ASSAGO – Due quarti di finale decisamente diversi. Perché se nel match delle 18, quello tra Milano e Reggio Emilia, di equilibrio se n’è visto davvero poco, nella seconda partita del giovedì si è assistito ad uno spettacolo più piacevole, in termini di agonismo.

Difficile, in alcuni casi frustrante, cercare di tenere testa a questa Olimpia. A maggior ragione se, come in questo caso, gli assenti hanno un peso specifico di una certa rilevanza. Antimo Martino ha dovuto fare a meno di Frank Elegar, Justin Johnson e Dominique Sutton, mentre dall’altra parte, tra infortuni e scelte relative al turnover, Messina ha tenuto ai box Micov, Brooks, Roll e Tarczewski. Certo, a livello di profondità di roster nessuno può battagliare con l’Olimpia, ma una volta sul parquet bisogna necessariamente giocarsela, e la storia delle Final Eight parlano molto chiaro, tra colpi di scena e prestazioni sorprendenti.

Ettore Messina ha evidenziato la necessità di contenere le conclusioni da tre punti di Reggio Emilia e, onestamente, meglio di così non si poteva fare, per lo meno se diamo uno sguardo alle statistiche. Non che le mani di Milano siano state roventi, ma lo 0/9 degli emiliani da tre dopo dieci minuti di gioco ha indirizzato in modo quasi inesorabile la contesa. A metà partita, le statistiche dicono 0/16 dalla lunga e Milano comincia a volare ad altezze irraggiungibili per gli uomini di Antimo Martino, con rotazioni a dir poco diverse e una qualità sul parquet ancor più differente tra le due squadre. È stata un’occasione ideale per inserire Jacub Wojciechowski e l’esperimento è andato assolutamente a buon fine: 10 punti in 11 minuti di impiego, con 5 rimbalzi (di cui 3 offensivi). Niente male per un elemento che conosce la Serie A, ma che fino a qualche giorno fa si stava confrontando con la Serie A2 e con una situazione a Biella da risollevare in modo deciso.

Il +28 alla sirena rappresenta bene quello che si è visto in campo e la superiorità in termini di valori, con Milano che è riuscita a mandare a referto tutti i suoi giocatori e Reggio che ha visto un solo elemento in doppia cifra, quel Baldi Rossi che ha raggiunto quota 13 punti grazie a 3 triple mandate a segno su 6 tentativi, percentuali profondamente diverse da quelle messe nero su bianco dal resto del roster.

Il secondo quarto di finale è stato tutt’altra cosa. La costante, se così si può chiamare, è stata la legge dei 7 punti di scarto. Sia per ciò che concerne il risultato finale, 82-89 in favore della Reyer, sia per quello che è sembrato essere il distacco medio per quasi 20 minuti di gioco.

Altra grande prova di forza di Venezia, trascinata in modo netto da Tonut e Bramos, autori di 45 punti su 89, ma che ottiene una prestazione corale da squadra vera. L’intensità è stata diversa fin dalla palla a due, nonostante sulla carta la Virtus possa fare affidamento su di una dose di talento senza dubbio superiore. I ragazzi di De Raffaele, però, hanno fatto capire quanto sia importante e cruciale il fatto di tenere un livello tale per 40 minuti, andando a colpire gli avversari non appena si è incassato un canestro.

L’atteggiamento e il linguaggio del corpo della coppia Tonut-Bramos sono stati fondamentali, perché hanno indicato la direzione a tutta la squadra e, soprattutto, ognuno degli elementi chiamati in causa è stato in grado di fare la differenza. Qualcosa di tutt’altro che scontato quando la posta in palio è alta. Cinque giocatori in doppia cifra per la Virtus, che rischia di innervosirsi proprio nel momento in cui stava per ricucire lo strappo per intero e, anche qui, bisogna rendere onore a Venezia che si fa rimontare fino al -5 e poi chiude la questione grazie ad un tap in di Watt che dal punto di vista mentale non lascia scampo alle ambizioni dei ragazzi di Djordjevic.

La prima semifinale sarà Milano-Venezia, ancora una volta. Ed è sicuramente una buona notizia per chi ama questo gioco, perché a giocarsi un posto in finale ci sarà la squadra che si sta dimostrando più attrezzata contro quella che si sta dimostrando più solida. 

Ed è un’ottima premessa.