Ok, con Amir Johnson me la gioco anche io al tiro da tre. Ma sfido a fare altrettanto con Matt Bonner (41,7% dalla lunga distanza in carriera) e contemporaneamente vincere un Grammy, collezionare concerti da sold out e critiche positive un po’ ovunque nel mondo. Di chi parliamo? Di Win Butler, frontman dell’acclamata band (ormai non più) indie degli Arcade Fire.
Di famiglia mormone pur se cresciuto nel Texas prima di emigrare in Canada, Edwin Farnham Butler III divide la sua adolescenza tra arte e sport. Dai nonni materni eredità il gusto per le sette note, ma i 194 centimetri di altezza e il viscerale magnetismo per le movenze di uno pivot che dalla vicina Houston sta incantando il mondo (“Guardarlo giocare era un’esperienza molto artistica, lo associavo a un ballerino, si muoveva in modo completamente differente dagli altri”, dice Butler di Hakeem Oljuwon) lo seducono spingendolo a coltivare la passione per il basket, che continuerà a praticare per tutta la vita pur senza nemmeno fare capolino tra le liriche delle sue opere. Dopo aver provato anche con la fotografia e la scrittura, Win decide che è la musica la sua strada ed i fatti gli danno ragione. Nel 2004 il primo disco degli Arcade Fire “Funeral” folgora la galassia dell’indie-rock e mette la band di stanza a Montreal sotto gli occhi del mondo.
Ma la spicchia resta comunque l’altro grande amore di Win, che prende il basket giocato tremendamente sul serio. A volte anche troppo, come nell’estate 2007. Butler ha affittato uno dei campi del campus dell’università di Berkeley, California, per far qualche tiro. Arriva un gruppo di ragazzi, sono quasi in 30 e vorrebbero giocare a tutto campo. Ma Win li caccia a male parole, facendoli attendere per 45 minuti prima di lasciare il parquet e, sembra, rubando anche un pallone ad uno dei ragazzi.
Nel 2011 gli Arcade Fire esplodono con l’album “The Suburbs”, che li porta fino al Grammy per il miglior disco dell’anno, e Win approfitta del suo raggiunto status di star per organizzare match ed iniziative che coinvolgono artisti e giocatori importanti. A settembre lo troviamo in campo per una iniziativa benefica, il “Rock The Court” organizzato dall’università di Toronto. Una partita di basket con protagonisti musicisti (come Dallas Green degli Alexisonfire) e giocatori della Nba attuale (Matt Bonner e Spencer Hawes) e di quella che fu (Brent Barry e Paul Shirley). Una giornata di festa insomma. Ma gli animi si scaldano già dall’inizio, con la sfida nel tiro da tre punti tra Bonner e Butler. Facile vittoria del lungo degli Spurs? Neanche per sogno. Mr. Arcade Fire è un agonista e il “Red Mamba”, del quale diventa buon amico tanto da sostenerne la campagna per la partecipazione alla gara del tiro da tre punti dell’All Star Game 2013, lo capisce ben presto, subendo una discreta lavata di capo dal cantante texano. La risposta di Bonner non si fa attendere: nella partita vera e propria, il pivot ex Messina trascina la sua squadra ad un netto successo finendo persino per schiacciare in testa ad una ragazza!
Win, con il fratello Will, è poi una presenza fissa al “Pop vs. Jock”, iniziativa benefica organizzata nell’ambito del Pop Festival di Montreal. Un match tra stelle della musica e dello sport e membri di alcune università locali, con in campo, oltre ai due Arcade Fire, il bassista degli Strokes Nikolai Fraiture e ancora una volta l’amico Bonner, grande cultore della musica underground.
Un altro scivolone, però, Win lo compie a gennaio in Nuova Zelanda. Gli Arcade Fire, insieme ai Pearl Jam (grandi appassionati di basket: leggenda vuole che prima di scegliere il nome attuale si chiamassero Mookie Blaylock, in onore dell’esterno degli Atlanta Hawks), sono ad Auckland per il Big Day Out Festival. Win, insieme al bassista della band di Seattle Jeff Ament organizza una partitella con alcuni fan per passare un po’ di tempo libero. Al solito Win mette tutta la sua voglia sul campo e gli animi si scaldano. Nell’ultima azione, il povero Sherif Hassan, fan dei Pearl Jam, ci rimette il naso per un colpo proibito assestatogli proprio dal cantante degli Arcade Fire, il quale si stava lamentando delle regole della partita. Finirà a tarallucci e vino, con il malcapitato cestista della domenica che, come risarcimento, si vedrà tutto il festival dal backstage.
L’ultimo incontro tra Win e il basket è per un’altra sfida dalla lunga distanza. Dopo aver steso Bonner, Butler ci riprova con Amir Johnson, che il 15 marzo sfida nel corso di “Off The Records”, trasmissione del network sportivo canadese TSN. Avversario decisamente più abbordabile nonostante i miglioramenti dell’ala dei Raptors in questa stagione (chiusa con 20/66 dalla lunga distanza; nelle precedenti 8 stagioni in Nba aveva tirato appena 29 volte dall’arco in totale), ma parliamo comunque di un faccia a faccia tra un buon giocatore Nba e un amatore. Risultato? Guardate qua:
He’s on (Arcade) Fire!!!!