situazione economica florida si ritira. Niente NBA. Ma abbastanza denaro risparmiato con la moglie Katrina per tornare a Charlotte e crescere i tre figli Kristen, Lauren e Brice. Investe nel settore immobiliare e frequenta la parrocchia missionaria battista di New Zion nel nord-ovest di Charlotte dove nel 2004 ne diventa il pastore.

Poi quella chiamata della dottoressa Doman nel 2009. Ancora oggi Williams non sa il motivo di questa malattia renale, è in lista per il trapianto di rene e si è comprato una macchina della dialisi per farla a casa, ha un tubo di dieci metri che gli permette di muoversi durante le ore che impiega la dialisi a ripulire dalle scorie il suo sangue. Sta meglio e la prognosi è buona, può fare una vita normale portando i figli a scuola e continuando a predicare come pastore la parola del Signore. La figlia maggiore Kristen è freshman a UNCC dove fa atletica leggera ed Henry è appena stato ingaggiato dai 49rs come “director of players  development

Ogni giorno Henry torna alla sua alma mater e si reca agli allenamenti della squadra di basket.

Con le braccia ed il cuore aperto.

La mia vita gira attorno alle cose buone che ho fatto: ho scelto la scuola giusta, ho giocato lo sport giusto, ho sposato la donna giusta, ho il mio Fato. Queste scelte hanno fatto di me l’uomo che sono ora, mi hanno permesso di affrontare tutto quello che incrocerò lungo la mia strada”

L’autore desidera citare come fonte riguardo la malattia di Williams il bel pezzo di David Scott sul Charlotte Observer.


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