Basketball Junkie: a memoir di Chris Herren e Bill Reynolds.  Ed. Saint Martin’s press.

Chris Herren ai Celtics con Pitino: il dramma era oramai in atto

Chris Herren ai Celtics con Pitino: il dramma era oramai in atto

Nel 2008, a soli 33 anni, Chris Herren, uno dei più grandi talenti mai usciti dall’area di Boston, è un giocatore finito, così come sono finiti i soldi guadagnati in due anni di NBA ed i sei  anni in giro per il mondo passando pure a Bologna, sponda Fortitudo nel 2001. E’ tornato a casa sua a Fall River, dove è una leggenda della locale High School, ed oramai incapace di fare altro che drogarsi: il suo unico obbiettivo è passare la giornata. Va così dal suo pusher, si procura delle dosi di eroina che si inietta immediatamente in macchina con la figlia di otto anni seduta sul sedile posteriore e la porta a scuola. Poi si droga di nuovo e con l’auto si va a schiantare in un parcheggio dove viene soccorso da dei paramedici e per trenta secondi è clinicamente morto.

Comincia da qui Basketball Junkie, un’autobiografia scritta a quattro mani con il giornalista Bill Reynolds, che già firmò un best seller come Fall River Dreams che narrava le gesta della squadra locale di High School dove la stellina era proprio Herren, descritto come un ragazzo strano e distante ma di enorme talento. Quel ragazzo però si macerava dentro un enorme dolore. Una sindrome di deficit dell’attenzione mai diagnosticata che rendeva per lui la scuola una tortura indicibile ed il destino di essere il nuovo eroe del paesino, dopo un nonno campione del baseball ed un padre e fratello maggiore leggende del basket locale. Una pressione tremenda per un ragazzo così fragile che già in preadolescenza preferiva scappare ad ubriacarsi nelle cantine con gli amici o prendere acidi nei boschi invece che andare a scuola o relazionarsi con la sua famiglia. Ma è pure un talento clamoroso e giocare a basket è l’unica cosa che gli riesce facile.

Arrivano così le offerte dei college più prestigiosi: Jim Boeheim e Syracuse, Rick Pitino (che sarà poi suo coach nella NBA a Boston) e Kentucky, Jim Calipari e UMass, Stu Jackson e Wisconsin. Ma Herren non sopporta queste attenzioni, le rifugge ed alla fine fa la scelta peggiore, andare a Boston College, dove era andato il fratello la cui carriera fu stroncata da un brutto infortunio, per stare vicino a casa. A BC Herren gioca (bene) una sola partita ma si rompe il polso a fine gara. Giocare a basket è la sua unica opzione di vita e non potendolo fare invece di andare in classe a studiare frequenta i bar di Boston ed entra in contatto con la cocaina. Viene beccato per ben tre volte al controllo antidoping positivo alla marijuana ed alla cocaina e cacciato dal college. A soli 19 anni la sua promettente carriera è già bruciata.

Herren oggi con il suo figlio più piccolo

Herren oggi con il suo figlio più piccolo

Un solo uomo in America lo può aiutare: Jerry Tarkanian. “The Tark” lo porta a Fresno State dove studiare non serve ma giocare a basket si ed Herren sa farlo eccome. Sotto il santone ex coach di UNLV nonché specialista nel trattare talenti pericolosi e giocando in una squadra formata da membri dei Bloods e dei Crips, le terribili gang di LA, Chris mette in mostra il suo talento e viene scelto dalla NBA a Denver per poi finire nei “suoi” Boston Celtics. Gioca pure bene le prime partite ma poi si infortuna alla spalla e così conosce le “proprietà” di potenti antidolorifici, quando rientra Pitino non lo fa più giocare e la sua caduta ricomincia senza fine passando rapidamente all’eroina ed alla terribile crystal meth. Bruciato nella NBA accetta un contratto da 250.000$ garantiti della Skipper Bologna, arriva pieno di buone intenzioni ma subito conosce uno spacciatore ed il suo mese alla Fortitudo diventa un’odissea col povero Santi Puglisi che non sa più come gestirlo e coach Boniciolli che quasi arriva a mettergli le mani addosso in allenamento. Il ritiro a Chiavari per prepararsi alla Supercoppa è un disastro, Herren in piena crisi di astinenza perde la testa, gioca la Supercoppa, la sua unica presenza in Italia, e poi chiede di essere rilasciato cosa che in Effe fanno immediatamente raccontando, per salvaguardare la sua privacy, la storiella di alcuni parenti morti durante l’attacco alle torri gemelle e la sua necessità di stare vicino alla famiglia. Tutte balle. E’ in pratica la fine della sua carriera.

La sua autodistruzione, i suoi dolori, le sue paure fino alla sua redenzione per ripulirsi dalla droga e fondare la  Hoop Dreams with Chris Herren un’associazione che aiuta giovani talenti problematici sono descritte in questo libro. Un libro che si divora rapidamente quanto rapida è stata la sua caduta negli inferi della droga. Drammatico, secco, senza troppi ricami. Lo si trova solo in inglese ma Herren, che non a caso non è mai stato un gran studente, scrive in maniera semplice ed anche un lettore con una capacità basica della lingua inglese non avrà troppi problemi a capirlo. Altamente consigliato.