giorgia sottana

Silvia Gottardi è una che non sta mai ferma. Il basket, i viaggi umanitari in giro per il mondo, progetti su progetti. “She got game” (dice nulla il titolo?), docufilm dedicato allo sport femminile italiano, è l’ultimo della serie. Guardatelo, parlatene, diffondetelo con il passa parola. Che poi è lo stesso consiglio di Giorgia Sottana, punto fermo della Famila Schio e della nazionale italiana, che ne ha curato la colonna sonora. Dal playmaking al microfono il passo è stato breve ancorché faticoso. Ne parliamo proprio con Giorgia, in un’intervista a tempo di rap…

Sei parte integrante di “She got game”, Silvia Gottardi è proprio un carrarmato…
“Lei ne è l’autrice e pensatrice, ha dato voce a un movimento che di voce ne ha poca. Ha fatto un lavoro eccezionale, toccando tematiche importanti. Consiglio a tutti di vederlo”.
Dai parquet alla sala di registrazione. Com’è stato il salto?
“Devo ammettere che è stata dura. Era la mia prima volta, forse anche l’ultima, e all’inizio non è stato semplice. Non mi sentivo a mio agio, non era ciò a cui sono abituata, ma poi è andata meglio e mi sono anche divertita. È stata una giornata faticosa ma che mi ha lasciato tanto a livello personale”.
Hai avuto una complice, la rapper Sonja. Quali consigli ti ha dato?
“Lei è stata grande. Mi ha supportato capendo immediatamente che quello non era il mio pane, al contrario di lei. Mi ha detto di stare tranquilla e di divertirmi, ed è quello che poi abbiamo fatto. È stato davvero super lavorare al suo fianco!”.
Soddisfatta del risultato?
“Sì, sono abbastanza soddisfatta anche se, devo essere sincera, mi vergogno un pochino… Ma un giorno una persona mi ha detto che chi non prova non può neanche mai sbagliare, e sono stata contenta di averci provato”.
Il testo di “She got game” è abbastanza duro: giocare a basket, a giudicare dalle parole del tuo pezzo, non è un pranzo di gala…
“Originariamente il testo era molto più intenso, e forse anche più duro, Silvia mi ha convinto a metterlo un po’ a posto. Io ho il difetto/pregio di dire le cose come le sento. Il basket lo vivo così, e non mi andava di dire che fare questo sport è solo rose e fiori. Magari per qualcuno lo è, ma non per me. Ci sono tanti pro ma anche tanti contro, esattamente come in tutti i lavori che esistono al mondo”.

Durante il riscaldamento pre partita ascolti musica in cuffia? Quali sono i tuoi pezzi favoriti di questo periodo?
“No, non ascolto musica in cuffia ma ho la mia playlist pre partita. Ed è varia: J-AX, Intro (Il bello di esser brutti); Bieber, Love yourself; J. Cole, Wet dreamz; Sam Hunt, Take your time; T-Pain & Chris Brown, Best love song”.
Hai ascoltato “Vola alto”, l’inno del campionato di serie A maschile scritto e interpretato dal tuo “collega” Ghemon? Ti è piaciuto?
“Del mio collega? Ahahah, dai ragazzi non scherziamo! Speriamo che non legga mai quest’intervista o gli si ritorcerà lo stomaco. Ghemon è un maestro e il suo brano spacca. Anche se per me il migliore che ha scritto è ‘Nessuno vale quanto te’, forse perché mi ci ritrovo dentro. Pensa che uno dei primi cd rap che ho comprato è stato ‘E poi, all’improvviso, impazzire’. Proprio suo”.
Come e quando hai scoperto l’hip hop?
“Un giorno Luca, mio fratello, è tornato a casa con un cd, gli chiesi cos’era e lui mi rispose che dei suoi compagni di classe rappavano, ma aggiunse di lasciar perdere perché non era il mio genere. Invece me ne innamorai subito. Fu uno di quei ragazzi a farmi avvicinare al rap, nome d’arte Cigno. Ora non c’è più, ed è per questo che mi sento ancora più vicina a questo genere. E lui era davvero bravissimo”.
Cosa rappresenta per te il rap?
“Oltre quello che ho appena detto, ossia una musica che mi fa sentire vicino a una persona che non c’è più, per me è una passione. Lo faccio come mi pare e quando mi pare. Ho quaderni pieni di rime, emozioni e sentimenti buttati giù tutti in rima. Ogni tanto mi attacco una base e ci rappo sopra. E la mia via di fuga, è un qualcosa di mio e mio soltanto”.
Rime, emozioni e sentimenti buttati giù in rima che rimarranno nei tuoi quaderni?
“Non lo so, forse sì, forse no. Alcune pagine sono già diventate altri pezzi rap che registro da me e che tengo per me. Se mi chiedi se mai li farò ascoltare alla gente, beh, per il momento non è in programma…”.
Chi è il tuo rapper preferito?
“Di rapper buoni ce ne sono molti, anche in Italia. Fedez, per citare il più popolare, ha un uso della parola fantastico, anche per le tematiche che tocca. Kaos One ha una metrica da far paura. Lo stesso Ghemon è un rapper diverso da tutti gli altri. Oltre oceano ce ne sono pochi come il buon Eminem, ma ascolto molto J. Cole, Kid Ink, Ludacris”.
Se il tuo fidanzato un giorno si presentasse con catenone d’oro al petto e indumenti tamarri degni di un artista gangsta rap addosso, cosa gli diresti?
“La vedo dura, per diverse ragioni. Ma se dovesse succedere non credo la cosa mi dispiacerebbe. C’è modo e modo di essere tamarri, ci sono anche i tamarri con classe. L’importante che abbia il cappellino!”.


Dailybasket.it - Tutti i diritti riservati