Riccardo Sabadini

La squadra della settimana è senza dubbio la VL Pesaro che si è resa protagonista di una grande impresa violando il parquet del PalaBigi di Reggio Emilia.
Uno degli artefici di questo blitz è stato Diego Monaldi, membro della Italian Unit di Pesaro, che ha contribuito con 11 punti e una tripla da distanza siderale in un momento caldissimo della gara.

“Siamo molto soddisfatti della grande vittoria di Reggio Emilia anche se non è ancora svanita del tutto l’arrabbiatura per i due punti regalati con Brescia; siamo scesi in campo al Pala Bigi per fare la nostra partita, siamo stati bravi a non perdere la testa e rimanere aggrappati anche quando Reggio ha provato a scappare e alla fine siamo riusciti a piazzare la zampata decisiva per centrare due punti molto importanti per noi”.

La VL in quest’avvio di stagione ha messo in mostra USA interessanti (Dallas Moore su tutti ndr) ma anche un nucleo italiano di assoluto valore e impatto che sta dando una precisa identità alla squadra.
“Ho sempre stimato le squadre che investivano sugli italiani perché alla fine la serie A dev’essere il bacino di crescita degli italiani per dare l’impronta al movimento e produrre giocatori anche in ottica nazionale. Ci vuole coraggio a farlo ma chi lo ha fatto, ha spesso ottenuto risultati importanti, basti pensare alla Reggio Emilia degli ultimi anni. Avere un nucleo importante di italiani è fondamentale perché, oltre a cementare lo spogliatoio, danno una mano agli stranieri che provengono dalle realtà più variegate, penso ad esempio ai rookie che escono dal college. In Europa si gioca un basket differente ed avere un riferimento è importantissimo”.

Inevitabile non allacciarsi all’argomento del momento, qual è la strada per rilanciare il movimento in Italia?
“Credo che il nostro movimento sia un po’ malato, è sotto gli occhi di tutti; non so quali siano le riforme giuste da attuare per rilanciare il movimento ma di una cosa sono certo: nelle categorie inferiori ci sono tantissimi giocatori che potrebbero ben figurare in serie A ma che non riescono ad approdarci per mancanza di coraggio e di opportunità. Credo che da parte delle società manchi la voglia di investire e puntare sui giocatori italiani, a prescindere dalle regole che costringano gli italiani a stare in campo o a referto. Ovvio che sia fondamentale anche tornare ad investire sui settori giovanili, sicuramente quando c’erano solamente due stranieri e finestre di mercato precise, questi erano di valore assoluto e i tifosi si identificavano di più nella squadra”.

In estate avevi avuto diverse sirene da squadre di A2 per tornare a fare il protagonista. Come mai hai scelto Pesaro?
“L’anno scorso a Sassari è stata un’annata di apprendistato; sono sbarcato in Sardegna con l’obiettivo di crescere e ce l’ho fatta e questo me lo devo riconoscere. Un anno di campionato e Champions League ad un livello molto alto mi è servito moltissimo anche se, sopratutto nella seconda parte della stagione, non ho avuto troppo spazio.
Giocare al massimo livello è il sogno di ogni giocatore e quando mi si è paventata la possibilità di sposare il progetto di Pesaro non ho avuto dubbi. L’impatto è stato ottimo sin dal primo giorno: la società è super, con i compagni di squadra, sia italiani che stranieri, mi sono trovato benissimo. E poi c’è la città che è perfetta perché è piccola a misura d’uomo e sul mare, cosa potrei desiderare di più?

Sabato sera andrà in scena lo storico big match con la Virtus: ritorna una classicissima, come si fermano le Vu Nere?
“La Virtus è un’ottima squadra che può contare su un roster di assoluta qualità. Hanno un attacco pazzesco e starà a noi cercare di limitarlo, mettendo sul campo energia e cercando di fare la nostra partita; noi dobbiamo ragionare una gara alla volta, cercando di regalare un’altra gioia ai nostri splendidi tifosi, anche se sappiamo che non sarà facile perché la Virtus è reduce da due ottime gare e un po’ come noi ha regalato i due punti all’esordio e quindi non vorrà sbagliare di nuovo in trasferta”.

Quale obiettivo ti poni per questo 2017-18?
“Non mi pongo obiettivi personali. Ogni anno quello che mi prefiggo è di crescere, come giocatore e come persona, vivo per imparare. Voglio conquistare sempre più spazio a questo che è il massimo livello, migliorando nei miei difetti e cercando di essere utile alla squadra per raggiungere il nostro obiettivo che è la salvezza.