Un’altra giornata in trincea per lo sceriffo Ronnie T. Ingram.
Essere lo sceriffo della contea di Lenoir significa controllare la città di Kingston in North Carolina, vicino alla costa atlantica, e non è una città semplice, anzi nel tranquillo Tar Heel State Kingston sta come Flint nel Michigan. All’acqua di rose, se vogliamo, ma se qualche testa calda nasce da quelle parti potete scommettere che arriva da laggiù.
La sua pattuglia ha appena arrestato un uomo, un quarantaquattrenne che stava cercando di vendere ad un poliziotto in borghese 150 pasticche di potenti psicofarmaci, chiaramente senza ricetta.
Lo sceriffo quando vede quest’uomo di 2.08 si rende conto di conoscerlo bene.
Non tanto perché sei mesi prima era già stato arrestato per possesso di marijuana e cocaina e di un’arma, accuse che il giudice della Contea aveva tramutato in una condanna per il possesso dell’arma, lasciando cadere l’accusa di spaccio di stupefacenti, di qualche mese nella Lenoir County Jail che il condannato aveva evitato con la libertà provvisoria grazie al pagamento di 11.000$ di cauzione.
Lo sceriffo Ingram che è di colore, è un pezzo d’uomo ed ha giocato a football e basket lo conosce perché il tizio che lo osserva placidamente nello stanzino dell’interrogatorio è stato una stella della pallacanestro a Kingston e nella Carolina del Nord.
Il suo nome è Charles Edward Shackleford.
Da ragazzo è stato il più grande talento uscito da Kingston. Una montagna capace di muoversi come un ballerino, in grado di usare entrambe le mani con clamorosa naturalezza, di colpire dalla media distanza ed un rimbalzista insaziabile.
Doti che non passano inosservate e che portano a casa Shackleford valanghe di offerte da parte di tutte le università d’America. Ma c’è un coach che presto prende chilometri di vantaggio sugli altri, è un italoamericano dalla parlantina irresistibile e dal carisma innegabile.
Si chiama Jim Valvano e lo vuole a North Carolina State dove solo due anni prima aveva vinto il titolo NCAA contro Houston grazie ad una drammatica schiacciata al volo sulla sirena di Lorenzo Charles per uno degli upset più clamorosi della storia delle finali NCAA.
Un coach a cui non si può dire di no.
E la squadra del 1985-86 di cui Charles fa parte è pure molto interessante con un play come Nate McMillan, il giovane greco (e poco utilizzato… erano i tempi in cui gli europei non erano considerati all’altezza) Panagiotis Fasoulas e soprattutto la stella Chris Washburn.
Ecco quest’ultimo meriterebbe un capitolo a parte alla voce “talenti sprecati”.
Centro di 2.11 dalle mani di fata, era arrivato nel 1984 come la seconda miglior recluta della nazione dopo Danny Manning di Kansas. Comincia la sua esperienza a Raleigh con un arresto dopo aver rubato una stereo ad un compagno di scuola. Viene condannato a 46 ore di galera ma al processo viene messo in luce che il suo SAT, il test di ammissione al college, è ben sotto al punteggio minimo di 500 sul massimo di 1600.
Il punteggio di partenza è 400.
In pratica un’analfabeta.
Quando deve farlo gli allenatori gli dicono di non preoccuparsi che tanto ha già firmato per NC State. Lui entra nella stanza e si mette a fare croci a casaccio sulle risposte del test.
Misteriosamente Washburn passa il test e riesce a fare la squadra.
Washburn e le sue croci a casaccio saranno la fine di coach Valvano quando uscirà il libro scandalo “Personal Fouls” di Peter Golenbock. Ma fa in tempo a giocare due stagioni e nella seconda alternandosi Shackleford come centro segna pure 17.6 punti e 6.7 rimbalzi a partita tanto da meritarsi la NBA chiamato con la terza assoluta dai Golden State Warriors dietro a Brad Dougharty di UNC e Len Bias di Maryland nel draft più maledetto di tutti i tempi.
Nella NBA Washburn resiste per due stagioni, i Warriors gli mettono a fianco Joe Barry Carroll ma non serve perché per una tendinite il nostro Chris esagera con gli anti infiammatori tanto da procurarsi un’infezione renale. Poche settimane dopo finisce in una clinica per curare gli abusi di cocaina. Passa da Golden State agli Atlanta Hawks la stagione successiva ma la sua carriera dura 72 partite a 3 punti di media.
Una terza scelta assoluta. Forse la peggior terza scelta di tutti i tempi.
Togliete il forse…
Al terzo test antidroga fallito in tre anni viene bannato a vita dalla Lega di Stern e continua a tenere in vita la sua carriera fra CBA, USBL, Argentina, Porto Rico, Grecia, Spagna, Svizzera e Colombia.
Va a vivere a Houston e per un lungo periodo vive in case abbandonate o con altri fumatori di crack, per mangiare rovista nei bidoni dell’immondizia.
Raggiunto il fondo Washburn torna nel North Carolina, a casa sua ad Hickory dove si ripulisce dalla droga e si mette a vendere pollo fritto con la fidanzata ma nel 2013 i suoi affari vanno male ed il ristorantino fallisce. E nel 2014 viene arrestato per non aver pagato la benzina dopo aver rifornito il suo SUV…
Ma torniamo al nostro Shackeford che già nel suo anno da freshman con l’amico Washburn viaggia a 10.3 punti a partita e nel suo terzo ed ultimo anno a NC State viaggia a 13.6 punti e 9.2 rimbalzi a partita.
In realtà nemmeno Washburn è suo amico.
Infatti al campus non lo vede mai nessuno. Charles Shackleford lo si vede in allenamento ed alle partite come ricorda il suo compagno di squadra Rodney Monroe. Poi sparisce.
Quando si dichiara per il draft NBA viene scelto dai New Jersey Nets al secondo giro.
Durante la sua seconda stagione NBA però scoppia lo scandalo.
Shackleford non frequentava i compagni di squadra al college ma frequentava il 32enne Robert Kramer ed il 41enne Larry Gillman, il primo è un noto scommettitore mentre il secondo è l’ex head coach di East Carolina University da dove era stato licenziato per delle irregolarità nel recruiting per divenire poi un agente.
Dai due loschi figuri Shackleford, durante la sua ultima stagione al college, aveva ricevuto 65.000$.
Lui davanti al giudice asserisce di averli ricevuti come “prestito” e di averli già restituiti ma secondo la giustizia sportiva erano serviti a corromperlo assieme ad altri tre compagni per “aggiustare” il punteggio di alcune partite come quella contro Wake Forest, dove secondo le quote delle agenzie di scommesse i Wolfpack avrebbero dovuto vincere con un margine di 15 punti ed invece NC State vince 86-82 in una gara in cui Shackleford segna 16 punti ma permette al centro avversario Ralph Kitley, che segnava 3 punti di media a partita, di segnarne ben 22, abbondantemente record in carriera…
Lo scandalo deflagra e nonostante una soddisfacente stagione a 8.2 punti e 6.8 rimbalzi di media i Nets decidono di non rinnovargli il contratto. Il ragazzo è disorientato, la polizia lo becca con qualche spinello ma al giudice promette di fare il bravo ed in cambio di qualche esame del sangue da effettuare lo lascia andare con la fedina penale pulita.
Su di lui si getta Giancarlo Sarti, gm di Caserta, che sta effettuando una rischiosa opera di rinnovamento della squadra rinunciando al più grande idolo dei tifosi casertani Oscar Schmidt “Mão Santa”, la mano più torrida ad aver mai calcato i campi italiani, ed il roccioso centro bulgaro Glouchkov.
Sarti e Marcelletti infatti dopo la sconfitta in semifinale con la Scavolini Pesaro sono convinti che ormai i gemelli terribili Nando Gentile, anni 23, ed Enzo Esposito, anni 21, sono pronti per camminare sulle proprie gambe senza la presenza ingombrante del campione brasiliano e con “Il Professore” Tellis Frank, un’ala di grande conoscenza tecnica, e la forza animalesca di Shackleford sotto i tabelloni la Phonola potrebbe finalmente sbocciare.
Hanno dannatamente ragione.
Fuori dal campo è un fenomeno. Stacca la portiera dell’auto di Max Rizzo e la imbratta di vernice spray con scritte pseudocalcistiche per giustificare il loro ritardo agli allenamenti. Coach Marcelletti si infuria non capendo “che cazzo vogliono questi tifosi della Casertana da noi!?” per calmare il coach imbufalito i due devono allora portare delle paste. Detto fatto. Solo che Nando e Shack sostituiscono la crema del bombolone con vaselina. Il coach se lo ingurgita. E non la prende particolarmente bene mentre i suoi giocatori hanno i crampi dal ridere.
A Reggio Emilia scopre di essersi portato due scarpe da gara… entrambe per il sinistro. Prova ad infilarsele lo stesso mentre Marcelletti urla disperato “Ma che stronzo di americano ci siamo presi?!” alla fine va in campo con le scarpe da ginnastica e ne mette 24 con 26 rimbalzi.
Oppure quando fa fermare la macchina che guidata da Enzino vola a 160 chilometri all’ora in autostrada per scendere a recuperare nella carreggiata i 2000$ in contanti volati fuori dal finestrino tenuto colpevolmente aperto. Al buio in piena autostrada, mentre i compagni terrorizzati si aspettano la tragedia, comincia a recuperarli sull’asfalto per poi tornare felice dopo averne ritrovati più della metà.
Ma Caserta ed i casertani scoprono che Shackleford è inarrestabile vicino a canestro, nella regular season viaggia a 19.1 punti e ben 16.1 rimbalzi a partita con il 57% dal campo e la Phonola chiude al secondo posto.
Nei play off poi trascinata dal due autoctono Gentile-Esposito, da El Grinta Dell’Agnello, da una panchina formata da specialisti come Fazzi, Rizzo e Donadoni oltre ai due USA Caserta prima si vendica buttando fuori i campioni uscenti di Pesaro, poi in semifinale la Virtus Bologna e giunge alla finale contro la Philips Milano di Antonello Riva e Ricky Pittis.
Milano si porta sul 2-1 vincendo di quindici gara tre ma perde a Caserta 93-81 e si deve giocare una drammatica gara 5 al Forum per decidere la campionessa d’Italia del 1991.
Quando il ginocchio di Vincenzo Esposito fa crack le cose per la Phonola, che era in pieno controllo della gara, sembrano mettersi male. La squadra pare in stato di shock ma Enzino sulla lettiga si rifiuta di andare negli spogliatoi e resta vicino ai propri compagni.
In campo ci pensa comunque Shackleford: in gara 5 segna 20 punti, arpiona 20 rimbalzi e da via 3 assist e quando Milano prova a riavvicinarsi a metà secondo tempo segna canestri decisivi.
Il 21 Maggio 1991 per la prima volta una squadra del Sud vince lo scudetto espugnando la metropoli milanese 88-97.
“Shack” che era stato mal accolto inizialmente dai tifosi casertani è ora il Re di Caserta ma decide di tornare nella NBA a Philadelphia.
Nei 76ers gioca due stagioni, senza incantare poi Caserta nel 1993 lo richiama a casa.
Ci torna ma a casa trova facce diverse.
Non ci sono più Nando, Enzino e Sandro ma è una squadra giovane ed inesperta coi giovani Davide Ancilotto ed Alberto Brembilla da lanciare. Shackleford dovrebbe essere la ciliegina sulla torta, l’uomo in grado di dare delle certezze ad un gruppo così acerbo ma invece col suo carattere bizzarro è devastante.
Sul campo è sempre “statisticamente” eccellente con 21 punti e 19 rimbalzi di media ma dà l’impressione di giocare da solo e per sé stesso, fuori dal campo è sempre inarrestabile con tutta una serie di fughe dai ritiri in trasferta e qualche spinello di troppo fumato senza farsi troppi problemi.
Le storie si fanno tese e Caserta retrocede in A2 nei play out.
Ci riprova in NBA a Minnesota e poi gira per la Grecia e la Turchia vincendo una coppa Korac con l’Aris Salonicco e prendendo oltre 12 rimbalzi con l’Ulker in Eurolega.
Nel 1999 fa pure un passaggio in CBA nei mitici Idaho Stampede ed un ultimo passaggio in NBA nei Charlotte Hornets vicino a casa.
E col nuovo millennio si ritira dal basket giocato.
Dopo una quindicina di anni eccolo di fronte allo sceriffo Ingram, una leggenda locale ridotto a fare lo spacciatore.
Ma parliamo di colui che confondendo la parola ambidestro con anfibio disse ad un giornalista che gli chiedeva il segreto del suo uso della mano sinistra: “Left hand, right hand, it doesn’t matter. I’m amphibious.”
Cosa volete che sia qualche problema con la giustizia?!