K. Clark supera N. Akele ( Foto Alessandro Montanari 2014 )

K. Clark supera N. Akele ( Foto Alessandro Montanari 2014 )

L’onestà intellettuale e la deontologia ci impongono, in casi spinosi e come quello di Nicola Akele e della Reyer Venezia, di ascoltare tutte le voci in causa, inclusa quella della società veneta. Dopo le dichiarazioni del giocatore e del suo entourage, comparse sul Corriere dello Sport, appare quindi doveroso fornire uno scenario esaustivo della vicenda.

La stessa Reyer nella serata di oggi ha comunicato la propria posizione, chiarendo i dettagli relativi alla coesistenza e alle relazioni esistenti tra le società S.S.D. Reyer Venezia Mestre SpA e la Srl, relativa esclusivamente alla società di serie A.

Ci sono tuttavia alcuni fatti che non hanno forse avuto il necessario risalto e che possono aiutare a comprendere meglio la vicenda.A 13 anni il ragazzo passa da Montebelluna a Venezia, trasferendosi nella foresteria della società dove viene praticamente adottato da dirigenti e allenatori, per tutto il corso della sua carriera giovanile. Supporto che non viene a mancare nemmeno nel 2012, quando per un problema cardiaco il ragazzo è costretto a perdere metà stagione, senza garanzie di ritorno. In un momento di grande difficoltà la società anche nella figura del presidente Brugnaro dimostrano la vicinanza al ragazzo, a cui viene garantito il completamento delle scuole, oltre che la permanenza nella foresteria, indipendentemente dal suo futuro sportivo.

Nella scorsa stagione Akele gioca in serie A come giovane di serie, ed a fine stagione gli viene sottoposto un contratto professionistico della durata di cinque anni, al minimo previsto per un neo professionista. Una proposta in linea con quanto solitamente proposto a molti giocatori in uscita dai settori giovanili di serie A e che avrebbe potuto essere rivisto nelle cifre in caso di crescita tecnica del ragazzo. Fin qui non sembrano davvero delinearsi i connotati della prigione dipinta dal ragazzo e dal suo entourage, ma semplicemente una proposta di una società che ha fatto un investimento economico, tecnico ed umano su un giocatore, offrendo una proposta in linea con gli attuali standard di mercato.

Alcune domande invece aspettano ancora risposta, in primis su quale sia il ruolo dell’agenzia Sigma nei confronti del giocatore, stante il fatto che ufficialmente non ne detiene la procura. La stessa agenzia visse tra l’altro una vicenda simile con un altro suo rappresentato, attualmente sotto contratto proprio con la Reyer, al momento della firma del contratto professionistico.

In secondo luogo la presenza della famiglia del ragazzo, praticamente inesistente durante gli anni delle giovanili, ma casualmente diventata molto forte proprio al momento della firma del contratto professionistico.

Il diritto di un giocatore di veicolare il proprio futuro sportivo è sacrosanto, ma lo è anche quello di una società di tutelare i propri investimenti. Offrire a un giocatore un contratto professionistico modificabile in relazione alla crescita, il prestito in Legadue Gold ad una società amica, con un allenatore in grado di lanciare i giovani, minuti e responsabilità garantiti, benefit e istruzione, risulta una proposta così lesiva delle libertà personali da essere considerata offensiva?

Forse la vicenda è stata davvero troppo strumentalizzata da media ed associazioni di categoria, ed elevata a lotta di classe in salsa cestistica senza averne prettamente i crismi. Quello che conta è che un giocatore di grande talento, patrimonio della nostra pallacanestro, è costretto a non giocare per una faida grottesca, con un danno tecnico e di immagine per il nostro movimento.