cosic bigA Bologna lo chiamavano il Vescovo per la sua conversione alla fede mormone ma Kresimir Cosic è stato in realtà uno splendido principe illuminato della pallacanestro europea dalla fine degli anni ’60 all’inizio degli anni ’80, nasce nel 1948 a Zagabria ma si trasferisce già da piccolo a Zadar (Zara) dove viene presto notato e portato verso il basket grazie al suo fisico inusuale, già a 16 anni è una sottile pertica di 2.11 tanto magro da sembrare fragile ma dotato di un istinto incredibile per il basket, esordisce a soli 17 anni nel 1965 e da subito è in quintetto formando una coppia incredibile con il play Pino Giergia portando lo Zadar al vertice del campionato jugoslavo. Se nei primi momenti della sua carriera viene utilizzato da “classico” lungo da mettere in area presto ci si accorge che quell’esile betulla è destinata a fare ben altro. Impara presto a passare la palla come un playmaker e comincia a partire in palleggio a tutto campo per concludere con un assist o un canestro per non parlare del tiro da fuori che rapidamente diventa micidiale dai 5/6 metri: non si era mai visto una cosa del genere su un campo da basket, nemmeno in America, ma nella Jugoslavia comincia a germogliare il seme di una nuova pallacanestro, lontana dalle regole statunitensi, che sfocerà alla fine nell’esaltante trentennio in cui il basket dei plavi ha dominato e rivoluzionato i concetti tecnici della pallacanestro e se oggi nella NBA vediamo giocatori di oltre 2 metri e 10 palleggiare e tirare da fuori, pensate ad un Nowitzky o un  Anthony Davis ebbene ricordatevi che Cosic fu il prototipo iniziale di tutto ciò.

Legende-Kresimir-Cosic-odbrana-2Il suo impatto fu deflagrante: Zadar vince tre scudetti con lui e l’entusiasmo è tale che il club deve costruire una nuova Arena la Jazine Basketball Hall da 3.000 posti, anche la nazionale comincia a vincere trascinata dal giovane fenomeno: si parte con un argento ai mondiali di Montevideo nel 1967, risultato bissato nelle Olimpiadi del ’68 a Città del Messico, con gli Jugoslavi che perdono 65-50 dagli USA  di Spencer Haywood e Jo Jo White, ed agli Europei in Italia (sconfitti in finale a Napoli dall’Unione Sovietica) sino allo storico primo oro ai mondiali in casa di Lubiana quando i plavi vincono il round finale davanti al Brasile ed all’Unione Sovietica trionfando con una partita ancora da giocare sugli USA 70-63 tanto che l’ultima gara con l’URSS è un’inutile passerella.

Il giovane Cosic è un giocatore di incredibile talento ma pure impulsivo e capace di improvvise esplosioni di rabbia con sé stesso, compagni… ed arbitri ma capace anche di calmarsi istantaneamente e con Dino Meneghin e Vladimir Tkachenko compie grandi duelli, i suoi rivali sono più duro (il primo) e grosso (il secondo) ma Cosic è una libellula e li fa diventare matti… è pure un giovane ribelle, porta i capelli lunghi, beve e fuma sigarette.

Intanto nel 1968 aveva conosciuto un ragazzo finlandese Veikko Vainio che oltre a giocare nella nazionale finnica studiava a Brigham Young negli USA  e tramite lui ottiene una borsa di studio. A quei tempi nella Jugoslavia di Tito nessun atleta poteva lasciare il paese prima dei 27 anni, ovvero quando in teoria il talento del giocatore iniziava a scemare, ma Cosic non se ne va per giocare da professionista e con la promessa di tornare una volta conclusi gli studi ottiene il permesso di volare negli States. L’impatto con la realtà dell’università mormone, per molti versi la più bacchettona e moralista d’America, gli cambierà la vita.

cosic byuArrivato a Provo nello Utah, sede di BYU, gli mostrano il bel campus, la chiesa ed i dintorni dell’università. Cosic osserva interdetto e chiede: “Ok, ma cosa fate qui per divertirvi?!”

L’impatto fu mutuale e se Cosic non poteva divertirsi troppo al Campus lo faceva invece in campo, negli USA non si era mai visto un giocatore così, un centro in grado di partire in palleggio dopo il rimbalzo e con quelle mani, in campo aveva carta bianca ed i Cougars diventano resto squadra di culto, il nuovissimo Marriott Center da 20951 posti è sempre sold out e Cosic viaggia nei suoi tre anni a BYU a 19.1 ppg e 11.6 rpg entrando per sempre nella storia dell’ateneo, diventando All American ed ottenendo anche la chiamata della NBA al draft del 1973 dai Los Angeles Lakers ma la parola data valeva per Cosic più di un contratto milionario e torna allo Zadar. E torna come un uomo diverso: ben rasato, calmo, gentile, non beve e fuma più e parla di religione. Si è convertito alla fede mormone ed in quella fede ha trovato un equilibrio tanto raro nelle genti balcaniche.

Ed in una Jugoslavia ora dominata da personalità difficili e strambe come quelle di Moka Slavnic e Mirza Delibasic il nuovo Cosic è un punto di riferimento insostituibile per gli equilibri del gruppo che continua a mietere successi internazionali con tre Europei consecutivi vinti dal 1973 al 1977 e l’oro ai Mondiali di Manila del ‘78 dove la Jugoslavia domina imbattuta il final round davanti ancora URSS e Brasile.

cosic1Nel frattempo Cosic era passato all’Olimpia Lubiana e nel 1978 arriva pure l’ora di andare a monetizzare all’estero la sua carriera e l’invito arriva dall’avvocato Porelli che lo chiama alla Virtus Bologna.

A Bologna arriva a 30 anni ed i suoi anni migliori sono passati ma la sua classe immensa è ancora sufficiente a trascinare le V Nere verso l’impresa di due scudetti consecutivi coi vari Caglieris, Generali, Villalta, Bertolotti ed al fianco del leggendario Duca Nero Jim McMillan nell’anno del nono scudetto virtussino in cui la Synudine batte Cantù in finale. Nella storia resta poi l’immagine dello scudetto del 1979 contro il Billy Milano della Banda Bassotti in cui per gelare il pallone Cioso tiene palla in alto con una mano sola mentre i giocatori di Milano saltellano per cercare inutilmente di rubargliela.250px-KresimirCosic_Virtus

Creso nei due anni a Bologna viaggia a 16.7 punti a partita e 9.9 rimbalzi, rispetta il contratto biennale e poi torna in patria allo Cibona Zagabria spezzando il cuore a migliaia di tifosi virtussini che ancora ricordano la sua classe immensa dentro e fuori dal campo ma anche la sua balcanica ironia. Infatti a Bologna c’era chi lo sfotteva per il suo stile di vita religioso ed irreprensibile e se qualcuno gli chiedeva se gli piacevano le donne lui rispondeva: “Dipende da tua sorella. Tu me la porti qui, io valuto attentamente e poi semplicemente vai a chiedere a lei, a tua sorella

Vince ancora una medaglia d’oro olimpica a Mosca battendo gli Azzurri 86-77 poi nel 1983 si ritira e diventa allenatore ed allena la Jugoslavia alle Olimpiadi di Seoul dove ottiene un argento e lancia i vari Drazen Petrovic, Zarko Paspalj, Toni Kukoc, Vlade Divac, Dino Radja… tornerà alla Virtus anche da coach proprio nell’anno precedente alle Olimpiadi in Corea ma con risultati non esaltanti (18 vinte e 12 perse).

Col l’implosione della Jugoslavia poi Cosic diventa diplomatico per la neonata Croazia e si trasferisce nell’ambasciata di Washington. Poco tempo dopo scopre di essere stato colpito dal linfoma di Non-Hodgkin e nonostante le cure si spegne nel 1995 a soli 46 anni nell’ospedale di Baltimora.

Hanno detto di lui:

Boris Stankovic: “è stato il giocatore più determinante di tutti i tempi“.

Gianluigi Porelli: “Un genio di tecnica e cervello nato per vincere, farò qualsiasi cosa di cui la famiglia abbia bisogno“.

Renato Villalta: “Sembrava un matto, in realtà era un fenomeno in campo e nella vita“.

Marco Calamai: “Il più grande pivot mai esistito, un uomo problematico e dunque molto intelligente“.

Alberto Bucci: “Quanto era grande, come per tutti i grandi, lo si è capito quando è andato via dalla Virtus“.

Roberto Brunamonti: “Mi ha dato sicurezza, insegnandomi ad esprimermi al meglio“.

Dado Lombardi: “Sono d’accordo con Tanjevic, ha creato la scuola jugoslava anche se il nettare l’hanno bevuto gli altri…“.

Vi lasciamo con questo bellissimo documentario della TV Croata:

L’autore desidera rimarcare il grande lavoro del sito Virtuspedia.it, essenziale per poter trovare e rileggere articoli dell’epoca su Kreso Cosic e su tutti i grandi campioni che hanno indossato la casacca bianco-nera