Passione, ritmo, armonia. Musica e basket, in quanto forme di espressione del talento dentro ognuno di noi, si incontrano e si intrecciano nei modi e nelle forme più particolari. Per questo sono innumerevoli le storie nelle quali due mondi così affini finiscono per collidere. Da oggi, DailyBasket vi racconterà di coloro che queste due sublimi forme espressive le hanno coltivate con successo. 

David Robinson al sax

Un giovanissimo David Robinson al sax

David Robinson nella vita avrebbe potuto essere qualsiasi cosa. Il talento che sgorga da ogni poro del suo corpo solo per caso è finito per essere convogliato nel basket. In gioventù, infatti, l’Ammiraglio le ha provate tutte: il baseball, i computer, la Marina, riparare televisori con il padre. E lo studio, ovviamente, nel quale eccelleva. Tutto gli riusciva a meraviglia.

Ma il primo amore del giovane David fu la musica. Era ancora alle elementari quando papà Ambrose gli fece iniziare a leggere gli spartiti per poi provare le note sul piccolo pianoforte casalingo. “Ero così focalizzato sulle note che se una persona mi dicesse di suonare qualcosa io non lo saprei fare”, ricorda David in un’intervista a Sport Illustrated del 22 aprile 1991.

Ma lui aveva “l’orecchio assoluto”, la capacità di riconoscere una nota al primo ascolto, senza l’aiuto di suoni di riferimento. E così in breve tempo coltivò la passione per la musica classica e jazz facendo scivolare dolci le note dalle stesse enormi mani che in campo scaraventavano la palla a spicchi lassù, a tre e zerocinque.

Passano gli anni, David diventa uno dei simboli della NBA a cavallo tra anni ’80 e ’90. Ma il talento è talento, non è solo basket. Nelle prime stagioni tra i pro, David lega molto con Terry Cummings, veterano acquistato dagli Spurs proprio per fare da chioccia al talento dell’Ammiraglio, con il quale condivideva l’amore per la musica. Narra la leggenda che spesso i due si ritrovassero nello studio di registrazione che Cummings aveva ricavato a casa propria per dar sfogo al loro estro musicale. Robinson caricava in macchina la tastiera portatile che lo accompagnava anche nei lunghi viaggi in giro per l’America ed arrivava a casa dell’amico. Amava scaldarsi suonando il tema di Charlie Brown, alternando di tanto in tanto i classici di Louis Armstrong e il suo amato Beethoven, mentre il compagno di reparto nel pitturato degli speroni (talento gospel di qualità, ma il giudizio lo lasciamo a voi) replicava sovente con la sua True Love, una ballata che aveva composto personalmente e modellato, a sua detta, sul timbro vocale di Whitney Houston.

Comico, a prima vista. E invece non molti sanno che l’ex ala forte che per ben 18 anni ha calcato i parquet della NBA ha proseguito la sua vita seguendo proprio le due vocazioni che lo hanno legato a Robinson: la religione (è infatti ministro pentecostale) e la musica. Già nel 1984 il prodotto di Carver aveva fondato il “Cummings Entertainment Group”, una società che si dedicava alla realizzazione di progetti multimediali per l’editoria, la televisione ed il cinema, lavorando addirittura per colossi come Coca Cola e Pizza Hut nella realizzazione di pezzi per alcuni video promozionali. Alcune sue composizioni musicali, con uno stile molto vicino al soul e all’r’n’b, sono ascoltabili sul suo sito personale e su Youtube.

I meno giovani ma più attenti forse ricorderanno addirittura un singolo natalizio datato 1989 composto proprio dal curioso duo Cummings-Robinson durante il tempo libero tra una partita e l’altra e accompagnato dalle voci, oltre che dei due, anche di Sean Elliott, Willie Anderson e Johnny Moore. “Sono sorpreso dal fatto che sappiano cantare – disse Cummings all’epoca della release della canzone, intervistato dal Chicago Tribune – più o meno come sarebbero sorpresi loro nel vedermi schiacciare!”.

La musica scorre nelle vene al giovane David e così, poco prima del via della stagione 1990/1991 (quella del primo titolo dei Bulls di MJ e la sua seconda tra i pro, dopo il titolo di Rookie of the Year conquistato qualche mese prima), imbraccia per la prima volta il sax. Stavolta però è diverso rispetto all’esperienza col piano. Niente note. Prende in mano lo strumento ed inizia a soffiarci dentro. E come quando per la prima volta, all’high school, prese in mano il pallone da basket, si rende conto che a lui le note non servono. La musica fluisce dal fiato che è un amore, anche se David non ne è troppo convinto.

“Vado meglio col piano – aggiunge nella stessa intervista di Sport Illustrated citata in precedenza l’ex torre degli Spurs – ma col sax mi sento molto più libero e creativo. Così se ascolto qualcosa, generalmente gli vado dietro seguendo il suono. Niente note”.

Quella passione per la musica classica non sfuggì a quei geni del marketing che rispondono al campanello della Nike. Nel 1990, David Robinson è uno degli astri nascenti del firmamento mondiale e il colosso dell’abbigliamento sportivo non se lo lascia certo scappare. Nike affianca l’Ammiraglio al famoso pianista classico ceco (ma americano di adozione) Rudolf Firkusny in un fantastico spot nel quale i due si sfidano prima tra tasti neri e bianchi e poi sul rettangolo di gioco. Una sfida che finisce con un punto per parte:

Secondo Michael Jordan, compagno di David nel Dream Team di Barcellona ‘92, la passione dell’Ammiraglio per la musica superava con una certa disinvoltura quella per la palla a spicchi. Pochi, però, possono dubitare sul fatto che la scelta di tenere tra le mani la palla a spicchi e non il piano sia stata quella giusta.