Alessandro e Stefano Gentile (Foto Stefano Gandini 2017)

SEGAFREDO BOLOGNA (voto 5): la prima stagione della Virtus, dal ritorno in SerieA, si è conclusa con rammarico al termine di una parabola discendente che ha buttato via quello che di buono era stato costruito nella prima metà di stagione. Bologna ha vestito i panni della neopromossa, ma il roster assemblato in estate, con gli arrivi di gente del calibro di Aradori, Lafayette, Alessandro Gentile e Slaughter, ha creato subito alte aspettative intorno alla squadra. L’obiettivo playoff è svanito all’ultima giornata di campionato per mano di Reggio Emilia, eppure le crepe all’interno della squadra erano già visibili da tempo. Tanti fattori hanno condotto a questo epilogo: la scelta societaria di non ingaggiare il quinto americano, i numerosi infortuni, la scarsa dote di playmaking di Lafayette e la scommessa persa di Alessandro Gentile che, cercando di essere leader, non è riuscito a portare la Virtus in post season mostrando limiti caratteriali e tecnici. Ora la Virtus ripartirà salutando i reduci della promozione in Serie A della passata stagione, a cominciare da coach Ramagli. Al suo posto in pole position ci sarebbe Andrea Trinchieri che ritornerebbe in Italia solo in caso di un progetto tecnico di primo livello.

(foto Stefano Gandini 2017)

BANCO DI SARDEGNA SASSARI (voto 4,5): Sembrano lontanissimi i tempi dello storico scudetto con Sacchetti allenatore, eppure sono passati soltanto tre anni da quel momento. Ad oggi parliamo di una società che naviga a vista, che smonta e ricostruisce ogni anno per tentare una nuova stagione da protagonisti, ma tutte le tessere non si ritrovano mai al proprio posto. La Dinamo si voleva proporre come una delle sorprese della stagione, ma nonostante il talento che si ritrovava, non ha mai dato la chiara impressione di poter impensierire le squadre che occupavano le posizioni che contano. Anche per questioni di gerarchie: Scott Bamforth ha dovuto accollarsi le responsabilità maggiori visto anche l’infortunio di Stipcevic, fuori un terzo di stagione, mentre Hatcher non ha mai dato l’impressione di poter essere un fattore. Il cambio allenatore, con Markovski al posto di Pasquini tornato GM, non è bastato per strappare almeno l’ottavo posto. A Sassari c’è bisogno in primis di un po’ di ordine per puntare a essere stabilmente fra le grandi.

Fiat Torino – Virtus Bologna (foto Uff. Stampa Fiat Torino)

FIAT TORINO (Voto 6) – Il voto è la media tra la prima metà di stagione, da 8, e la seconda metà di stagione (voto 4) completamente da dimenticare e che ha fatto scivolare l’Auxilium fuori dai playoff, facendo entrare la società della famiglia Forni nella storia, ma dalla parte sbagliata. Torino infatti è la prima società in Italia a vincere la Coppa Italia ed a non qualificarsi per i playoff. E pensare che il cambio in panchina, sia pur avventato e senza logica, di Banchi con il suo assistente Galbiati (dopo l’interregno di Recalcati) era stato anche assorbito bene dalla squadra, capace di infilare 5 vittorie consecutive tra campionato e Coppa Italia. Poi però i nodi di uno spogliatoio rimasto diviso e con troppi galli nel pollaio sono venuti fuori e la stagione gialloblu è scivolata verso l’inevitabile fallimento in campionato, collezionando 9 sconfitte nelle ultime 10 giornate. Adesso bisogna ripartire con un progetto vero, che sembrava potesse essere quello di Banchi che evidentemente caratterialmente non si sposava bene con la società, che ora però avrà tra le mani i soldi della Fiat, pronta ad investire per i prossimi tre anni, che sicuramente si aspetterà indietro qualcosa.

Della Valle Amedeo (foto R.Caruso 2018)

Della Valle Amedeo (foto R.Caruso 2018)

GRISSIN BON REGGIO EMILIA (voto 5,5): Dopo tante stagioni positive, ma mai coronate da un successo di prestigio, la Grissin Bon ha aperto le porte ad un nuovo ciclo, fondato sul talento di Amedeo Della Valle e nel lancio di giovani talenti italiani. Esperienza che non è partita nel modo giusto, con le sei sconfitte in fila nel primo scorcio di campionato che facevano temere il peggio per la stagione biancorossa. Il DS Frosini ed il Gm Dalla Salda (che ha salutato la compagnia dopo 21 anni) hanno messo mano al portafogli, stravolgendo il roster costruito a settembre anche per via degli infortuni, costante della stagione di Reggio Emilia. La parte centrale dell’annata pareva riconsegnare al nostro campionato una protagonista, con una cavalcata in EuroCup da applausi chiusasi in semifinale, ma da quella sconfitta la squadra di Menetti si è progressivamente sgonfiata, con la Grissin Bon fuori dai playoff per la prima volta dal ritorno in massima serie del 2012. Bisognerà voltare pagina: con Della Valle oramai lontano e il progetto-Mussini fallito, l’appiglio rimane Jalen Reynolds, inarrestabile nelle ultime settimane; bisognerà difendersi dagli assalti del mercato.

McGee in palleggio (foto Pasquale Cotugno)

THE FLEXX PISTOIA (Voto 5,5): Dopo un’annata da vera e propria sorpresa, la parte più difficile diventa ripetersi. Così non è stato per la The Flexx, che ha vissuto una stagione da ‘senza infamia e senza lode’ navigando sempre nella seconda metà di classifica. Tyrus McGee, colui che doveva essere lo scorer della squadra, è andato a corrente alternata, mentre Jaylen Bond ha progressivamente perso importanza nelle gerarchie di coach Esposito, lasciando spazio a Raphael Gaspardo ora inseguito da Reggio Emilia. Quello che ha influito di più nella stagione di Pistoia è il fattore PalaCarrara: lo scorso anno fortino inespugnabile con 12 vittorie, quest’anno ha visto invece una flessione con uno score di 8 vinte e 7 perse. Alla fine la salvezza è arrivata con pochi patemi, ed è quello l’obiettivo di Pistoia per ogni anno. Ma probabilmente anche la The Flexx dovrà guardare al futuro, con coach Esposito molto apprezzato sul mercato.

Nic Moore (Foto R.Caruso 2017)

HAPPY CASA BRINDISI (Voto 6-): Salvezza doveva essere e salvezza è stata per la Happy Casa, che veniva da una estate molto travagliata. L’abbandono dello sponsor Enel ha coinciso con una significativa diminuzione di aspettative, vista anche nell’andamento della stagione. Era stata data a coach Dell’Agnello una squadra con alcuni punti interrogativi in alcuni ruoli chiave: Anthonyy Barber si è dimostrato troppo sregolato in cabina di regia mentre Brian Randle, il pezzo pregiato del mercato, si è addirittura ritirato per i suoi problemi alla schiena. L’ex Sandrokan ne paga le conseguenze e arriva Vitucci in panchina, che ridà dei ritmi consoni alla squadra con l’innesto di Nic Moore in cabina di regia e la definitiva esplosione di Cady Lalanne, poi lasciato andare sull’altare del ‘pareggio di bilancio’. La salvezza è arrivata praticamente all’inizio dell’era Vitucci, con la Happy Casa capace di allontanarsi dalla zona rossa di classifica e di vincere le partite che le competevano; mantenere la categoria già dal prossimo anno non sarà per nulla semplice.

Eric Mika (foto Stefano Gandini 2018)

VUELLE PESARO (Voto 5): Non è semplice dare un voto alla stagione della Vuelle Pesaro. Il motivo principale è perché in fondo l’obiettivo salvezza era stato dischiarato ampiamente alla vigilia, corroborato da un roster che, senza aver paura di essere smentiti, potremmo definire da “buona Serie A2”. Ed alla fine l’agognata salvezza è arrivata, con le chicche finali della doppia vittoria con Milano e Venezia che di fatto hanno impedito a Capo d’Orlando il sorpasso finale. Non bisogna però dimenticare che Pesaro raggiunge il suo obiettivo nello stesso identico modo per il sesto anno consecutivo, sfruttando in maniera mirabile una formula di campionato troppo protezionistica, soprattutto in considerazione degli investimenti che tante piazze importanti stanno facendo in Serie A2. E soprattutto che l’ultima stagione vincente è stata la 2011/2012. Per una piazza storica come Pesaro crediamo non sia accettabile che la società continui a trascinarsi in stagioni perdenti che stanno portando lontano gli investitori (ultimi due anni senza sponsor) mentre per fortuna i tifosi continuano a seguire la squadra, sintomo di una città che ama e vive di basket nonostante stagioni deludenti.

Stojanovic Vojislav (Foto R.Caruso 2017)

BETALAND CAPO D’ORLANDO (Voto 4): Cosa vogliamo salvare della stagione di Capo d’Orlando? Forse l’orgoglio e la passione dei suoi tifosi che mai, anche nei momenti più complicati e difficili della stagione, hanno fatto mancare il loro supporto. Ma anche Capo, come Torino, riesce quasi ad entrare nella storia, passando da una stagione da Final Eight e playoff ad un’altra fallimentare. Una stagione partita sotto i peggiori auspici, con un roster che non ha mai convinto, qualche infortunio di troppo e, con il senno di poi, la partecipazione alla FIBA Champions League che ha impedito a coach Di Carlo di lavorare con calma sulla squadra durante la settimana. E pensare che la prima parte di stagione è stata la migliore con ben 5 delle 7 vittorie finali raccolte nel girone di andata. A nulla sono servite le porte girevoli a primavera inoltrata, con l’arrivo di Adam Smith e Justin Knox che hanno dato alla Betaland una parvenza di squadra. Adesso si torna in quella Serie A2 da cui Capo era salita nel 2014 grazie al ripescaggio, dopo aver perso la finale con Trento, e le tre promozioni daranno subito la chance di provare a tornare in Serie A, a patto di riuscire a programmare in modo più oculato la stagione.

 

(Alessandro Aita, Fabrizio Quattrini, Marco Bogoni)