Le alchimie di Popovich? No. La difesa di Leonard? No no. La criptonite di Lebron James si chiama Okkervil River. Parola di Matt Bonner.
Anche nello scorso mese di luglio, come nei 7 anni precedenti, il Red Mamba e suo fratello Luke (pivot di buon livello che ha chiuso da un paio d’anni una discreta carriera tra Usa ed Europa) organizzano a Portsmouth, New Hampshire, non lontano dalla natia Concord, lo Sneakers and Speakers. Un festival il cui ricavato, da due anni, finisce interamente alla Rock On Foundation. Di cosa si tratti ce lo ha spiegato direttamente lui nel corso della due giorni di Napoli dell’Nba 3x Tour di qualche settimana fa.
“Noi giocatori di basket abbiamo molta influenze e non ci mancano i soldi, così io e mio fratello Luke abbiamo pensato di usare un po’ di questa influenza e un po’ di questi soldi per aiutare le persone più disagiate. Abbiamo fondato Rock On Foundation che unisce le mie grandi passioni, il rock e il basket. Il camp che organizziamo ogni estate cresce di anno in anno. Questa edizione ha avuto parecchio successo anche perché c’erano molti eventi e concerti benefici collegati ad esso”.
C’è un filo rosso sottile che collega la prima edizione del festival, nel 2007, con quella di quest’anno. Luglio di 7 anni fa, Matt è fresco campione Nba in maglia Spurs. Ha battuto in finale i Cavs di King James, è il suo primo anello. Il festival è già in cantiere quando solleva il Larry O’Brien e tra le band che ha invitato all’angolo nord-est degli Stati Uniti ci sono anche gli Okkervil River, texani ma non di San Antonio, bensì di Austin (città dove Luke ha giocato per una stagione). “Una delle mie band preferite di tutti i tempi, la prima band indie che ho ascoltato, quella dalla quale sono partito per interessarmi di musica alternativa. E hanno origini nel New Hampshire”, ha ricordato Bonner in un’intervista di qualche mese fa.
Luglio 2014. Secondo anello per il cecchino dai capelli color ruggine, di nuovo contro Lebron, stavolta trasferitosi a Miami. Sette anni dopo, Sneakers and Speakers ha come headliners gli Okkervil River. Solo un caso? “Teoria interessante – se la ride il Red Mamba – sarà per questo che non si sentono mai canzoni loro durante il riscaldamento all’American Airlines Arena…”
Come Roko Ukic e la sua passione per il rock lo hanno reso una mosca bianca nel panorama cestistico europeo, Bonner è la “mosca rossa” della Nba. “Non conosco altri giocatori della Lega attualmente in attività che siano appassionati di rock come me – ha proseguito il pivot col vizietto del tiro da tre degli Spurs – ma Fabricio Oberto e Brent Barry, che hanno giocato agli Spurs con me, condividono la mia stessa passione”.
Tutto iniziò negli anni dell’high school con i Metallica e i Megadeth (“Volevo solo caricarmi in quegli anni”), poi il ventaglio si è ampliato. Okkervil River, come detto, poi Springsteen, Tuneyards, Stars, War On Drugs e molti altri. Un vorace percorso di arricchimento che ha subito uno stop solo nella sua annata fuori dagli Usa, quella a Messina. “Di solito andavamo in questo bar dopo le partite – ricorda Matt – c’erano un paio di band ma le uniche canzoni in inglese che facevano erano le cover di Beatles, U2 e Rolling Stones”.
Mano caldissima da 3 punti (41,7% dall’arco in carriera), Matt pare abbia i polpastrelli torridi anche al tamburello. Frequenti sono le sue incursioni sul palco durante le esibizioni del suo festival, si narra addirittura come leggendaria la sua apparizione al fianco dei Deer Tick durante una scalmanata versione de “La Bamba”. Ecco la prova.
Prima delle partite, niente metal né percussioni, solo relax. “Prima di andare in campo in genere non ascolto musica – confessa Matt – ci sono molte band che seguo, alcune sono state nostre ospiti nell’ultima edizione del camp a Concord. Ci sono venuti a trovare i The Walkmen, una band indie-rock di New York, Win Butler, leader degli Arcade Fire, e Chris Tomson, il batterista dei Vampire Weekend”.
Il mondo della NBA è legato a doppio filo all’immaginario hip hop. Impossibile scardinarlo? “Il mio sogno sarebbe quello di avere gli Arcade Fire al posto di Kelly Clarkson o di Justin Bieber all’halftime show dell’All Star Game”. Svegliatemi se mai dovesse succedere.
con la collaborazione di Marco Pomicino