Rakim Sanders, il “Lebron de Sesana” (Foto M.Cogliati)

[…] La partita di ieri di Trento è stata la clamorosa conferma che gli equilibri che Milano aveva “serendipidously” trovato in garatre erano stati un caso. Faccio la cronaca di come ho seguito la partita, visto che intanto la mia Trieste stava asfaltando a lucido la Fortitudo tanto che, pronti via, già al quinto minuto i loro giocatori non sapevano neanche come si chiamavano, tanto erano groggy, e che contemporaneamente cominciavano le nuove puntate di NCIS LA. All’inizio vedo Milano che parte con un quintetto tutto sommato logico, con l’unica domanda di cosa cavolo ci facesse in quel quintetto Sanders. E infatti parte la partita e Sanders gioca ogni pallone facendo il Lebron de Sesana (i triestini mi capiranno – fra l’altro poi l’ “american de Sesana” vero c’è anche stato e di nome faceva Primož Brezec) combinando cazzate in serie alle quali Repeša assiste serafico. Con il risultato che Cinciarini porta palla oltre metà campo e poi non la vede più. Che colpa ha lui del plus-minus -21 se l’unica cosa che ha fatto quando era in campo era guardare i compagni massacrare il pallone? Sai poi, non vedendo un pallone che sia uno in attacco, che difesa spasmodica metti in campo! Idem il povero Pascolo che, ho contato, nei primi cinque-sei minuti ha visto un solo pallone utile, finendo con un tiro da tre che è, almeno dal mio punto di vista, esattamente l’unico, ma talmente unico da esser cercato con il lanternino, motivo per il quale “non” lo metto in campo. Poi in un’azione è andato finalmente dove doveva andare, spalle a canestro sul centrodestra ed ha subito distribuito un assist a Tarczewski che, essendo sostanzialmente un pippone, si è poi incartato, ma l’assist c’era e l’azione era sicuramente bella e logica. Insomma, purtroppo non ho testimoni, ma spero che mi crederete, e se no pazienza, mi son subito detto: “bravi, grandi, appena Trento comincia a mettere qualche palla in canestro (dopo aver sbagliato mille volte da due centimetri a inizio partita) la partita finisce in goleada”. Poi ho visto Flaccadori giocare benissimo (speriamo solo che duri e che soprattutto non pensi già adesso di essere diventato un fenomeno, visto che di strada ne ha da fare almeno per un ulteriore 80% rispetto a quanto sa adesso), ho visto, come giustamente dice Lopez, la situazione orribile dal punto di vista atletico di Milano, disamina sulla quale concordo totalmente, ho visto le solite risposte catatoniche miste a panico della panchina milanese, insomma ho girato tranquillamente su Kensi e Deeks, tanto la partita era segnata. Piccola chiosa sulla famosa “intensità” della quale tanto si parla, chiosa che ha moltissimo da vedere con la forma atletica e l’intelligenza tattica. Se queste due mancano, mi spiegate come si fa a essere “intensi” se fisicamente non si è sul posto o si arriva dopo gli avversari? Se uno non c’è, fisicamente, non può neanche essere “intenso”. E se poi ha la mente annebbiata dalla fatica e il fiatone, è già un miracolo se le gambe lo portano fino al posto giusto, che poi la mente gli dica di fare la cosa giusta, mente che è intanto nella nebbia più totale, è tutto un altro discorso. Dunque questo dell’“intensità” è un discorso che non mi sentirete mai affrontare. Perché semplicemente per me non esiste: se si sa giocare, se si ha VOGLIA di giocare, cioè si è motivati, e si ha la giusta condizione atletica, se cioè la preparazione di base e per la partita è buona, si è automaticamente “intensi”, se no non lo si è. Tutto qua.

Scrivo prima di gara quattro di Avellino-Venezia, per cui aspetto di vedere come finisce. Garatre è stata più o meno come ve lo avevo anticipato. A questo punto la mia impressione che Venezia proprio non abbia le armi per vincere a Avellino si fa sempre più intensa. Ma non è detto. Per cui vediamo.