La panchina di Cantù esultante (Foto R.Caruso 2015)

La panchina di Cantù esultante (Foto R.Caruso 2015)

Sui fischi cervellotici se non palesemente errati di Paternicò e Sabetta, che danno un tecnico ad Abass e  l’espulsione a Metta World Peace invece di sanzionare il fallo antisportivo di Ortner, le provocazioni di Stone, l’invasione del campo del preparatore atletico veneziano nonché le intemperanze dei tifosi si chiude l’altalenante e per molti versi difficile stagione della Pallacanestro Cantù 2014/15.

Nella memoria a breve termine abbiamo infatti le due belle partite casalinghe nei playoff contro la Reyer ed una gara 5 decisa purtroppo anche, ma non solo sia chiaro, dagli arbitri ma se andiamo con la mente alla scorsa estate possiamo dire che parecchia acqua ne è passata sotto i ponti.

Si era deciso infatti, complice un budget ancora più ribassato, di puntare su giocatori di grande impatto atletico e di scarsissima esperienza al cospetto del basket europeo. Arrivarono così i DeQuan Jones, i Darius Johnson-Odom e Cheihk Mbodj in vece di Pietro Aradori, Maarty Leunen e Cusin.

Dopo l’inizio roboante in prestagione, quando la freschezza atletica conta più della conoscenza tattica, lo staff tecnico di Stefano Sacripanti si è reso rapidamente conto che la mole di lavoro era impressionante.

C’era da creare una squadra in grado di giocare una pallacanestro almeno decente partendo da zero.

Non vi erano infatti le minime basi sulla difesa di squadra, sulle rotazioni difensive, sul pick and roll, sulle collaborazioni in attacco, su come condurre una transizione offensiva o limitarne una difensiva.

Giocare l’Eurocup in tal senso non ha aiutato, se infatti giocare le coppe aiuta alla reciproca conoscenza in campo e alla pressione della gara secca è stato invece un problema per una squadra che aveva bisogno di chiudersi a lavorare in palestra invece di viaggiare e passare ore in aeroporti.

Stefano Sacripanti (foto R.Caruso2015)

Stefano Sacripanti (foto R.Caruso2015)

Il momento più difficile Sacripanti lo ha vissuto attorno a Natale quando l’Acqua Vitasnella perde cinque partite consecutive (Brindisi, Pistoia e Venezia in casa, Capo d’Orlando e Cremona in trasferta) in maniera disarmante ed inopinata gettando alle ortiche la qualificazione, sin lì tranquilla, alle Final Eight da giocare nella “seconda casa” di Desio.

A Cremona “Pino” ha negli spogliatoi una tremenda discussione, poi rientrata, con Johnson-Odom e decide di ribaltare la squadra tagliando fuori in pratica Damian Hollis ed inserendo uno Stefano Gentile in palese difficoltà in quintetto al posto di James Feldeine. In pratica decide di legarsi a quei giocatori che ritiene più in sintonia con lui. Ed in quei giorni appaiono nuvoloni scuri sulla collina di Cucciago e sulla testa del coach: forse sono voci create ad arte forse sono vere, ma la sesta sconfitta consecutiva non sarebbe stata tollerata. Marco Crespi, licenziato qualche settimana prima a Vitoria, sembra in arrivo.

Ed invece Cantù batte Reggio Emilia di un solo punto con il tiro libero a segno di Eric Williams, forse il più pretoriano dei giocatori di Sacripanti, a pochi istanti dalla fine. A fine gara la presidente Anna Cremascoli chiarisce che Pino è il suo coach e si prosegue con lui…

Intanto se la Coppa Italia è svanita invece in Eurocup Cantù, dopo tanti anni, arriva alla fase di eliminazione diretta dopo aver disputato anche delle gran partite come quella col Khimki anche se l’abbinamento col forte Kazan le è fatale.

Metta World Peace (2015 Foto Alessio Brandolini)

Metta World Peace (2015 Foto Alessio Brandolini)

Si arriva così alla rescissione col separato in casa Hollis, che doveva essere il finesse player del gruppo e si è dimostrato solo un morbidone dal cuore di cucciolo, per il clamoroso arrivo in Brianza di Metta World Peace direttamente da Los Angeles.

Una win-win situation per Cantù che non solo ha un’esposizione mediatica clamorosa e mondiale, di cui beneficia tutto il movimento italiano, ma scopre di essersi portata a casa anche un giocatore ancora integro ed utile, a sprazzi meraviglioso, che comunque è utilissimo alla causa di una rimonta nel finale di stagione (e decisivo nella gara da dentro o fuori a Roma) per rientrare di rincorsa nei play off dove la Vitasnella esce con Venezia ma gioca due splendide gare casalinghe, anzi gara 4 va alla storia come la miglior partita giocata da Cantù, per attenzione tattica e qualità del gioco, dai tempi del secondo anno dell’era Trinchieri, quella con Mike Green in regia per intenderci.

Possiamo allora asserire che la stagione di Cantù è stata positiva? Soppesando tutto diremmo di si.

Abbiamo visto delle brutture inenarrabili, specie nel momento prenatalizio, con parziali devastanti originanti da sciocchezze epiche, palle perse in serie, forzature continue dell’eroe di turno, sprazzi di passività disarmante. Abbiamo visto una squadra volenterosa ma confusa.

Ma abbiamo visto anche una squadra che ha lavorato, ha onorato la maglia ed è cresciuta.

Quella vista nella serie contro Venezia, ad eccezione dei tre quarti iniziali di gara 2, era una squadra vera con delle regole di gioco. E di questo va dato atto a Stefano Sacripanti ed i suoi assistenti.

ottimo Johnson-Odom (foto R.Caruso 2014)

ottimo Johnson-Odom (foto R.Caruso 2014)

Abbiamo anche visto Darius Johnson-Odom (14.4 punti e 4.1 assist per la combo guard da Marquette) ed Abass Awudu Abass (9 punti di media nei playoff e l’high career di 19 punti in gara 4) crescere nelle scelte in campo e nel rendimento tanto che sarebbero i giocatori, a nostro avviso da cui ripartire assieme allo sfortunato Marco Laganà ed un Ivan Buva (7.4+5.2) che un giorno ricorda uno dei Grandi Centri Croati ed un altro giorno lo vorresti strozzare ma che ha, a nostro parere, ancora molto upside dinanzi a lui.

Ma anche un Eric Williams (7.9 ppg con il 62% dal campo), rinato come atleta e vero uomo spogliatoio, merita una riconferma mentre con The Panda’s Friend (13.4 punti con il 40% da tre) voci raccontano di un’offerta “extra budget” importante, per le casse brianzole, ma è chiaro che se arriva il Real Madrid o la Milano di turno la società brianzola è pronta a ritirarsi senza troppe paturnie.

Schiacciata di Eric Williams (Foto R.Caruso 2015)

Schiacciata di Eric Williams (Foto R.Caruso 2015)

La vera grande partita infatti si gioca al di fuori. Il vulcanico, e va detto assai attivo & friendly, sindaco Claudio Bizzozero ha infatti dato alla società canturina la possibilità di costruirsi, e gestirsi, il proprio nuovo palazzetto, un’opera assolutamente vitale per il futuro della Pallacanestro Cantù ed un’opportunità che Anna Cremascoli non vuole perdersi. Attorno alla buona riuscita o meno del terzo progetto di palasport nascono o muoiono tutti i sogni di gloria dei tifosi canturini.

Con un palazzetto dalle giuste dimensioni, attorno ai 5.500 spettatori, e con tutte le concessions alla tedesca nonché le entrate derivanti da utilizzi collaterali (concerti ecc.) allora Cantù potrebbe cominciare a sognare alla grande…

Perché da qui, oltre alle eccellenti idee dei soci di Tutti Insieme Cantù, possono crearsi le basi per una Cantù di nuovo al top in Italia ed in Europa.

E da queste notizie, positive o meno, potrà cominciare a muoversi il confermatissimo GM Daniele Della Fiori sul mercato estivo.